Di Johann Jaritz |
I laghi di Fusine (lâgs di Fusinis in friulano[1], Weißenfelser Seen, in tedesco, Belopeška jezera in sloveno) sono un complesso di due piccoli laghi, il lago Superiore ed il lago Inferiore, situati a breve distanza l'uno dall'altro nel territorio del comune di Tarvisio (frazione Fusine Laghi, Friuli-Venezia Giulia) e considerati fra i più begli esempi di lago alpino.
Di origine glaciale, sono collocati in un anfiteatro calcareo creato dalla dorsale del Picco di Mezzodì del monte Mangart. La valle, che corre parallela al confine italo-sloveno e non lontano da quello italo-austriaco, dal 1971 è un'area protetta con il nome di Parco naturale dei Laghi di Fusine.
Il lago Superiore si trova a 929 m s.l.m., ha una profondità massima di 10 m e una superficie di 9 ha; il lago Inferiore, più ampio e profondo, si trova a 924 m s.l.m., ha una profondità massima di 25 m e una superficie di 13,5 ha. Nelle vicinanze del lago Inferiore ci sono altri due minuscoli specchi d'acqua, chiamati laghi piccoli. Il lago Superiore alimenta il lago Inferiore per via sotterranea e quest'ultimo alimenta l'emissario di entrambi i laghi.
In inverno la zona dei laghi è uno dei posti più freddi di tutta la regione: spesso vi si registrano le temperature tra le più basse d'Italia insieme al Cansiglio (al secondo, terzo e quarto posto si collocano rispettivamente le Melette di Gallio e di Foza sull'Altopiano di Asiago, seguite dalla val di Landro tra Dobbiaco, Cortina d'Ampezzo e l'altopiano di Livigno).
A partire dal 2009 si sta approntando una stazione meteorologica ad alta tecnologia per studiare con maggiore profondità il microclima della zona. Risulta molto fredda la parte iniziale del lago Inferiore ed anche Alpe Tamer posta sotto il Mangart, che, secondo rilevamenti non ufficiali, il 6 gennaio 1985 ha raggiunto i -34 °C. I fattori principali che generano queste temperature sono il sottosuolo carsico e la scarsa illuminazione invernale. Perciò i laghi sono ghiacciati da inizio dicembre fino a marzo in annate normali.
da wikipedia
Di Dreamy Pixel - http://dreamypixel.com/forest-mountains-foggy-winter-evening/, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=67553144 |
«Per alcuni era lei che mi portava in Himalaya e per altri invece si faceva tirare su da me. Chi non frequenta l'Himalaya forse non sa che ciascuno basta appena a sé stesso; [...] per me andare con mia moglie era già di per sé un traguardo.»
Romano Benet | |
---|---|
Nazionalità | Italia Slovenia |
Alpinismo | |
Romano Benet (Tarvisio, 20 aprile 1962) è un alpinista italiano naturalizzato sloveno.
Tra i maggiori alpinisti italiani e sloveni[2], è il sedicesimo uomo nella storia e quarto italiano ad aver scalato le 14 cime più alte del mondo senza l'uso di ossigeno supplementare. Lui e la moglie Nives Meroi, inoltre, sono i primi scalatori in assoluto ad aver compiuto l'impresa in coppia (sia nel senso alpinistico, sia nel senso civile).[3]
Nato e cresciuto a Tarvisio da genitori sloveni,[4] qui conosce Nives Meroi, che diventa sua moglie nel 1989 e compagna fissa di cordata. Inizia lavorando come perito meccanico per una impresa svizzera attiva nella costruzione di tunnel, successivamente entra nel corpo della guardia forestale, rimanendovi per 17 anni, impegnato prima in dogana con lavori di vigilanza nell'ambito della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, poi nel servizio faunistico.[4] Inizia a scalare le montagne della sua area a 17 anni, per la via “Piussi-Soravito, 600 m, 5+” del Mangart, con un amico coetaneo.[4]
In coppia con la moglie, sulle Alpi, compie la prima invernale al Pilastro Piussi alla parete nord del Piccolo Mangart di Coritenza e quella alla Cengia degli Dei, sullo Jof Fuart.[5]
Comincia la carriera alpinistica himalayana negli anni 1990, tentando il K2 dal versante nord e l'Everest. Nel 1998, lui e la moglie conquistano il loro primo ottomila, il Nanga Parbat. Nel 2003 la coppia compie la traversata dei tre ottomila Gasherbrum I, Gasherbrum II e Broad Peak, risultando la seconda cordata al mondo a riuscire nell'impresa.[5]
Di grande valore la conquista della cima del K2 del 2006 attraverso lo Sperone Abruzzi.[6] Benet e Meroi raggiungono la cima da soli, senza l'ausilio di ossigeno supplementare e senza aiuti nel battere la traccia su tutto il percorso.[7] Nel 2006 solo altri due giapponesi, ma con l'uso di ossigeno supplementare, raggiungono la vetta della montagna.
Nel 2007 conquista l'Everest senza l'uso di ossigeno supplementare. Con la salita in vetta al Manaslu dell'ottobre 2008, la coppia conquista l'undicesimo ottomila.[8]
Nel 2009 lascia il corpo forestale per dedicarsi completamente all'attività alpinistica,[4] gestendo inoltre un negozio di abbigliamento sportivo nel suo comune.[9] Nella stagione estiva dello stesso anno abbandona il tentativo di scalata dell'Annapurna I a causa delle condizioni proibitive della neve[10] e il tentativo di scalata del Kangchenjunga a seguito di problemi di salute tra il campo 3 e il campo 4 della montagna.[11]
Tornato in Italia, scopre d'essere affetto da un'aplasia midollare severa. I successivi due trapianti di midollo osseo, i trattamenti di chemioterapia e le numerose trasfusioni lo tengono lontano dall'attività per più di due anni.[4][12][13]
Dopo la riabilitazione, torna all'alpinismo himalayano nel 2012, tentando con la moglie il Kangchenjunga e conquistandone la vetta poi nel 2014, reduce da un ulteriore intervento per l'inserimento di una protesi all'anca.[14]
Il 12 maggio 2016 Bennet e Meroi raggiungono la cima del Makalu.[15]
Nel febbraio del 2017, in coppia con lo sloveno Tine Cuder, apre a Rio Vandul in Val Raccolana, una nuova via di ghiaccio e misto di 135m gradata M7, WI6+. Aveva già precedentemente scalato le cascate ghiacciate dell'area nel 2006 con Luca Vuerich, compagno di cordata della coppia anche su cinque degli ottomila scalati.[16]
Giovedì 11 maggio 2017, alle ore 9 locali, raggiunge insieme alla moglie la vetta dell'Annapurna I, decidendo personalmente di cambiare via durante la salita passando dalla via tedesca a quella storica francese,[17] conquistando così tutte le quattordici vette sopra gli ottomila nel mondo, anche in questo caso senza l'ausilio di ossigeno supplementare né di portatori. Si tratta del sedicesimo alpinista nella storia a compiere questa impresa senza l'uso di ossigeno supplementare. I due, inoltre, sono i primi in assoluto ad aver compiuto l'impresa in coppia.[3]
Su di lui Erri de Luca ha scritto:
Nice post, I like it.
RispondiEliminagrazie
RispondiEliminaExcelente crónica muito bem descrita sobre os dois magníficos lagos. Gostei bastante, estimada amiga.
RispondiEliminaMuito obrigado, pela visita e comentário.
Abraço e boa semana!
Mário Margaride
E una regione da sogno.
RispondiEliminaBaci, buon inizio settimana.
Nádherné místo na Zemi. Zdravím z Česka
RispondiEliminaSaluti a te!
Elimina