Poeti sloveni del Litorale
Qui si parla del Friuli multietnico, dei luoghi,foto,video curiosità,articoli dai giornali della minoranza slovena e tanto altro.Nella mia regione si parla il friulano,lo sloveno e il tedesco.E’ una Regione a Statuto speciale tutelata dalla legge per le minoranze linguistiche che prevede cartellonistica plurilingue,leggi speciali,scuole con l’insegnamento delle lingue minoritarie,trasmissioni radio e Tv giornali ecc Slide orchidee selvatiche foto mie!!!
Il monossido di carbonio (CO) è un gas che si origina dalla combustione incompleta di materiali organici. Ciascuna molecola è composta da un atomo di carbonio (C) legata a una sola molecola di ossigeno (O), a differenza dell’anidride carbonica (o biossido di carbonio) in cui il carbonio lega due atomi di ossigeno (CO2). Il monossido di carbonio ha la stessa densità dell'aria, non ha odore, non ha colore, non ha sapore e non è irritante, per questo non lo si percepisce e in presenza di fattori di rischio (come stufe, camini, fornelli difettosi in un ambiente chiuso e scarsamente arieggiato) la probabilità di intossicazione aumenta.
Il monossido di carbonio è tossico perché durante l’inspirazione va a sostituirsi all’ossigeno (O2) dell’aria nel legare l’emoglobina, cioè la proteina contenuta nei globuli rossi e che trasporta l’ossigeno nel sangue rilasciandolo a livello dei tessuti (per completezza ricordiamo che l’emoglobina trasporta anche l’anidride carbonica in senso inverso, cioè la preleva dai tessuti e la trasporta fino ai polmoni perché venga eliminata con l’espirazione). Il monossido di carbonio infatti ha un’affinità molto elevata per l’emoglobina (il legame è 200-300 volte più stabile di quello con l’ossigeno) e la blocca in una forma chiamata carbossiemoglobina. Il risultato è che non arriva più ossigeno ai tessuti (ipossia tissutale), con effetti deleteri per la salute (infiammazione tissutale e danni diretti da CO). Le conseguenze possono essere molto gravi, anche fatali.
Le manifestazioni dell’intossicazione possono essere diverse a seconda della concentrazione di monossido di carbonio nell’ambiente. Se la presenza è scarsa possono essere assenti e non dare disturbi, a meno le persone non abbiamo già patologie come disturbi cardiovascolari. Quando invece la concentrazione di CO nell’ambiente aumenta possono comparire cefalea, confusione, disorientamento, capogiri, visione alterata e nausea. Concentrazioni molto elevate possono causare gravi conseguenze cardiovascolari, neurologiche, metaboliche, respiratorie, gastroenteriche, renali, fino a coma e morte.
Le persone più a rischio di danni da intossicazione da CO sono i fragili, gli anziani, i bambini e le donne in gravidanza.
Come si legge negli opuscoli informativi del Ministero della Salute, la prima arma per difendersi dall’intossicazione accidentale da CO è la conoscenza del rischio, che aumenta soprattutto nei mesi invernali. Le autorità sanitarie raccomandano che:
- Gli impianti di riscaldamento siano sottoposti ad una regolare manutenzione da parte di personale specializzato.
- I motori degli autoveicoli siano tenuti spenti negli spazi chiusi.
- I sistemi di cottura progettati per l’utilizzo all’aria aperta non vengano usati all’interno di spazi chiusi.
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Dono fattogli da Saturno, dio dell’agricoltura, che, spodestato dal figlio Giove, trovò ospitalità e accoglienza presso Giano, condividendo con lui la regalità e portando l’età dell’oro. Nel mito Giano avrebbe regnato come primo Re del Latium fondando una città sul monte Gianicolo e donando la civiltà agli Aborigeni, suoi originari abitanti. Con la ninfa Camese avrebbe generato numerosi figli, tra i quali il dio Tiberio, signore del Tevere.
Perché è il primo mese dell’anno?
Fin quando i romani utilizzarono il calendario lunare, l’anno iniziava a marzo, in concomitanza con l’equinozio di primavera, e gennaio e febbraio non esistevano. Fu Numa Pompilio, il secondo dei 7 re di Roma, a introdurre i due mesi mancanti, gli unici interamente invernali. Fu poi dopo la riforma di Giulio Cesare del 46 a.C. che il mese di gennaio divenne il primo dell’anno. La scelta di questa data non era casuale: era un omaggio al dio Giano, una figura mitologica con due volti, che simboleggiava sia il passato che il futuro, un concetto perfetto per celebrare il nuovo anno. Un momento di “passaggio”, anche metaforico, che venne probabilmente accettato nel mondo cattolico da papa Gregorio XIII e riconosciuto convenzionalmente come momento iniziale dell’anno nuovo. Perfino Sant’Agostino ne parla ne La città di Dio come del custode dei “passaggi”, terreni e ultraterreni, materiali e immateriali
Il significato simbolico di gennaio
La fine del vecchio e l’inizio del nuovo anno sono simbolicamente una porta, il punto di congiunzione di un ciclo infinito di morte e rinascita che l’essere umano ha da sempre utilizzato per dare senso alla propria vita. Il trascorrere degli anni segna i passaggi della propria storia, sono le pietre miliari tra i «Farò», «Ho fatto» e i «Dovrei fare», quelli che vengono sono le speranze di cambiamento, redenzione, quelli passati sono orgoglio, rimpianto o opportunità di crescita. Nella mitologia la divinità che incarna questo passaggio è Giano, Ianus in latino, dio bifronte che trova il suo antenato nell’etrusco Culsans.
Giano era uno straniero, originario della Tessaglia ed esiliato a Roma, dove sarebbe stato accolto favorevolmente dal re Camese, il quale avrebbe diviso il proprio regno con lui. Giano avrebbe allora costruito una città sulla collina che avrebbe preso il nome di Gianicolo in onore del dio. Quella di Giano, nelle narrazioni, rappresenta l’ideale dell’Età dell’oro fatta di onestà tra gli uomini, abbondanza e pace profonda. Giano avrebbe inventato l’uso delle navi e quello della moneta e avrebbe incivilito le selvagge popolazioni del Lazio che non conoscevano le città, le leggi, né la coltivazione del terreno. Il suo apporto per il progresso dell’umanità sarebbe stato talmente importante da spingere i romani a divinizzarlo dopo la sua morte.
Era considerato iniziatore di ogni cosa, dio del passaggio di una simbolica porta che poteva chiudere e aprire. Il mese di gennaio prende il nome da questa divinità e da questa credenza. Nel culto privato, Giano era invocato ogni mattina come «Pater matutinos». Era anche invocato prima di avvenimenti importanti quali raccolti, matrimoni e nascite. La casa di Giano, che si trovava nel foro romano, era un piccolo edificio quadrato di bronzo con porte a ogni estremità. Tra di esse c’era una statua con due facce che guardavano nelle direzioni opposte: veniva aperto con una cerimonia formale prima di una guerra e le porte rimanevano aperte fino a quando le armate erano in campo, per permettere al dio, in caso di necessità, di intervenire nella battaglia. Nell’arte romana era raffigurato come un portinaio con bastone e una chiave in mano e due facce barbute poste una contro l’altra che guardano in direzioni opposte.
La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare.
http://www.dom.it/izvor-rezijanskega-narecja_perche-il-dialetto-resiano-e-sloveno/
Particolare dell'Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano, Galleria degli Uffizi. |
fonte wikipedia
Gianni Rodari, Alla Befana
I tre santi Re Magi dall’Oriente
Chiedono in ogni piccola città:
“Cari ragazzi e giovinette, dite,
la strada per Betlemme è per di qua? ”
Ma i giovani ed i vecchi non lo sanno
E i tre Re Magi sempre avanti vanno;
ma una cometa d’oro li conduce
che lassù chiara e amabile riluce.
La stella sulla casa di Giuseppe
Ecco s’arresta: là devono entrare.
Il bovetto muggisce, il bimbo strilla,
e i tre Re Magi prendono a cantare.
Vento padre dei venti, che era solito girare il mondo in compagnia dei suoi figli. Tra questi vi era Bora, la più bella. Un giorno giunsero ad un altopiano verdeggiante, che ripido scendeva verso il mare. La bella Bora cominciò a giocare con le nuvole, allontanandosi dal padre e dai suoi fratelli. Trovò una caverna e senza alcun timore, proprio come un bimbo che gioca immerso nella natura, vi entrò. Fu così che incontrò un uomo, essere che Bora non aveva mai visto prima: si trattava dell’argonauta Tergesteo. Fu amore a prima vista. I due giovani vissero felici in quella grotta sette giorni di amore e di travolgente passione.
Bora non avvisò il padre Vento, che preoccupato aveva già iniziato a cercare la prediletta figlia. Dopo alcuni giorni di ricerche la trovò e vedendola abbracciata a Tergesteo si arrabbiò a tal punto che si scagliò contro l’uomo, lo gettò con violenza contro le pareti della grotta, uccidendolo. Bora scoppiò in un singhiozzo talmente disperato che ogni sua lacrima iniziò a trasformarsi in pietra. Fu così che il prato verde dell’altopiano venne completamente ricoperto da un manto di pietre: ecco spiegata anche la formazione del Carso, da un punto da un punto di vista leggendario.
l padre Vento ordinò a Bora di ripartire, ma lei distrutta dal dolore non ne volle sapere. Così Odino ordinò a Vento di ripartire da solo e di lasciare la figlia nel luogo che aveva visto nascere e morire il suo grande amore. Madre Natura, dispiaciuta per la morte di Tergesteo fece nascere il sommacco, che da allora colora di rosso l’autunno carsico. È stato il sangue del giovane ad impietosire Madre Natura.
Mare ordinò a Onde di ricoprire il corpo di Tergesteo di conchiglie, stelle marine e alghe, dando vita, nel tempo, ad una collina sulla quale gli uomini costruirono un Castelliere, che, ingrandendosi, divenne città chiamata Tergeste in ricordo di Tergesteo, oggi Trieste. Ancora oggi Bora si trova qui perché Terra le concesse di regnare sul luogo della sua disperazione e Cielo di rivivere ogni anno alcuni giorni del suo amore: sono proprio questi i giorni in cui la bora soffia impetuosa. Oggi, si parla di bora “chiara” quando Bora è fra le braccia del suo amore; “scura” quando attende di incontrarlo.
dal mio vecchio blog
dal dom