|
foto da |
https://counselingprofessionale.blogspot.com/2013/08/quando-piove.html
Piove
Piove, e se piovesse per sempre
sarebbe questa tua carezza lunga
che si ferma sul petto, le tempie;
eccoci, luccicante sorella,
nel cerchio del tempo buono, nell’ora indovinata
stiamo noi, due guardi versati in un corpo,
uno stare senza dimora
che ci fa intangibili, sottili come un sentiero di matita
da me a te né dopo né dove, amore, nello scorrere
quando mi dici guardami bene, guarda:
l’albero è capovolto, la radice è nell’aria.
Pierluigi Cappello
Questa poesia, inclusa nella raccolta Mandate a dire all’imperatore (Crocetti 2010), è costituita da undici versi liberi di disomogenea lunghezza, e da un unico periodo suddivisibile in tre parti: i primi tre versi fino al punto e virgola; il blocco centrale, dal verso 4 ai due punti del verso 10; la conclusione, concentrata nel verso 11. Nell’incipit l’immagine della pioggia si discosta da una consistente tradizione letteraria che associa tale fenomeno atmosferico a stati d’animo malinconici; lo scorcio su una giornata piovosa contribuisce qui ad evocare un senso di intimità e dolcezza, per mezzo della metafora pioggia/ carezza, che ci trasporta in un tempo dilatato, fitto di percezioni sensoriali: vista, udito, tatto. Nel blocco centrale si evidenzia il passaggio al «noi», espresso dall’utilizzo dei pronomi personali ai vv. 4, 6, 8. L’io poetante gravita intorno al rapporto con l’amata, apostrofata «luccicante sorella»: l’aggettivo allude all’azione benefica, catartica, rigenerante della pioggia. La dimensione temporale, che percorre per intero il verso 5, assume l’andamento ciclico di un tempo felice, quasi una rievocazione del Kairos, divinità greca del tempo opportuno; la rappresentazione del cerchio rimanda simbolicamente ad un’unione armonica e perfetta. Un legame che, prendendo le mosse dallo sguardo, sfocia in una compenetrazione simbiotica, ma che nel contempo aborre la stasi, mostrandosi incline alla libertà e al movimento: si noti il poliptoto del verbo «stare (vv. 6-7), associato ad espressioni attinenti al campo semantico dell’inafferrabilità. In un gioco di sottili antitesi tra corporeo/incorporeo, materiale/immateriale, la reale dimora del noi si rivela essere una terra senza luogo né tempo, che non necessita di certezze esteriori, ma poggia su un amore autentico, in grado di ritrovarsi. I contorni surreali dell’excipit, a delineare la visione dell’albero capovolto, rinviano allo sguardo differente, alle prospettive inedite ed inusuali che l’incontro genera, ed individuano il significato della comunione con l’amata in un percorso di integrità all’insegna della crescita e dell’elevazione, nell’accoglimento dell’impermanenza.
Pierluigi Cappello è nato a Gemona del Friuli (Ud) nel 1967 e ha trascorso la sua prima giovinezza a Chiusaforte (Ud) per poi, in un secondo momento, trasferirsi a Cassacco (Ud). All’età di sedici anni, a causa di un incidente con il motorino, si è trovato precluso l’utilizzo delle gambe. In vita ha pubblicato le raccolte di poesie Ecce Homo (Comunità montana della Carnia, Tolmezzo 1992), Le nebbie (Campanotto, Pasian di Prato 1994), La misura dell’erba (Ignazio Maria Gallino Editore, Milano 1998), Il me Donzel (Mondovì 1999), Amôrs (Campanotto, Pasian di Prato 1999), Dentro Gerico (La barca di babele, Meduno 2002), Dittico (Liboà editore 2004), Assetto di volo (Crocetti, Milano 2006), Mandate a dire all’imperatore (Crocetti, Milano 2010), Azzurro elementare (Rizzoli, Milano 2017), Stato di quiete (Rizzoli, Milano 2016); il romanzo Questa libertà (Rizzoli, Milano 2013); la raccolta di prose e interventi Il dio del mare (Lineadaria Editore, Biella 2008); l’antologia di traduzioni in friulano Rondeau. Venti variazioni d’autore (Forum, Udine 2011); il libro di filastrocche per bambini Ogni goccia balla il tango (Rizzoli, Milano 2014). Suoi versi (già editi) sono apparsi anche inoltre anche in numerose plaquettes e edizioni d’arte, riviste letterarie e antologie. Per il suo lavoro poetico ha ottenuto numerosi riconoscimenti importanti, come, ad esempio, il premio Città di San Vito 1999, il Premio Montale 2004, il Premio Bagutta 2007, il Premio Viareggio – Repaci 2010, il Premio Vittorio De Sica 2012 per la poesia conferitogli dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il premio Bruno Cavallini, il Premio Vicino/Lontano 2014. Il 27 settembre 2013 l’Università di Udine gli ha conferito la laurea honoris causa in Scienze della formazione. È morto nel 2017. https://www.poesiadelnostrotempo.it/piove-di-pierluigi-cappello/