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IVAN TRINKO

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martedì 7 gennaio 2025

GENNAIO

 

GENNAIO prende il nome dal dio romano Giano, rappresentato con due volti, uno che guarda l’anno nuovo e l’altro che guarda l’anno vecchio.

Dono fattogli da Saturno, dio dell’agricoltura, che, spodestato dal figlio Giove, trovò ospitalità e accoglienza presso Giano, condividendo con lui la regalità e portando l’età dell’oro. Nel mito Giano avrebbe regnato come primo Re del Latium fondando una città sul monte Gianicolo e donando la civiltà agli Aborigeni, suoi originari abitanti. Con la ninfa Camese avrebbe generato numerosi figli, tra i quali il dio Tiberio, signore del Tevere.

Perché è il primo mese dell’anno?

Fin quando i romani utilizzarono il calendario lunare, l’anno iniziava a marzo, in concomitanza con l’equinozio di primavera, e gennaio e febbraio non esistevano. Fu Numa Pompilio, il secondo dei 7 re di Roma, a introdurre i due mesi mancanti, gli unici interamente invernali. Fu poi dopo la riforma di Giulio Cesare del 46 a.C. che il mese di gennaio divenne il primo dell’anno. La scelta di questa data non era casuale: era un omaggio al dio Giano, una figura mitologica con due volti, che simboleggiava sia il passato che il futuro, un concetto perfetto per celebrare il nuovo anno. Un momento di “passaggio”, anche metaforico, che venne probabilmente accettato nel mondo cattolico da papa Gregorio XIII e riconosciuto convenzionalmente come momento iniziale dell’anno nuovo. Perfino Sant’Agostino ne parla ne La città di Dio come del custode dei “passaggi”, terreni e ultraterreni, materiali e immateriali

Il significato simbolico di gennaio

La fine del vecchio e l’inizio del nuovo anno sono simbolicamente una porta, il punto di congiunzione di un ciclo infinito di morte e rinascita che l’essere umano ha da sempre utilizzato per dare senso alla propria vita. Il trascorrere degli anni segna i passaggi della propria storia, sono le pietre miliari tra i «Farò», «Ho fatto» e i «Dovrei fare», quelli che vengono sono le speranze di cambiamento, redenzione, quelli passati sono orgoglio, rimpianto o opportunità di crescita. Nella mitologia la divinità che incarna questo passaggio è Giano, Ianus in latino, dio bifronte che trova il suo antenato nell’etrusco Culsans.

Giano era uno straniero, originario della Tessaglia ed esiliato a Roma, dove sarebbe stato accolto favorevolmente dal re Camese, il quale avrebbe diviso il proprio regno con lui. Giano avrebbe allora costruito una città sulla collina che avrebbe preso il nome di Gianicolo in onore del dio. Quella di Giano, nelle narrazioni, rappresenta l’ideale dell’Età dell’oro fatta di onestà tra gli uomini, abbondanza e pace profonda. Giano avrebbe inventato l’uso delle navi e quello della moneta e avrebbe incivilito le selvagge popolazioni del Lazio che non conoscevano le città, le leggi, né la coltivazione del terreno. Il suo apporto per il progresso dell’umanità sarebbe stato talmente importante da spingere i romani a divinizzarlo dopo la sua morte.

Era considerato iniziatore di ogni cosa, dio del passaggio di una simbolica porta che poteva chiudere e aprire. Il mese di gennaio prende il nome da questa divinità e da questa credenza. Nel culto privato, Giano era invocato ogni mattina come «Pater matutinos». Era anche invocato prima di avvenimenti importanti quali raccolti, matrimoni e nascite. La casa di Giano, che si trovava nel foro romano, era un piccolo edificio quadrato di bronzo con porte a ogni estremità. Tra di esse c’era una statua con due facce che guardavano nelle direzioni opposte: veniva aperto con una cerimonia formale prima di una guerra e le porte rimanevano aperte fino a quando le armate erano in campo, per permettere al dio, in caso di necessità, di intervenire nella battaglia. Nell’arte romana era raffigurato come un portinaio con bastone e una chiave in mano e due facce barbute poste una contro l’altra che guardano in direzioni opposte.

Continua...https://www.savonanews.it/2025/01/04/leggi-notizia/argomenti/curiosita/articolo/gennaio-origine-e-curiosita-sul-primo-mese-dellanno-1.html#goog_rewarded



CITAZIONE

  La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare.

(Pietro Calamandrei)

Jan Baudouin de Courtenay tou Terski Dolini anu Reziji

an Niecisław Baudouin de Courtenay (Radzymin, Polonia, 13 marzo 1845 - Varsavia, 3 novembre 1929) è stato un importante linguista dell'Impero Russo. Nel 1873, a ventotto anni, discese per la prima volta in Italia per compiere delle ricerche su quelli che allora erano noti come "gli Slavi d'Italia" e su cui c'erano ancora pochissimi studi. I più importanti, infatti, si devono proprio a Baudouin de Courtenay, che dopo quel primo viaggio tornò altre dieci volte nelle nostre zone. Egli è tuttora il più prolifico ricercatore sulle nostre parlate, essendosi occupato in maniera completa, oltre che delle Valli del Torre, anche di quelle del Natisone e, soprattutto, della Val Resia.
In questo filmato realizzato nel 2021 intervistiamo la Dott.ssa Liliana Spinozzi Monai, a cui si deve la riscoperta della figura stessa di Baudouin, la sua valorizzazione e la pubblicazione di una considerevole parte delle sue ricerche che sarebbero, altrimenti, andate irrimediabilmente perdute. Gina Moderiano ha letto per noi i testi stessi trascritti da Baudouin a Platischis nel 1873 e nel 1901 ove si è, in entrambi i casi, confrontato con il suo coetaneo Giovanni Cormons, un abitante del posto che con lui si è confidato. Intervengono poi la Prof.ssa Benacchio dell'Università di Padova, esperta di fenomeni legati al contatto linguistico, in questo caso tra lingue slave e romanze, e il Prof. Han Steenwijk, sempre dell'Università di Padova, autore della Grammatica Resiana e tra i massimi esperti mondiali di parlata.

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