Dopo tanti mesi di silenzio, domenica 27 luglio le campane di Antro/Landar hanno ripreso a suonare. Alla Messa di questa giornata, allietata dal battesimo del piccolo Damiano Zompicchiatti, che ha radici in paese, il parroco Alexandre Fontaine ha benedetto gli interventi strutturali effettuati sul campanile, ora dotato anche di nuove scale per raggiungere la cima.Determinante è stato il contributo della Regione Friuli-Venezia Giulia, che è intervenuta contribuendo con 120.000 euro. A esprimere soddisfazione è stato anche il sindaco di Pulfero/Podbuniesac, Camillo Melissa. Alla cerimonia, arricchita dai canti del coro Nediški puobi, sono intervenuti tra gli altri il presidente della Comunità di montagna Natisone e Torre, Antonio Comugnaro, e il sindaco di San Pietro al Natisone/Špietar, Cesare Pinatto.
Fuse a Novara cento anni fa, le tre campane della chiesa di Antro a ogni rintocco suonano in tre lingue. Su di esse, infatti, sono riportate iscrizioni in sloveno, latino e italiano. Sulla grande si può leggere: “Svet Silvester, svet Rok, svet Ivan Kerstnik, prosite Boga za nas – Jesu Christo Dei Filio, Regi regorum et Domino dominorum” (prima in sloveno: “San Silvestro, San Rocco, San Giovanni Battista, pregate Dio per noi” e poi in latino: “Gesù Cristo Figlio di Dio, Re dei re e Signore dei signori”); sulla mediana: “Strele in toče reši nas, Gospod – Ecce crucem Domini, fugite partes adversae, vicit leo tribu Judae” (prima in sloveno: “Proteggici dal fulmine e dalla grandine, Signore” e poi in latino “Ecco la croce del Signore, rifuggite le forze del nemico, vince il leone della tribù di Giuda”) e sulla piccola: “Daj jim Gospod večni mir in pokoj in večna luč naj jim sveti – Misericordias Domini in aeternum cantabo” (prima in sloveno: “Dona loro Signore l’eterna pace e riposo e splenda loro la luce perpetua” e poi in latino “Canterò in eterno la misericordia del Signore”).
Sul bordo di ogni campana, infine, un’iscrizione in italiano ricorda come il 24 maggio 1918 gli austriaci abbiano rimosso le campane, che sono state rifuse il 20 febbraio 1925 dal bottino di guerra, ossia ricavandole dai cannoni che gli italiani hanno sottratto all’esercito austriaco alla fine della prima guerra mondiale.
dal giornale dom