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Questo blog è dedicato ai miei genitori che hanno istituito e diretto per 23 anni un giornale della minoranza slovena in provincia di Udine (Matajur) Grazie/hvala!

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venerdì 8 novembre 2024

San Martino in Slovenia


 La festa di San Martino, “martinovanje” in sloveno, è tra le più popolari e amate in Slovenia. Conosciuta anche in Italia e altrove in Europa, è una festa che in realtà affonda le proprie radici in un passato pagano. Quali sono le usanze slovene per la festa di San Martino e quali antichi riti pagani si specchiano in esse? Andiamo a scoprirlo!

continua https://www.slovely.eu/

giovedì 7 novembre 2024

ACCADDE OGGI


 Oggi è l'anniversario della rivoluzione russa (1917) guidata da Lenin e Trotsky.Trotsky fu assassinato in Messico ,chi fu il mandante dell'assassinio?

martedì 5 novembre 2024

Grad na Solbici_Il Castello di Stolvizza

La Val Resia (Rosajanska Dolina in dialetto resianoRezijanska Dolina in slovenoVal Resie in friulano) è una valle alpina del Friuli (Friuli nord-orientale - provincia di Udine) percorsa dall'omonimo torrente, che separa le Alpi Giulie a nord dalle Prealpi Giulie occidentali a sud fino al confine con la Slovenia a est (Goriziano).n questa valle, tra il VI e il VII secolo, si stanziarono delle popolazioni di ceppo slavo che rimasero isolate, conservando le varie tradizioni fino ai tempi più recenti. Nella valle si parla il resiano, una lingua paleoslava riconosciuta dall'UNESCO come lingua in via di estinzione. La comunità resiana si distingue anche per la particolare musica che viene suonata in occasione di feste popolari, matrimoni, sagre e soprattutto del Carnevale: la "resiana" è suonata su tempi dispari, con strumenti ad arco appositamente modificati (zitira e bunkula) che accompagnano danze strettamente codificate, in cui i movimenti dei danzatori seguono i cambiamenti di tonalità, ritmo e altezza della musica. Oltre alle musiche da danza, esiste un consistente patrimonio di canzoni popolari.Il dialetto resiano (in resiano rośajanski langač o rośajanskë lengač, in sloveno rezijansko narečje) è un dialetto[2] spesso classificato come variante dello sloveno[3], anche se più parti ne reclamano il rango di lingua indipendente da esso in quanto già presente nella Val Resia prima della definizione stessa del termine "sloveno" applicato alle popolazioni oltre confine. È endemico della Val Resia, in Friuli, e si è originato dall'insediamento altomedievale di tribù slave nelle Alpi e Prealpi Giulie, molto probabilmente contingente alla stessa ondata migratoria che condusse nei secoli successivi alla costituzione del gruppo etnico-culturale sloveno.
Rispetto all'evoluzione culturale, linguistica e nazionale, la Val Resia è rimasta sostanzialmente isolata dal resto del blocco sloveno, benché la sua area di pertinenza linguistica confini non solo, ad est, con l'area dell'Isonzo sloveno (per un breve tratto geograficamente impervio) ma anche, a sud, con la Benecìa o Slavia friulana, altra area di minoranza linguistica slovena. I resiani hanno sviluppato un'identità forte, distinta da quella slovena, per via dello storico isolamento dal mondo sloveno: 

MagaMontagna: Il cavaliere Kugy e la principessa Scabiosa


MagaMontagna: Il cavaliere Kugy e la principessa Scabiosa: Il monumento di Julius Kugy in Val Trenta Questa è la storia di Kugy, un cavaliere errante, e della sua mitica principessa, la Scabiosa ...
da https://montagnamagagna.blogspot.com/2012/12/il-cavaliere-kugy-e-la-principessa.html

Per la Scabiosa Trenta, per chi non ne sa la storia:
Julius Kugy, da giovane, andava a studiar fiori e piante, dal Carso ( e allora anche nei sobborghi di Trieste) alle Alpi. Qualcuno gli parlò di questa misteriosa Scabiosa Trenta che appunto doveva trovarsi in val Trenta, e con la scusa di cercarla si fece un sacco di ascensioni nelle Giulie orientali: alla mamma che preoccupata gli chiedeva: Ma non vai in posti pericolosi? lui rispondeva No, mamma, vado solo a cercar fiori!
Alla fine risultò che non esisteva tale pianta, che era una varietà di un'altra Scabiosa. :-D

lunedì 4 novembre 2024

proverbio friulano


 Il proverbio friulano della settimana

di Vita nei campi
“Ploe che sune ‘e mene bon timp” letteralmente: pioggia che “suona”, pioggia rumorosa, dalla gocce grosse, porta buon tempo.

domenica 3 novembre 2024

CAPPELLO PIERLUIGI


 Pierluigi Cappello (Gemona del Friuli8 agosto 1967 – Cassacco1º ottobre 2017) è stato un poeta italiano.[1] Scrisse numerose opere in lingua italiana e in lingua friulana, rientrando nell'omonima letteratura. Fu il vincitore del Premio Viareggio-Rèpaci 2010 per la poesia[2] con Mandate a dire all'imperatoreCrocetti Editore.Pierluigi Cappello nasce a Gemona del Friuli nel 1967, ma è originario di Chiusaforte, dove trascorre l'infanzia.

Cappello e la sua famiglia furono vittime del terremoto di magnitudo 6.5 che colpì il Friuli il 6 maggio 1976. All'età di sedici anni subì un tragico incidente in moto, che lo lasciò permanentemente confinato su una sedia a rotelle. Qualche tempo dopo la famiglia si trasferì nella cittadina di Tricesimo (Udine). Per una maggiore autonomia di vita, Cappello poi si trasferì in una casa prefabbricata di proprietà del Comune, tra quelle fornite dall'Austria nel post-terremoto; lì Cappello visse per la maggior parte della sua vita. Negli ultimi anni si trasferì a Cassacco (Udine) in una casa vera adatta alle sue necessità.

Dopo aver compiuto gli studi superiori a Udine presso la Sezione di Aeronautica dell'Istituto Tecnico Industriale Arturo Malignani, frequenta la facoltà di Lettere presso l'Università di Trieste, senza tuttavia concludere il corso di studi. Nel 1999, assieme a Ivan Crico, fonda e dirige per diverso tempo La barca di Babele, una collana di poesie edita dal Circolo Culturale di Meduno, che accoglie autori noti dell'area friulana, veneta e triestina. Vive per molti anni a Tricesimo (Udine) e successivamente a Cassacco, dove scrive e dove lo si vede impegnato in un'intensa attività artistica e di diffusione della cultura anche nelle scuole e all'università. Varie e significative sono le iniziative culturali promosse in Friuli anche grazie a questo poeta, legate principalmente alla poesia e al teatro.

Nel 2006 include la quasi totalità delle proprie poesie in Assetto di volo, a cura di Anna De Simone, con introduzione di Giovanni Tesio, Crocetti Editore, Milano. Per questo libro vince il Premio Nazionale Letterario Pisa;[3] il Premio Bagutta 2007 sezione Opera Prima, il Superpremio San Pellegrino 2007, il Premio Speciale della Giuria "Lagoverde 2010".

Nel 2010 pubblica una nuova silloge poetica, Mandate a dire all'imperatore, con postfazione di Eraldo Affinati, per i tipi di Crocetti Editore, Milano 2010.

Sue poesie sono apparse sulle seguenti riviste e antologie: «Caffè Michelangiolo», «clanDestino», «Diverse Lingue», «La Battana»,«Poesia», «Tratti»; «Il pensiero dominante», a cura di F. Loi e D. Rondoni, Garzanti, Milano 2000; Fiorita periferia. Itinerari nella nuova poesia in friulano, a cura di G. Vit e G. Zoppelli Campanotto Editore, Udine 2002; Tanche giaiutis (Come averle). La poesia friulana da Pasolini ai nostri giorni, a cura e con un saggio introduttivo di A. Giacomini, Associazione Colonos, Lestizza (Ud) 2003; La stella polare. Poeti italiani dei tempi “ultimi”, a cura di Davide Brullo, Città Nuova Editrice, Roma 2008. “Mandate a dire all'imperatore”, in “Poesia”, Anno XXII, marzo 2009, N. 236, pp. 17–22.

Pubblicò, riunite in volume, anche prose liriche comparse precedentemente su riviste, libri, monografie di poeti, col titolo «Il dio del mare», Lineadaria Editore, Biella 2008. Sulla sua poesia hanno scritto, tra gli altri, Giovanni Tesio, che è l'autore di gran parte delle prefazioni ai suoi libri, Anna De Simone, Amedeo Giacomini, Alessandro Fo, Franco Loi, Mario Turello e Gian Mario Villalta.

Nel 2014 Cappello venne nominato beneficiario della Legge Bacchelli, una garanzia di sostegno finanziario a vita da parte del governo italiano e destinato agli artisti di merito.

Cappello è mancato il 1 ottobre 2017 nella sua casa di Cassacco dopo una lunga malattia.

da wikipedia

Interno giorno

Per dire che cosa mi tengo
per dire che cosa, leggendo
uno spartito che trattenga il cielo
alto, sempre alto, per ogni pagina ascoltata
dentro il fumo
dentro ogni gola pietrificata
qui, dove non volevo
dentro il rumore di prima
il rumore di dopo
dove sempre ci si ritrova
quanto un vento, un contorno
dopo che non si è capito
e qualcosa come uno stormo si stacca
in fuga dall’incendio
una nota, dai vetri, una voce
il breve sussurrare dei poeti.


Assetto di volo
 (Crocetti, 2006)

dal web

Svete Višarje,Mont Sante , Luschariberg


 Il Monte Santo di Lussari (AFI: /lusˈsari/[1]; 1 790 m s.l.m.Svete Višarje, "Le sante alture" in slovenoMont Sante di Lussari in friulano e Luschariberg in tedesco) è una montagna delle Alpi Giulie, posta nel territorio del comune di Tarvisio (UD), a sud della frazione di Camporosso.

Il monte fa parte della Catena Jôf Fuârt-Montasio: non è una delle maggiori cime delle Alpi Giulie, ma deve la sua fama principalmente al convento sorto nel XVI secolo in cima al monte, con le costruzioni attorno al santuario realizzate in tipico stile carinziano in linea con quelle diffuse nella sottostante Val Canale. Considerato il balcone delle Alpi Giulie, dalla sua sommità si gode un ampio panorama sulla conca del tarvisiano e sulle alture circostanti, quali le Caravanche a nord, i gruppi del Mangart ad est e del Jôf di Montasio a sud e dalla cima dipartono diversi sentieri, il più noto dei quali è quello che porta alla vicina Cima del Cacciatore a 2 071 m s.l.m..

Santuario

La prima cappella, della quale non rimane più traccia, venne costruita nel 1360 nel luogo ove secondo la tradizione venne ritrovata una statuetta della Madonna col Bambino. L'attuale chiesa risale invece al periodo tra 1500 e 1600. Nel corso dei secoli ha subito alcuni danneggiamenti: nel 1807 venne colpita da un fulmine e nel 1915 venne bombardata, ma venne sempre ricostruita. Nell'anno 2000, in occasione del Giubileo, la chiesa è stata completamente ristrutturata e rinnovata. La chiesa è chiamata anche "dei tre popoli", in quanto è luogo di pellegrinaggio per le genti di tutte e tre le stirpi linguistiche confinanti: quella germanica (col tedesco), quella romanza (con friulano e italiano) e quella slava (con lo sloveno).

Stazione sciistica

Il Lussari è anche una stazione sciistica, raggiungibile con la telecabina che porta gli sciatori, da dicembre ad aprile, a cimentarsi sulle svariate piste da sci che sorgono sui fianchi del monte, quali la Di Prampero (con una lunghezza di 3 920 m e un dislivello di 940 m) e la Alpe Limerza. Questa pista, oltre che essere stata teatro di numerose gare di sci valevoli per la Coppa Europa, ha ospitato la Coppa del Mondo di sci alpino femminile nel 2007, nel 2009, e il 5 e 6 marzo 2011.

Telecabina

Dalla frazione di Camporosso, a 805 m s.l.m. parte una moderna telecabina che, con una lunghezza di 3 070 m e una portata di 1 880 persone/ora, porta in poco più di 15 minuti a quota 1 760 m, ai piedi del borgo abitato e all'inizio delle piste da sci.

Proverbio friulano

 


Il proverbio friulano della settimana

di Vita nei campi
“Ai Muarts par ogni von pan su la taule lûs sul porton” si riferisce all’usanza contadina che per la notte dei morti si soleva lasciare del pane sulla tavola e accendere la luce al portone, così i vecchi (von) potevano rifocillarsi con il pane sulla tavola e orientarsi con la luce accesa al portone.

Buona domenica


 Santuario di monte Lussari

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