A TAIPANA

🌼Qui si parla del Friuli multietnico, dei luoghi,foto,video curiosità,articoli dai giornali della minoranza slovena e tanto altro.Nella mia regione si parla il friulano,lo sloveno e il tedesco.E’ una Regione a Statuto speciale tutelata dalla legge per le minoranze linguistiche che prevede cartellonistica plurilingue,leggi speciali,scuole con l’insegnamento delle lingue minoritarie,trasmissioni radio e Tv giornali🌼
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Questo piatto è stato descritto per la prima volta con il nome di "caso in patellecte" dal maestro Martino da Como, cuoco del patriarca di Aquileia, cardinale Ludovico Trevisan, nella sua opera De Arte Coquinaria verso la metà del XV secolo. Fino alla fine dell'Ottocento il termine in uso aveva l'accento sull'ultima vocale: fricò. Tra la metà Ottocento e soprattutto nel Novecento la lingua italiana ha contaminato il friulano parlato ed, essendo rare in italiano le parole tronche, gradualmente l'accento venne retrocesso.
Si tratta di formaggio cotto in padella con burro o lardo. Si presenta in due versioni: friabile o morbido.
Entrambi si possono servire sia come antipasto che come secondo. Sebbene oggi il frico sia visto come un piatto festivo, tradizionalmente la sua preparazione era finalizzata al recupero dei ritagli di formaggio (strissulis), sottili strisce dall'aspetto simile a mozzarella, parte in eccesso dopo la sagomatura delle forme di formaggio.
Il frico friabile o croccante è molto sottile ed è fatto di solo formaggio (generalmente montasio) che viene fritto nel suo burro. Facile da sagomare è ottimo per delle terrine di funghi o fonduta di montasio. Può essere servito anche come snack.
Il frico morbido si prepara con del formaggio, patate, cipolle (di solito varietà dorata), si presenta come una grossa frittata ed è servito con la polenta.
Si prende del formaggio stagionato (montasio, latteria o malga) da 6 a 12 mesi e lo si grattugia o si taglia a pezzi. Si fa scaldare una padella di ferro unta leggermente (o un tegamino antiaderente) e vi si sparge in uno strato sottile ed uniforme una manciata di formaggio, le cipolle e le patate (a seconda delle dimensioni della padella e della quantità di formaggio, lo strato sarà pressoché circolare con un diametro dai 10 ai 15 centimetri). Si schiaccia con una paletta per far uscire il grasso in eccesso e, quando è dorato, lo si stacca con cura (per non romperlo) dal tegame e lo si fa rosolare dall'altro lato. Togliere dalla padella e far raffreddare su una carta assorbente da cucina.
Ne risulta un biscotto di formaggio friabile e molto saporito. Nella tradizione la cottura avveniva sulla stufa a legna; su fuochi a gas o elettrici si ottengono comunque ottimi risultati.
da wikipedia
La Giornata Mondiale del Diabete
Il progetto della Giornata Mondiale del Diabete prevede due distinti target di riferimento: la popolazione che non conosce il diabete, le istituzioni.
Comunicare il diabete a chi non lo ha non è semplice. Si tratta di una malattia con diverse forme (le principali sono il diabete tipo 1 e il tipo 2).
Chi non lo conosce ha due urgenti bisogni:
Ecco quindi che due semplici sintomi, tanta sete e tanta pipì possono permettere di individuare precocemente il diabete tipo 1 e il questionario findrisk permette invece di capire che rischio si ha di diventare diabetici di tipo 2 entro 10 anni.
dal web
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Di Johann Jaritz |
Di origine glaciale, sono collocati in un anfiteatro calcareo creato dalla dorsale del Picco di Mezzodì del monte Mangart. La valle, che corre parallela al confine italo-sloveno e non lontano da quello italo-austriaco, dal 1971 è un'area protetta con il nome di Parco naturale dei Laghi di Fusine.
Il lago Superiore si trova a 929 m s.l.m., ha una profondità massima di 10 m e una superficie di 9 ha; il lago Inferiore, più ampio e profondo, si trova a 924 m s.l.m., ha una profondità massima di 25 m e una superficie di 13,5 ha. Nelle vicinanze del lago Inferiore ci sono altri due minuscoli specchi d'acqua, chiamati laghi piccoli. Il lago Superiore alimenta il lago Inferiore per via sotterranea e quest'ultimo alimenta l'emissario di entrambi i laghi.
In inverno la zona dei laghi è uno dei posti più freddi di tutta la regione: spesso vi si registrano le temperature tra le più basse d'Italia insieme al Cansiglio (al secondo, terzo e quarto posto si collocano rispettivamente le Melette di Gallio e di Foza sull'Altopiano di Asiago, seguite dalla val di Landro tra Dobbiaco, Cortina d'Ampezzo e l'altopiano di Livigno).
A partire dal 2009 si sta approntando una stazione meteorologica ad alta tecnologia per studiare con maggiore profondità il microclima della zona. Risulta molto fredda la parte iniziale del lago Inferiore ed anche Alpe Tamer posta sotto il Mangart, che, secondo rilevamenti non ufficiali, il 6 gennaio 1985 ha raggiunto i -34 °C. I fattori principali che generano queste temperature sono il sottosuolo carsico e la scarsa illuminazione invernale. Perciò i laghi sono ghiacciati da inizio dicembre fino a marzo in annate normali.
da wikipedia
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Di Dreamy Pixel - http://dreamypixel.com/forest-mountains-foggy-winter-evening/, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=67553144 |
«Per alcuni era lei che mi portava in Himalaya e per altri invece si faceva tirare su da me. Chi non frequenta l'Himalaya forse non sa che ciascuno basta appena a sé stesso; [...] per me andare con mia moglie era già di per sé un traguardo.»
(Romano Benet[1])
Romano Benet | |
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Nazionalità | ![]() ![]() |
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Romano Benet (Tarvisio, 20 aprile 1962) è un alpinista italiano naturalizzato sloveno.
Tra i maggiori alpinisti italiani e sloveni[2], è il sedicesimo uomo nella storia e quarto italiano ad aver scalato le 14 cime più alte del mondo senza l'uso di ossigeno supplementare. Lui e la moglie Nives Meroi, inoltre, sono i primi scalatori in assoluto ad aver compiuto l'impresa in coppia (sia nel senso alpinistico, sia nel senso civile).[3]
Nato e cresciuto a Tarvisio da genitori sloveni,[4] qui conosce Nives Meroi, che diventa sua moglie nel 1989 e compagna fissa di cordata. Inizia lavorando come perito meccanico per una impresa svizzera attiva nella costruzione di tunnel, successivamente entra nel corpo della guardia forestale, rimanendovi per 17 anni, impegnato prima in dogana con lavori di vigilanza nell'ambito della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, poi nel servizio faunistico.[4] Inizia a scalare le montagne della sua area a 17 anni, per la via “Piussi-Soravito, 600 m, 5+” del Mangart, con un amico coetaneo.[4]
In coppia con la moglie, sulle Alpi, compie la prima invernale al Pilastro Piussi alla parete nord del Piccolo Mangart di Coritenza e quella alla Cengia degli Dei, sullo Jof Fuart.[5]
Comincia la carriera alpinistica himalayana negli anni 1990, tentando il K2 dal versante nord e l'Everest. Nel 1998, lui e la moglie conquistano il loro primo ottomila, il Nanga Parbat. Nel 2003 la coppia compie la traversata dei tre ottomila Gasherbrum I, Gasherbrum II e Broad Peak, risultando la seconda cordata al mondo a riuscire nell'impresa.[5]
Di grande valore la conquista della cima del K2 del 2006 attraverso lo Sperone Abruzzi.[6] Benet e Meroi raggiungono la cima da soli, senza l'ausilio di ossigeno supplementare e senza aiuti nel battere la traccia su tutto il percorso.[7] Nel 2006 solo altri due giapponesi, ma con l'uso di ossigeno supplementare, raggiungono la vetta della montagna.
Nel 2007 conquista l'Everest senza l'uso di ossigeno supplementare. Con la salita in vetta al Manaslu dell'ottobre 2008, la coppia conquista l'undicesimo ottomila.[8]
Nel 2009 lascia il corpo forestale per dedicarsi completamente all'attività alpinistica,[4] gestendo inoltre un negozio di abbigliamento sportivo nel suo comune.[9] Nella stagione estiva dello stesso anno abbandona il tentativo di scalata dell'Annapurna I a causa delle condizioni proibitive della neve[10] e il tentativo di scalata del Kangchenjunga a seguito di problemi di salute tra il campo 3 e il campo 4 della montagna.[11]
Tornato in Italia, scopre d'essere affetto da un'aplasia midollare severa. I successivi due trapianti di midollo osseo, i trattamenti di chemioterapia e le numerose trasfusioni lo tengono lontano dall'attività per più di due anni.[4][12][13]
Dopo la riabilitazione, torna all'alpinismo himalayano nel 2012, tentando con la moglie il Kangchenjunga e conquistandone la vetta poi nel 2014, reduce da un ulteriore intervento per l'inserimento di una protesi all'anca.[14]
Il 12 maggio 2016 Bennet e Meroi raggiungono la cima del Makalu.[15]
Nel febbraio del 2017, in coppia con lo sloveno Tine Cuder, apre a Rio Vandul in Val Raccolana, una nuova via di ghiaccio e misto di 135m gradata M7, WI6+. Aveva già precedentemente scalato le cascate ghiacciate dell'area nel 2006 con Luca Vuerich, compagno di cordata della coppia anche su cinque degli ottomila scalati.[16]
Giovedì 11 maggio 2017, alle ore 9 locali, raggiunge insieme alla moglie la vetta dell'Annapurna I, decidendo personalmente di cambiare via durante la salita passando dalla via tedesca a quella storica francese,[17] conquistando così tutte le quattordici vette sopra gli ottomila nel mondo, anche in questo caso senza l'ausilio di ossigeno supplementare né di portatori. Si tratta del sedicesimo alpinista nella storia a compiere questa impresa senza l'uso di ossigeno supplementare. I due, inoltre, sono i primi in assoluto ad aver compiuto l'impresa in coppia.[3]
Su di lui Erri de Luca ha scritto:
«Ha una bussola in testa, sa dove andare quando non si vede a un passo e gli altri hanno la sola scelta di mettersi a sedere e aspettare una schiarita. Lui, un piede dietro l'altro, fiuta la direzione e arriva. L'ha imparato nei boschi, non si perde mai. Legge la neve, la capisce.»
Non si può inoltre non citare la celebre poesia di Carducci, che intitolata al Santo ci parla di mosto, di nebbia, di autunno e caldarroste, tutto ciò che il nome San Martino evoca nella tradizione.
.La nebbia a gl'irti colli
Ogni bella giornata di novembre
è quasi sempre un’occasione persa.
La luce ha fretta
la luce di novembre non aspetta,
ci pensi sopra e non è più in offerta.
E ci si illanguidisce alla promessa
di una felicità, ah, più che certa
se solo avessi avuto l’accortezza
di predisporre il giusto materiale:
un giro inconcludente in bicicletta
e labbra sfaccendate da baciare.
(da Pigre divinità e pigra sorte, Einaudi, 2006)
da il canto delle sirene