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sabato 26 ottobre 2024
venerdì 25 ottobre 2024
Madonna con bambino. La pala d'altare di Micottis
torna l'ora solare
La notte tra sabato 26 e domenica 27 ottobre tornerà in vigore l'ora solare: in particolare alle ore 3 di domenica 27 bisognerà portare indietro di un'ora le lancette; si dormirà dunque un'ora in più. La sera farà buio prima e al mattino farà luce prima, ma ad ogni modo le ore di luce complessive andranno inevitabilmente a calare fino al giorno del solstizio d'inverno, data oltre la quale le giornate riprenderanno ad allungarsi con l'avvio dell'inverno astronomico. L'ora legale rientrerà poi in vigore domenica 30 marzo 2025, sempre alle ore 3:00.
LE CONSEGUENZE DEL CAMBIO D'ORA - La più evidente è che si potrà dormire un'ora in più, anche se può non sempre essere vero; diversi studi hanno dimostrato che alcuni soggetti possono svegliarsi sempre allo stesso momento. Possibili altri effetti:
Qualcuno potrà lamentare disturbi come insonnia, sonno interrotto e difficoltà ad addormentarsi.
All'inizio il cambio d'ora avrà ripercussioni sul concentrarsi per via di un aumento della sonnolenza.
Alcune persone potrebbero avere più difficoltà ad adattarsi al nuovo ritmo. Di conseguenza aumenterebbe lo stress.
La richiesta di cibo da parte del nostro corpo non sarebbe sincronizzata con l'effettivo orario dei pasti.
IO PREFERISCO L'ORA ATTUALE!!!
giovedì 24 ottobre 2024
IL MEDIOEVO
Il Medioevo
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Dopo il crollo dell'Impero Romano d'Occidente
il Friuli entrò a far parte del Regno di Odoacre e successivamente di quello ostrogoto di Teodorico . La riconquista bizantina voluta dal grande Giustiniano ( 535 - 553 ) fu, per la Regione, di breve durata: nel 568 i Longobardi la occuparono.
La capitale venne spostata a Forum Iulii , fortificata nel corso del Medioevo per poter resistere ad altri barbari. In epoca longobarda Forum Iulii si impone come il più importante e popoloso centro della Regione e, nei secoli successivi, mutò il suo nome in quello di Cividale del Friuli . La città, prima ancora di perdere definitivamente la sua denominazione latina, diede a sua volta il proprio nome all'intero territorio. Con successivi passaggi linguistici infatti, il nome Forum Iulii, sulla bocca delle popolazioni friulane di allora, si trasformò in Friûl e si estese fino ad indicare la totalità del ducato longobardo friulano.
I Longobardi lasciano un profondo segno nella storia del Friuli, creando un forte ducato , che fin dalle sue origini rivestì una funzione militare e politica di primo piano nell'ambito del regno longobardo . Durante tutta la sua esistenza, il Ducato del Friuli si configurerà come una vera e propria barriera contro le minacce degli Avari e degli Slavi . Tale funzione strategica fu intuita fin dagli albori del dominio longobardo: il Ducato del Friuli fu infatti il primo ad essere costituito in Italia e lo stesso Alboino volle affidarlo al nobile Gisulfo , suo parente e braccio destro. Non a caso, molti duchi del Friuli divennero anche re dei Longobardi. Fra questi, Rachis (prima metà dell' VIII secolo ), sovrano di ampia cultura e profondamente religioso, fu un convinto sostenitore del processo di fusione fra l'elemento germanico e quello romano o romanizzato che oramai sia in Friuli che nel resto dell'Italia longobarda poteva considerarsi pienamente realizzato. L'adozione della religione cattolica ( VII secolo ) e della lingua latina avevano infatti permesso ai Longobardi di integrarsi con le popolazioni autoctone e di partecipare attivamente allo sviluppo, anche civile e culturale, del territorio. Longobardi del Friuli furono anche Astolfo , successore di Rachis prima come duca del Friuli, poi come re d'Italia, e infine lo storico Paolo Diacono , autore della Historia Langobardorum e professore di grammatica latina presso la corte di Carlo Magno .
Alla dominazione Longobarda seguì quella franca , che iniziò a partire dagli ultimi decenni dell'VIII secolo . I Franchi riorganizzarono il Ducato del Friuli su base comitale e lo inserirono nel Regnum Italicum . Fu poi trasformato in Marca del Friuli nell'846 . A cavallo tra i secoli IX e X il Friuli fu coinvolto nella lotta per il controllo d'Italia, quando il marchese Berengario si fece incoronare prima re d'Italia nell' 888 e quindi imperatore del Sacro Romano Impero nel 915 . Il Friuli estese allora il suo territorio sino al lago di Garda , mentre la capitale veniva spostata a Verona , costituendo la Marca di Verona e Aquileia . Con lo smembramento dello Stato carolingio ( IX secolo ) assunse sempre maggior importanza per i destini del Friuli la componente germanica dell'Impero. Le invasioni degli Ungari , col loro strascico di devastazioni, caratterizzano in negativo il X secolo dei territori friulani.
Il 3 aprile del 1077 è un dato particolarmente significativo per la storia del Friuli: in questa giornata infatti l'imperatore Enrico IV concesse al Patriarca Sigeardo di Beilstein , per la sua fedeltà al potere imperiale, la marca del Friuli con prerogative ducali: nasce lo Stato patriarcale di Aquileia (chiamato a partire dal XIII secolo Patria del Friuli ). Tale linea filo-imperiale, seguita anche dai successori di Sigeardo, che per lungo tempo saranno tutti di origine germanica, permise loro di consolidare il potere temporale, che oltre a tale regione inclusa per alcuni periodi - in epoche diverse - anche Trieste , l' L'Istria , la Carinzia , la Stiria e il Cadore . La Patria del Friuli si impone ben presto come una delle più ampie e potenti formazioni politiche dell'Italia del tempo, dotandosi, fin dal XII secolo , anche di un Parlamento , espressione massima della civiltà friulana sotto il profilo istituzionale. Tale organismo prevedeva una rappresentanza assembleare anche dei comuni e non solo dei nobili e del clero. La vita di questa istituzione si protrasse per oltre sei secoli, mantenuta persino sotto la dominazione veneziana, anche se in parte svuotata di potere: si riunirà infatti per l'ultima volta nel 1805 . Sarà abolita da Napoleone Bonaparte .
A partire dal 1273 , con la nomina dell'Arcivescovo Raimondo della Torre a Patriarca di Aquileia incomincia l'egemonia della potente famiglia lombarda dei Della Torre che metterà solide radici in Friuli e lo utilizzerà come base per le incursioni in terra lombarda contro i Visconti nella la loro lotta per il possesso della Signoria di Milano . Il Patriarca Marquardo di Randeck ( 1365-1381 ) raccolse tutte le leggi emanate in precedenza nella Constitutiones Patriae Foriiulii , ossia Le leggi fondamentali della Patria del Friuli . L'attuale Cividale del Friuli sarà sede della Patria del Friuli fino al 1238 , anno in cui il Patriarca si trasferirà a Udine dove farà costruire un grande palazzo, per sé e per i propri successori. Udine assumerà in tal modo sempre maggiore importanza divenendo col tempo il più importante centro istituzionale del Friuli.
wikipedia continua https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_del_Friuli
mercoledì 23 ottobre 2024
Storia del Friuli
La popolazione italica originaria del territorio delimitato ad ovest dal fiume Livenza, a nord dalle Alpi carniche, ad est dalle Alpi Giulie e dal fiume Timavo, a sud dal Mar Adriatico, era quella degli Euganei di origine pre-indoeuropea, di stirpe affine a quella dei Liguri Ingauni i cui insediamenti assunsero nella zona la forma dei castellieri, costruiti in prevalenza su isole fluviali e costituiti da una o più cinte murarie concentriche dalla forma quadrangolare, all'interno delle quali si sviluppava l'abitato. Fra il X e il VII secolo a.C. a tale popolazione si sovrapposero i Veneti di origine forse illirica e provenienti dalla regione danubiana, ai quali si sostituirono nel V secolo a.C. i Carni popolo di origine celtica che introdussero, nei territori da loro occupati e in quelli limitrofi, nuove e avanzate tecniche di lavorazione del ferro e dell'argento.
L'attuale Friuli fu successivamente colonizzato dai Romani (a partire dal II secolo a.C.) e venne profondamente influenzato dalla civiltà latina, grazie anche alla presenza dell'importante centro di Aquileia, quarta città d'Italia e fra le principali dell'impero, capitale della X Regione augustea Venetia et Histria. Gli scavi archeologici effettuati, con particolare riferimento all'estensione delle mura e dell'agglomerato interno alle stesse, ci danno una chiara immagine del suo eccezionale sviluppo urbano e demografico. Ancor oggi Aquileia è, insieme a Ravenna e Brescia, il massimo sito archeologico dell'Italia settentrionale. La città era inoltre importantissimo porto fluviale sull'allora fiume Natissa, snodo dei traffici adriatici verso l'Europa settentrionale (la così chiamata "Via Iulia Augusta") e verso l'Illiria. Aquileia doveva la sua importanza principalmente ad una posizione strategicamente favorevole, sia sotto il profilo commerciale che militare: sorgeva infatti sul mare Adriatico ed in prossimità delle Alpi orientali permettendo in tal modo a Roma di contrastare più efficacemente le invasioni barbariche provenienti da oriente.
Nelle sue campagne militari, Giulio Cesare era solito portare le sue legioni a svernare proprio ad Aquileia durante l'inverno. Il greco Strabone, geografo di età augustea, in una sequenza della sua opera annota che il porto di Aquileia, colonia romana «...fortificata a baluardo dei barbari dell'entroterra... si raggiunge... risalendo il fiume Natisone per sessanta stadi... e serve come emporio per i popoli illirici stanziati lungo l'Istro (Danubio)»[2]. Va al riguardo segnalato che mentre al giorno d'oggi il Natisone è tributario dell'Isonzo, all'epoca sfociava direttamente in mare. Lo sviluppo di altri centri oltre ad Aquileia, quali Forum Iulii (Cividale del Friuli), Iulia Concordia (Concordia Sagittaria) e Iulium Carnicum (Zuglio) contribuì ad assicurare alla regione un notevole rigoglio economico e culturale che riuscì a mantenere, nonostante le prime incursioni barbariche, fino agli inizi del V secolo. Negli ultimi decenni del III secolo Aquileia divenne la sede di uno dei vescovati più prestigiosi dell'Impero, contendendo in Italia il secondo posto per importanza, dopo Roma, alle capitali imperiali di Milano e, successivamente, Ravenna. Nel 381 vi si tenne un importante concilio, presieduto dal vescovo Valeriano ma fortemente voluto da sant'Ambrogio, che aveva preferito Aquileia alla sua sede episcopale di Milano per far condannare pubblicamente l'eresia ariana e i suoi seguaci.
L'invasione unna segnò l'inizio della decadenza: Aquileia, protetta da forze esigue, si arrese per fame e venne espugnata e rasa al suolo da Attila nel 452 (in alcune fondamenta sono state ritrovate le tracce lasciate dagli incendi). Terminata l'ondata unna, i superstiti, che avevano trovato rifugio nella laguna di Grado, ritornarono in città, ma la trovarono completamente distrutta. La ricostruzione di Aquileia, per riportare all'antico splendore quella che era stata la superba capitale della X Regio, fu un'impresa vagheggiata ma mai effettivamente realizzata. La città rimase comunque un punto di riferimento ideale di enorme importanza anche dopo il crollo dell'Impero, grazie alla costituzione del Patriarcato, naturale successore del vescovato omonimo a partire dalla metà del VI secolo e sede di una fra le massime autorità cristiane del tempo.
L'insicurezza della pianura friulana, punto di passaggio di tutte le grandi invasioni barbariche, spinse in quell'epoca molte persone a trovar rifugio nelle isole o nei borghi fortificati sulle colline, determinando in tal modo lo spopolamento della parte più fertile della regione ed un suo generale impoverimento.
da wikipedia
Notte d'ottobre
KARL SCHMIDT-ROTTLUFF, "LUNA ALLA FINESTRA"
ATTILIO BERTOLUCCI
LA NOTTE D'OTTOBRE
Mi ha svegliato il tuo canto solitario,
triste amica dell'ottobre, innocente civetta.
Era la notte,
brulicante di sogni come api.
Ronzavano,
agitando le chiome di fuoco,
le bionde barbe,
ma i loro occhi erano rossi e tristi.
Tu cantavi, malinconica
come una prigioniera orientale
sotto il cielo azzurro...
Io ascoltavo battere il mio cuore.
(da Fuochi nel novembre 1934)
.
Il canto notturno di una civetta sorprende il poeta parmense Attilio Bertolucci , che dai sogni interrotti nel buio, in quella malinconia del vago e dell'infinito, trova nel suo cuore l'avanguardia di un esercito all'inseguimento del vero senso del vivere.
Dal canto delle sirene
martedì 22 ottobre 2024
Miei followers
E' forse un mese che i miei amici non riescono a iscriversi come followers.Attualmente ho 5 followers ( uno sono io).Ho provato a fare un nuovo blog in Wordpress ma alla fine ho rinunciato. Nel blog precedente avevo 388 followers,Invito i miei precedenti followers ad iscriversi o almeno a commentare.
The Low Carb Diabetic: Is It Time To Consider Bed Socks To Aid Your Sleep ?
Ribolla gialla
RIBOLLA GIALLA (spumante)di Vladimiro Tulisso
Degustare la Ribolla gialla ci permette di entrare nel mondo dei vini con le bollicine. Il vino che in queste settimane abbiamo imparato a conoscere sia in versione ferma che con macerazione delle bucce, si presta anche a subito una seconda fermentazione e trasformarsi in spumante. Davanti a me ho un calice con una ribolla gialla spumantizzata con il metodo classico da un'azienda della Doc Friuli Colli orientali: non ha l'annata, è dichiarato brut – cioè con pochissimo zucchero - e ha 12 gradi e mezzo. La presa di spuma, la tecnica che ha prodotto le bollicine, è il metodo champenoise, la pratica enologica perfezionata in Francia fin dal 1600 e all'origine dei vini champagne. Per la Ribolla è abbastanza raro quindi lo spiego.
Al vino base tra marzo e aprile, dopo la vendemmia, viene aggiunto un mix di zucchero di canna, lieviti e sostanze minerali utili al loro sviluppo. Il vino base finisce in bottiglie sigillate con tappo corona e immagazzinate al buio a una temperatura di una dozzina di gradi. Durante questa fase accadono due eventi: i lieviti mangiano lo zucchero, producono anidride carbonica e poi, utilizzato tutto lo zucchero, muoiono e restituiscono al vino quello che avevano sottratto. Finito l'affinamento – che parte da 18/24 mesi, ma arriva a superare i 120 (nel vino che ho davanti i mesi sono stati 36) - le bottiglie vengono stappate salvando la pressione, vengono eliminati i piccoli depositi e ritappate con il tappo un fungo. Dopo cinque/sei mesi di sosta sono pronti per essere consumati.
Il vino spumante nel mio calice ha bollicine vivaci. Il loro numero, la dimensione e la persistenza aiutano già alla vista – in un liquido che è di un delicato giallo paglierino – a valutare la qualità della bevanda. In un vino di pregio le bollicine sono piccole, salgono lente, sono numerose e persistenti e si riuniscono sulla parete del bicchiere a formare una specie di corona. Anche al naso la bontà del prodotto è confermata da profumi di agrumi, pesca e albicocca con tracce di frutta secca ed erbe aromatiche. Non c'è una grande intensità, ma il naso è elegante con fragranze di lievito e crosta di pane. Il sorso è secco con le bollicine e l'acidità che lo rendono vibrante. Un vino che ben si presta a diventare un aperitivo o accompagnare antipasti o primi di pesce. Da servire freddo a 8 – 10 gradi.
lunedì 21 ottobre 2024
Proverbio friulano
Il proverbio friulano della settimana
poesia di Antonia Pozzi
O lasciate lasciate che io sia
una cosa di nessuno
per queste vecchie strade
in cui la sera affonda –
O lasciate lasciate ch’io mi perda
ombra nell’ombra –
gli occhi
due coppe alzate
verso l’ultima luce –
E non chiedetemi – non chiedetemi
quello che voglio
e quello che sono
se per me nella folla è il vuoto
e nel vuoto l’arcana folla
dei miei fantasmi –
e non cercate – non cercate
quello ch’io cerco
se l’estremo pallore del cielo
m’illumina la porta di una chiesa
e mi sospinge a entrare –
Non domandatemi se prego
e chi prego
e perché prego –
Io entro soltanto
per avere un po’ di tregua
e una panca e il silenzio
in cui parlino le cose sorelle –
Poi ch’io sono una cosa –
una cosa di nessuno
che va per le vecchie vie del suo mondo –
gli occhi
due coppe alzate
verso l’ultima luce –
(da Parole, 1939)
Antonia Pozzi (Milano, 13 febbraio 1912 – 3 dicembre 1938), poetessa italiana. Laureatasi in Filologia con una tesi su Flaubert, si tolse la vita dopo una contrastata storia d’amore. Il suo diario poetico Parole fu pubblicato postumo, nel 1939: composto a partire dai diciassette anni, riflette un'amara e inquieta sensibilità in cui si avverte l'influsso della lirica di Rilke.
https://cantosirene.blogspot.com/
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domenica 20 ottobre 2024
No guerra
“Cerchiamo di vivere in pace, qualunque sia la nostra origine, la nostra fede, il colore della nostra pelle, la nostra lingua e le nostre tradizioni. Impariamo a tollerare e ad apprezzare le differenze. Rigettiamo con forza ogni forma di violenza, di sopraffazione, la peggiore delle quali è la guerra.”
Margherita HackWeb sul blog: Oggi, 19 ottobre, si celebra la Giornata internazi...
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