Smartphone, social e... salute.
Tanti problemi da risolvere. «Da qualche parte bisognava pur cominciare. Davanti alla marea montante di evidenze scientifiche di un più che probabile impatto negativo dei social media sulla salute mentale dei giovani una risposta concreta era necessaria». E qualcuno ci ha provato.
E qui ci troviamo, già sommersi, in quel marasma infinito, paragonabile ad un’inguaribile pandemia planetaria che va sotto il nome di «social». Siamo gestiti, soggiogati, prigionie-ri di quel piccolo oggetto che ormai quasi ogni essere vivente capace di intendere e volere porta come un’appendice corporea nella propria mano: lo smartphone, il telefono cellulare e quanto di rischio vi è collegato.
Un aggeggio irrinunciabile, pervasivo e invasivo il quale, oltre che essere il grimaldello per entrare in miliardi di porte ed ambienti virtuali, è anche uno strumento che nasconde serie insidie di portata individuale e universale, essendo nella disponibilità di chiunque: del neonato come un giochino, dei giovani come rete e vischiosa ragnatela, dell’adulto anche come strumento di lavoro, del vecchio magari
come possibile supporto assistenziale e diversivo.
Per tutti un rischio di un possibile, spesso reale ed incalcolabile asservimento e manipolazione.
È ovvio che questo, come qualsiasi altro strumento, abbia bisogno di istruzioni all’uso corretto, di provvedimenti precauzionali proporzionati alla sua possibile e ormai verificata pericolosità.
«L’Australia – riferisce il Corriere della Sera – ha approvato nel novembre scorso una norma con cui dalla fine del 2025 vieterà ai minori di sedici anni l’uso dei social media. Pena multe milionarie alle piattaforme che non dovessero controllare l’età degli utenti e non provvedessero in merito».
Servirà questo rigore? Potrà questa norma almeno limitare i danni, già verificati da psicologi e psichiatri, contribuire veramente a risolvere problemi dovuti ai social gestiti in modo indiscriminato e sregolato?
Riccardo Ruttarhttps://dom-ita.newsmemory.com/
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