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Grazia ha scritto:"Carissima Olga sono passata nel tuo nuovo blog su Altervista, volevo commentare ma non hai abilitato i commenti... basta andare in "Impostazioni", poi su" Discussione" e spuntare la casellina "Permetti l'invio di commenti per i nuovi articoli". Appena li abiliti verrò a commentare. Un abbraccio"
Roselia Bezerra ha scritto:"Olá, nasci no dia da avó de Jesus.
Tenho devoção por ela desde adolescente.
Tenha dias abençoados!
Beijinhos
"
MarijaKes ha scritto:"Pěkní vzpomínky na prarodiče. Škoda, že jste nepoznal i prarodiče z otcovy stany. "
DeniseinVA ha scritto:"Questo commento è stato eliminato dall'autore."
Manuel ha scritto:"Una entrada muy bonita."
Ирина Полещенко ha scritto:"Olga, spero che per te vada tutto bene."
antonypoe ha scritto:"tutto bene?
lieto giorno
"
Agricoltore Anacronistico ha scritto:"Ciao, e molto piacere.
Da amante del ciclismo (guardato...e non pedalato) non posso che inchinarmi di fronte a questo ragazzo, al suo estro, la sua caparbietà e le sue innate doti fisiche e mentali.
Da italiano desidererei poter tifare un connazionale, ma da sportivo continuo ad esultare di fronte ad ogni sua impresa.
Questo per lui è stato un anno indimenticabile.
A.A.
"

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martedì 11 febbraio 2025

Il fogolâr



immagine dal web


Nella cucina friulana c'era sempre un  fogolâr che era costituito da quattro legna messe in croce e poste sul pavimento, al centro della cucina. Il fumo usciva da una piccola finestra posta in alto o attraverso la porta a seconda delle stagioni; non c'era canna fumaria, poiché essendo il tetto di paglia c'era pericolo che le faville che uscivano da comignolo provocassero incendi. La cucina veniva chiamata cjase de fum.Il fogolâr non segue un'ubicazione fissa, è elemento determinante della tipologia della casa friulana. Il piano del focolare era sempre rialzato di almeno 50-60 centimetri rispetto al pavimento, aveva un rivestimento esterno di mattoni ed il ripiano superiore era in lastre di pietra o sempre di mattoni. Spesso nella parte anteriore c'era una piccola rientranza ad arco (le entrade) che permetteva alle donne di avvicinarsi alle pentole.Nel vano del focolare correva lungo tre lati un unico pancone (bancjon) che accoglieva i numerosi commensali al momento del pasto e la famiglia, quando questa vi si riuniva intorno.



https://au.pinterest.com/pin/437130707564215662/



domenica 26 gennaio 2025

I FRIULANI



I friulani sono un popolo che vive in Friuli ecco alcune caratteristiche

gran lavoratori (una volta perchè oggi i giovani aspettano la manna dal cielo come ovunque)

diffidenti,ma se ti conoscono danno anche l'anima

generosi,individualisti e introversi

decisi , testardi




Un friulano non si ferma quando è stanco...
Si ferma quando ha finito!


PROVERBI(da wikipedia)

Al fàle àncje il predi sul altâr.
Sbaglia anche il prete sull’altare.

Prime di dî di nò, viôt se tu pûs dî di sì, prime di dî di sì, pense sôre une dì.
Prima di dire di no, vedi se puoi dire di sì, prima di dire di sì, pensaci sopra un dì.

Une buine mâri e val plui di cent maestris!
Una buona madre vale più di cento maestre!

Al è lari tant cui ch’al robe, che cui ch’al ten il sac.
È ladro tanto chi ruba quanto chi tiene il sacco.

A l’è inutil insegnà al mus, si piart tiemp, in plui, si infastidis la bestie.
E’ inutile insegnare all’asino, si perde tempo e in più si innervosisce la bestia.

Mandi a ducj!!!


martedì 31 dicembre 2024

FVG NOTIZIE BELLE E BRUTTE DEL 2024



Con 47 donatori per 130 trapianti di organo solido nel 2024, il Sistema regionale trapianti (Srt) Friuli Venezia Giulia si posiziona ai vertici nazionali per il dono e il numero di interventi eseguiti

SPORT atleti olimpici a paralimpici:Michela Battiston, Luca Braidot, Stefania Buttignon, Elena Cecchini, Jana Germani, Alice Gnatta, Jonathan Milan, Manlio Moro, Mara Navarria, Alex Ranghieri, Matteo Restivo, Giulia Rizzi, Antilai Sandrini, Asya Tavano, Veronica Toniolo, Sintayehu Vissa.  E ancora Katia Aere, Federico Mestroni, Giada Rossi, Matteo Parenzan, Davide Franceschetti e Marco Frank.
I friulani leggono molti libri,il FVG è tra i primi posti per la lettura!


Il turismo è in forte aumento!






Morti per annegamento nel Natisone a Premariacco(Patrizia, Bianca e Cristian)



Tanti incidenti stradali e in montagna 



omicidi

morti per malattie 





morti
 per intossicazioni da monossido di 
carbonio 

rapine e accoltellamenti 



tempi di attesa per  e prestazioni sanitarie (visite.operazioni,trattamenti...) 

molto lunghe con il SSN




E tante altre notizie
ci ho messo oggi tutto il pomeriggio


BUON CENONE SAN
SILVESTRO!!!







lunedì 11 novembre 2024

I LAGHI DI FUSINE e ROMANO BENET

Di Johann Jaritz

 laghi di Fusine (lâgs di Fusinis in friulano[1]Weißenfelser Seen, in tedescoBelopeška jezera in sloveno) sono un complesso di due piccoli laghi, il lago Superiore ed il lago Inferiore, situati a breve distanza l'uno dall'altro nel territorio del comune di Tarvisio (frazione Fusine LaghiFriuli-Venezia Giulia) e considerati fra i più begli esempi di lago alpino.

Di origine glaciale, sono collocati in un anfiteatro calcareo creato dalla dorsale del Picco di Mezzodì del monte Mangart. La valle, che corre parallela al confine italo-sloveno e non lontano da quello italo-austriaco, dal 1971 è un'area protetta con il nome di Parco naturale dei Laghi di Fusine.

Il lago Superiore si trova a 929 m s.l.m., ha una profondità massima di 10 m e una superficie di 9 ha; il lago Inferiore, più ampio e profondo, si trova a 924 m s.l.m., ha una profondità massima di 25 m e una superficie di 13,5 ha. Nelle vicinanze del lago Inferiore ci sono altri due minuscoli specchi d'acqua, chiamati laghi piccoli. Il lago Superiore alimenta il lago Inferiore per via sotterranea e quest'ultimo alimenta l'emissario di entrambi i laghi.

In inverno la zona dei laghi è uno dei posti più freddi di tutta la regione: spesso vi si registrano le temperature tra le più basse d'Italia insieme al Cansiglio (al secondo, terzo e quarto posto si collocano rispettivamente le Melette di Gallio e di Foza sull'Altopiano di Asiago, seguite dalla val di Landro tra DobbiacoCortina d'Ampezzo e l'altopiano di Livigno).

A partire dal 2009 si sta approntando una stazione meteorologica ad alta tecnologia per studiare con maggiore profondità il microclima della zona. Risulta molto fredda la parte iniziale del lago Inferiore ed anche Alpe Tamer posta sotto il Mangart, che, secondo rilevamenti non ufficiali, il 6 gennaio 1985 ha raggiunto i -34 °C. I fattori principali che generano queste temperature sono il sottosuolo carsico e la scarsa illuminazione invernale. Perciò i laghi sono ghiacciati da inizio dicembre fino a marzo in annate normali.

da wikipedia


Di Dreamy Pixel - http://dreamypixel.com/forest-mountains-foggy-winter-evening/, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=67553144

«Per alcuni era lei che mi portava in Himalaya e per altri invece si faceva tirare su da me. Chi non frequenta l'Himalaya forse non sa che ciascuno basta appena a sé stesso; [...] per me andare con mia moglie era già di per sé un traguardo.»

Romano Benet
NazionalitàItalia (bandiera) Italia Slovenia (bandiera) Slovenia
Alpinismo 
 

Romano Benet (Tarvisio20 aprile 1962) è un alpinista italiano naturalizzato sloveno.

Tra i maggiori alpinisti italiani e sloveni[2], è il sedicesimo uomo nella storia e quarto italiano ad aver scalato le 14 cime più alte del mondo senza l'uso di ossigeno supplementare. Lui e la moglie Nives Meroi, inoltre, sono i primi scalatori in assoluto ad aver compiuto l'impresa in coppia (sia nel senso alpinistico, sia nel senso civile).[3]

Nato e cresciuto a Tarvisio da genitori sloveni,[4] qui conosce Nives Meroi, che diventa sua moglie nel 1989 e compagna fissa di cordata. Inizia lavorando come perito meccanico per una impresa svizzera attiva nella costruzione di tunnel, successivamente entra nel corpo della guardia forestale, rimanendovi per 17 anni, impegnato prima in dogana con lavori di vigilanza nell'ambito della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, poi nel servizio faunistico.[4] Inizia a scalare le montagne della sua area a 17 anni, per la via “Piussi-Soravito, 600 m, 5+” del Mangart, con un amico coetaneo.[4]

In coppia con la moglie, sulle Alpi, compie la prima invernale al Pilastro Piussi alla parete nord del Piccolo Mangart di Coritenza e quella alla Cengia degli Dei, sullo Jof Fuart.[5]

Comincia la carriera alpinistica himalayana negli anni 1990, tentando il K2 dal versante nord e l'Everest. Nel 1998, lui e la moglie conquistano il loro primo ottomila, il Nanga Parbat. Nel 2003 la coppia compie la traversata dei tre ottomila Gasherbrum IGasherbrum II e Broad Peak, risultando la seconda cordata al mondo a riuscire nell'impresa.[5]

Di grande valore la conquista della cima del K2 del 2006 attraverso lo Sperone Abruzzi.[6] Benet e Meroi raggiungono la cima da soli, senza l'ausilio di ossigeno supplementare e senza aiuti nel battere la traccia su tutto il percorso.[7] Nel 2006 solo altri due giapponesi, ma con l'uso di ossigeno supplementare, raggiungono la vetta della montagna.

Nel 2007 conquista l'Everest senza l'uso di ossigeno supplementare. Con la salita in vetta al Manaslu dell'ottobre 2008, la coppia conquista l'undicesimo ottomila.[8]

Nel 2009 lascia il corpo forestale per dedicarsi completamente all'attività alpinistica,[4] gestendo inoltre un negozio di abbigliamento sportivo nel suo comune.[9] Nella stagione estiva dello stesso anno abbandona il tentativo di scalata dell'Annapurna I a causa delle condizioni proibitive della neve[10] e il tentativo di scalata del Kangchenjunga a seguito di problemi di salute tra il campo 3 e il campo 4 della montagna.[11]

Tornato in Italia, scopre d'essere affetto da un'aplasia midollare severa. I successivi due trapianti di midollo osseo, i trattamenti di chemioterapia e le numerose trasfusioni lo tengono lontano dall'attività per più di due anni.[4][12][13]

Dopo la riabilitazione, torna all'alpinismo himalayano nel 2012, tentando con la moglie il Kangchenjunga e conquistandone la vetta poi nel 2014, reduce da un ulteriore intervento per l'inserimento di una protesi all'anca.[14]

Il 12 maggio 2016 Bennet e Meroi raggiungono la cima del Makalu.[15]

Nel febbraio del 2017, in coppia con lo sloveno Tine Cuder, apre a Rio Vandul in Val Raccolana, una nuova via di ghiaccio e misto di 135m gradata M7, WI6+. Aveva già precedentemente scalato le cascate ghiacciate dell'area nel 2006 con Luca Vuerich, compagno di cordata della coppia anche su cinque degli ottomila scalati.[16]

Giovedì 11 maggio 2017, alle ore 9 locali, raggiunge insieme alla moglie la vetta dell'Annapurna I, decidendo personalmente di cambiare via durante la salita passando dalla via tedesca a quella storica francese,[17] conquistando così tutte le quattordici vette sopra gli ottomila nel mondo, anche in questo caso senza l'ausilio di ossigeno supplementare né di portatori. Si tratta del sedicesimo alpinista nella storia a compiere questa impresa senza l'uso di ossigeno supplementare. I due, inoltre, sono i primi in assoluto ad aver compiuto l'impresa in coppia.[3]

Su di lui Erri de Luca ha scritto:

«Ha una bussola in testa, sa dove andare quando non si vede a un passo e gli altri hanno la sola scelta di mettersi a sedere e aspettare una schiarita. Lui, un piede dietro l'altro, fiuta la direzione e arriva. L'ha imparato nei boschi, non si perde mai. Legge la neve, la capisce.»


martedì 15 ottobre 2024

Le minoranze linguistiche



In Friuli oltre l'italiano si parla anche il friulano,lo sloveno e il tedesco che sono lingue minoritarie ufficialmente riconosciute e normativamente tutelate.


Il friulano ( furlan)   ascoltare, lenghe furlane ; marilenghe , "lingua madre") è una lingua romanza del gruppo retoromanzo .     

Si è sviluppato a partire dal  latino  rustico aquileiese, mescolato a elementi  celtici , a cui si sono poi aggiunti numerosi elementi  slavi  e  germanici , in quanto i vari popoli di stirpe germanica ( longobardigotifranchitedeschi ) hanno dominato il  Friuli  per oltre 900 anni.

Già nel 1600, come dice  Sergio Salvi , "(…) Era del resto opinione comune dei viaggiatori del tempo che il friulano fosse una sorta di  francese  oppure di  spagnolo . Ma soltanto nel 1873, Ascoli dà forma compiutamente scientifica a queste opinioni diffuse."

Lo  Stato italiano  ha riconosciuto, nel 1999, la "minoranza linguistica storica friulana" e la sua lingua e cultura, con la legge 482/1999, articolo 2.

Storia

Le origini della lingua friulana non sono chiarissime. La matrice preponderante alla base del friulano è quella " latina  aquileiese" [4] : il grande evento alla base della formazione della cultura e della lingua friulane fu infatti l'arrivo dei  Romani , che nel  181 aC  dopo aver affrontato e sconfitto i  Taurisci  ( PlinioNaturalis historia ), che minacciavano gli alleati  Veneti , e romanizzati i  Carni , fondarono la prima colonia nella pianura friulana ad  Aquileia , consentendo alla popolazione sconfitta, maggioritaria rispetto ai Romani, di continuare nella colonizzazione della pianura circostante  (solo dopo il 20 aC : prima di tale epoca, la bassa pianura era abitata solo da romani, [ senza fonte ]  il resto del  Friuli  era abitato dai  Celti ): da tale mescolanza di Romani e  Carni  si suppone possa essere derivato un latino volgare con influenze celtiche, alla base della successiva evoluzione della lingua friulana. Prima dell'arrivo dei Romani tutta la pianura friulana è stata abitata a partire dall'epoca preistorica e protostorica e di ciò ci sono importanti resti archeologici. In particolare vanno ricordati i numerosi castellieri ei tumuli, oggetto di numerose campagne archeologiche dall'Università degli Studi di Udine  e che risulta essere tra i meglio conservati di tutta l'Italia nord-est [5] , e la lunga storia della  Aquilea preistorica ; lo stesso nome "Aquileia" è ritenuto un nome indigeno confermato dai Romani.

L'influenza fonetica e grammaticale del dialetto di tipo celtico parlato dei  Carni  sul latino aquileiese è però controversa, sia perché tale idioma originario fu trasmesso solo oralmente e oggi non è quasi per nulla noto, sia perché nelle epigrafi antiche ritrovate si riscontrano solo delle modifiche ad elementi fonetici e morfo-sintattici del latino comuni anche ad altre parti dell'impero, cosa che se pur non prova una corrispondenza diretta con l'idioma parlato, comunque rende difficile qualsiasi studio filologico del "proto-friulano" antecedente al medioevo. Inoltre l'unica prova diretta di substrato celtico, quella del lessico, dimostra che la componente celtica nel friulano odierno, benché di gran lunga superiore a quella ravvisabile nei dialetti galloitalici e in altre lingue neo-latine con substrato celtico ( francesegalloarpitano ), sia complessivamente limitata a toponimi, parole di senso geografico e nomi collegati all'agricoltura, ai monti e ai boschi, e comunque comparabile all'influsso lessicale ricevuto "per prestito" da lingue germaniche e non di molto superiore a quello delle lingue slave .

Alcuni studiosi ipotizzavano che il friulano fosse conseguenza di migrazioni di popolazioni dell'Impero, costrette ad abbandonare le regioni orientali come la  Pannonia  (e si spiegherebbe comunque il sostrato celtico, poiché la Pannonia era abitata da tribù Galliche) a causa della pressione e del movimento di genti barbariche come  i Longobardi : fatto evidentemente non escludibile neppure come evento collaterale, ma che comunque non chiarisce l'eventuale influsso di un substrato linguistico sul friulano medioevale e moderno.

Tuttavia se la prova linguistica diretta manca, a supporto della tesi di una derivazione dell'ethnos friulano dalla romanizzazione del popolo carnico/celtico vi sono numerosi elementi del folclore, della tradizione e dell'ambito magico e religioso, sia antichi che moderni, di stampo inconfutabilmente celtico-alpino, elementi diffusi in buona sostanza proprio sullo stesso territorio storicamente accertato come friulanofono.

Interessante inoltre anche il fatto che l'antico confine etnico tra  popolazioni venetiche  e quelle dei carni romanizzati, imposto dal dominio romano e attestato dalle fonti antiche, fu (a partire dalle prealpi) il corso del fiume  Livenza  (in latino  Liquentia ), lo stesso elemento geografico che ancora in epoche recenti delimitava in pianura la zona di confine tra area friulanofona e area venetofona (avanzata estesamente verso est a scapito del friulano solo a cavallo del 1800 per l'effetto congiunto di colonizzazioni di aree scarsamente abitate e della venetizzazione delle grandi città); stesso confine inoltre che secondo alcuni segnerebbe ancora oggi, su basi etnologiche più generali, il punto di transizione tra cultura veneta e friulana. Tutto ciò fa supporre che una certa differenziazione tra le parlate a ridosso di questa zona esista da lungo tempo e possa avere una matrice pre-latina, anche se bisogna sottolineare quanto  l'idioma veneto  del  XIV secolo  fosse più arcaico dell'attuale, condividendo qualche caratteristica con il friulano, idioma più conservatore.

Se le origini antiche della lingua e il substrato pre-latino sono questione controversa, un largo consenso è stato tuttavia raggiunto sul periodo di formazione del friulano, che si fa risalire attorno all'anno 1000, in contemporanea con gli altri volgari romanzi; anche se ci sono delle testimonianze più antiche:  San Gerolamo  afferma che, per farsi capire dal suo popolo, il  vescovo di Aquileia  Fortunaziano  compose un commento ai Vangeli in  lingua rustica . I primi termini in friulano compaiono in atti amministrativi del  XIII secolo , ma solo a partire dal Trecento i documenti si fanno più numerosi e, oltre a qualche documento commerciale, appaiono le prime testimonianze letterarie, quali i Frammenti letterari e altri testi, tutti originari di  Cividale , divenuta ormai il centro più importante del Friuli. Interessante notare come secondo uno studioso, il  Giovan Battista Pellegrini , dall'analisi della ballata Soneto furlan, il verso 'ce fastu' rimanderebbe all'espressione citata da  Dante  nel  De vulgari eloquentia  XI,6 per caratterizzare la parlata aquileiese ( [... ] Aquilegienses et Ystrianos cribremus, qui Ces fas tu? crudeliter accentuando eructuant )

da wikipedia


 


L a lingua slovena in Italia viene principalmente parlata da una comunità autoctona residente lungo il confine orientale, la minoranza slovena in Italia . Non ci sono dati recenti e certi sul numero dei parlanti in sloveno o dialetti sloveni in Italia ; statistiche del 1974 attestavano gli utilizzatori dello sloveno a 61.000 persone [2] nel territorio del Friuli-Venezia Giulia , raccolti nella provincia di Trieste e nelle zone orientali delle province di Gorizia e Udine . La qualifica di "dialetto sloveno" qui considerata è quella derivante dalla legislazione italiana.               



Riferimenti di Legge:

  • La Repubblica riconosce e tutela i diritti dei cittadini italiani appartenenti alla minoranza linguistica slovena presente nelle province di Trieste, Gorizia e Udine, a norma degli articoli 2, 3 e 6 della Costituzione e dell'articolo 3 della legge costituzionale 31 gennaio 1963, n.
  • La Legge regionale FVG 23 febbraio 2001, n. 38  Norme a tutela della minoranza linguistica slovena della regione Friuli - Venezia Giulia  (Pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n.56 dell'8 marzo 2001)
  • Il frazionamento della minoranza in Italia, come anche la diversa appartenenza statale, rende problematica (nonché in più di qualche caso dichiaratamente avversata) l'adozione dello standard letterario sloveno come lingua comune per l'insieme delle comunità: mentre infatti gli slovenofoni di  Trieste  e di  Gorizia  si riconoscono pienamente nella lingua e nelle tradizioni culturali della vicina  Slovenia  - alle quali hanno dato anzi un contributo storicamente significativo -, i gruppi della  provincia di Udine  ( Slavia friulana ) tendono in genere a porre l'accento sulla differenza dei loro dialetti dallo sloveno standard, per sottolineare la loro peculiarità storica e culturale. Ciò deriva anche dal fatto che, a differenza degli sloveni della  provincia di Trieste  e  Gorizia  che hanno avuto, tranne - ovviamente - durante il ventennio fascista, scuole pubbliche con lo sloveno standard come lingua d'insegnamento dai tempi dell'Impero asburgico, gli sloveni della  provincia di Udine  non hanno mai avuto la possibilità di un contatto costante con la lingua letteraria slovena nonostante le promesse del Regno d'Italia. La loro variante dello sloveno è quindi rimasta sul livello di lingua orale, creando un diffuso fenomeno di  diglossia , che aveva caratterizzato a lungo anche gli sloveni dell'Oltremura .

    La peculiarità del  resiano  ha inoltre indotto alla creazione di una propria standardizzazione ortografica che si è andata diffondendo negli ultimi due decenni. All'inizio del  2007 , però, il consiglio comunale di  Resia  approvò una risoluzione che afferma la volontà del comune di essere inserito nel territorio dove sarà vigente la legge di tutela della minoranza slovena [3] , sebbene resti aperta la polemica soprattutto interna sulla questione dell'uso del resiano scritto nel sistema educativo e amministrativo in luogo dello Sloveno, e sull'opportunità di sostenere la richiesta di un diverso riconoscimento per questo idioma da parte dello stato italiano. In merito a racconto polemica nel 2019 si è espresso anche l'Istituto per la lingua slovena presso il Centro di ricerca scientifica dell'Accademia slovena della scienza e dell'arte di Lubiana [4] [5] il quale ha ribadito che tutti i dialetti sloveni parlati nel territorio dell'ex Provincia di Udine (anche quello resiano) sono effettivamente dialetti della lingua slovena.

    È difficile fare chiarezza sulle posizioni contrastanti che vengono prese nel dibattito anche perché sul territorio della tutela culturale le polemiche vengono alimentate anche da posizioni politiche e ideologiche in buona parte provenienti dall'esterno: in particolare se da un lato gran parte dell'associazionismo sloveno e tutte le correnti filo-slovene spingono per una comune identificazione slovena di tutti i cittadini italiani di lingua slovena del  Friuli-Venezia Giulia  e per l'adozione dello sloveno standard da parte di tutte le comunità, d'altro canto gran parte della politica italiana e anche friulana, e tutto il nazionalismo italiano, ivi comprese le associazioni segrete che svolsero un rilevante ruolo nella storia locale del XX secolo [6] , sono contrari all'identificazione slovena e spingono invece per un'esaltazione delle differenze locali, culturali e storiche, e pertanto per un maggiore riconoscimento delle differenze in particolare dei  resiani  e degli abitanti della  Benecia . Il dibattito attuale è in tutti i casi piuttosto acceso e vario, tanto da essere difficile riportare completamente tutte le posizioni presenti.

    Dialetti sloveni in Italia

    Lo sloveno in Italia è rappresentato da vari dialetti; tutti questi, tranne il  resiano , si estendono anche dall'altra parte del confine con la  Slovenia  (o, nel caso del dialetto del  Gailtal , anche in  Austria ):

    Tranne il primo, che fa parte del gruppo dei dialetti  carinziani , tutti gli altri fanno parte del gruppo dei dialetti del Litorale ( primorska narečna skupina ).

    Quanto al  resiano  tanto i linguisti che i poteri politici e l'opinione pubblica non sono concordi riguardo al suo status: alcuni lo svolgere parte integrante del gruppo dialettale litoraneo, altri parlano di un dialetto di transizione tra i gruppi litoraneo e carinziano, altri ancora sostengono la sua peculiarità nell'ambito della famiglia linguistica slovena; taluni, infine, sostengono invece si tratti di un idioma a sé stante, sebbene simile allo sloveno[ senza fonte ] . Il  Resiano  ha mantenuto infatti degli arcaismi non più esistenti negli altri dialetti sloveni, quale ad esempio il tempo verbale aoristo, e presenta un sistema fonetico del tutto peculiare, con ben quattro varianti locali della dizione. La popolazione parlante, inoltre, sembra propendere ampiamente per un'identificazione indipendente dallo sloveno. In merito a racconto polemica nel 2019 si è espresso anche l'Istituto per la lingua slovena presso il Centro di ricerca scientifica dell'Accademia slovena della scienza e dell'arte di Lubiana., il quale ha ribadito, che i dialetti sloveni parlano nel territorio dell'ex Provincia di Udine (compreso il dialetto resiano) sono effettivamente dialetti della lingua slovena.

    Uso della lingua slovena nella liturgia cattolica

    La Chiesa cattolica usa la lingua slovena nella liturgia ovunque vi sia un numero sufficiente di fedeli sloveni. Nelle diocesi di Trieste e di Gorizia vi sono due vicari episcopali per gli sloveni ed i fedeli sloveni sono organizzati in modo autonomo. Il clero è attivamente impegnato nell'affermazione della convivenza tra la popolazione italiana e quella slovena.

Scolarizzazione in lingua slovena

Sotto la  monarchia austro-ungarica , grazie al regime federale dello Stato l'idioma sloveno ha trovato una sua collocazione scolastica, mentre le terre che scelsero tramite il referendum del  1866  di passare sotto il regno d'Italia non fruirono di questa opportunità. Già nella seconda metà del  SettecentoMaria Teresa d'Austria  e successivamente  Giuseppe II  e  Leopoldo II  furono tre imperatori illuminati che promossero la scolarizzazione di massa in tutto il loro  impero . In seguito alle riforme costituzionali degli anni sessanta dell'Ottocento, la scolarizzazione elementare nella parte austriaca della  duplice monarchia  venne a dipendere dalle amministrazioni comunali. Per gli sloveni del  Goriziano  e del  Carso  ciò significò una scolarizzazione nella lingua slovena standard, mentre a  Trieste  (in quanto prevalentemente italiana) ed anche in parte dell' Istria , dove sia le amministrazioni comunali sia l'istruzione erano italiane, vennero fondate, già dalla seconda metà dell' Ottocento , varie scuole private slovene, dirette dalla "Società  SS. Cirilio e Metodio " ( Cirilmetodova družba ). Questo, insieme alla diffusione delle attività culturali di stampo popolare, ha permesso agli sloveni austroungarici di imparare a leggere e scrivere nello sloveno standard. Dopo l'assegnazione al Regno d'Italia del  Litorale austriaco  avvenuta in base al  trattato di Rapallo (1920) , gli sloveni ivi residenti persero la possibilità di studiare la propria  madrelingua  dai banchi di scuola. In seguito all'applicazione della Legge n. 2185 del 1/10/1923 ( Riforma scolastica Gentile ), nell'area comprendente le attuali provincie di Gorizia e Trieste furono abolite tutte le scuole con lingua di insegnamento slovena (oltre 60). Fu solo dopo la seconda guerra mondiale che gli sloveni riottennero il diritto di frequentare la  scuola dell'obbligo  nella propria lingua di origine dei proprio avi, in base alla Legge n. 1012 del 19/07/1961. In territorio italiano va ricordato monsignor Ivan Trinko appassionato diffusore della cultura slovena, che si opponeva alla proibizione del regime fascista all'uso dello sloveno locale nelle chiese. Questo oltre alla diversa storia delle terre del Natisone rispetto a quelle slovene contribuiscono ad un senso di appartenenza diversa degli Italiani di lingua slava della provincia di Udine dagli sloveni della provincia di Gorizia e Trieste. Tuttavia i rapporti economici, parentali (i tanti matrimoni) e culturali tra le genti delle vallate confinarie (italiane e slovene) lungo il confine della provincia di Udine, sono sempre stati, nei secoli, molto forti.




  • In  Friuli-Venezia Giulia  popolazioni autoctone di lingua tedesca vivono nei comuni della  Val Canale  (dialetti carinziani), a  Timau  presso il Passo di Monte Croce Carnico nel comune di  Paluzza  (dialetto carinziano molto arcaico, con influenza dal  friulano ), nel comune di  Sauris  (qui si parla un dialetto di ceppo  tirolese ) e infine, al confine nord occidentali della regione, nel comune di  Sappada  (dialetto tirolese). Fino al 1918, anche la popolazione germanofona di  Trieste  era significativa (circa il 5%). Il tedesco oltre a friulano, sloveno e all'italiano è una delle quattro lingue ufficiali della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia. Si stima che in Friuli-Venezia Giulia vivano oltre 8.000 tedeschi.



https://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_slove



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