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IVAN TRINKO

IVAN TRINKO
padre della Benecia

lunedì 6 gennaio 2025

BUON 6 gennaio

 

Particolare dell'Adorazione dei Magi di Gentile da FabrianoGalleria degli Uffizi.

L'Epifania (nome completo: Epifania del Signore[2]), nota anche come Festa dell'Epifania o Santa Teofania nell'Oriente cristiano, è una festa cristiana che si celebra il 6 gennaio di ogni anno per commemorare la manifestazione (teofania) di Gesù Cristo come Dio Figlio incarnato. Nel cristianesimo occidentale, commemora principalmente la visita e l'adorazione dei Magi al Bambino Gesù, e quindi la manifestazione fisica di Gesù Cristo ai Gentili. Mentre in Oriente ricorda il battesimo di Gesù nel fiume Giordano e il miracolo delle nozze di Cana.[3][4][5] Fa parte del periodo natalizio.

fonte wikipedia



  • Tanti auguri per una Buona Epifania, sperando che la Befana ti porti solo amore, felicità e serenità

I re Magi – Gaspare, Melchiorre e Baldassarre – alla fine trovarono Maria e suo figlio Gesù, davanti al quale si inchinarono.

In alcune regioni italiane, la figura della Befana è legata a tradizioni pre-cristiane, come quelle legate alla celebrazione del solstizio d'inverno. In queste tradizioni, la figura di una vecchia che portava doni o benedizioni ai villaggi rappresentava una figura legata alla fertilità, alla natura e al ciclo dell'anno. 
La Befana fascista, poi divenuta Befana del duce o Natale del duce, è stata una celebrazione benefica in favore dell'infanzia delle classi meno abbienti, istituita dal fascismo per il giorno dell'Epifania.

Gianni Rodari, Alla Befana

Mi hanno detto, cara Befana,
che tu riempi la calza di lana,
che tutti i bimbi, se stanno buoni,
da te ricevono ricchi doni.

Io buono sono sempre stato,
ma un dono mai me l’hai portato.
Anche quest’anno nel calendario
tu passi proprio in perfetto orario,
ma ho paura, poveretto,
che tu viaggi in treno diretto:
un treno che salta tante stazioni
dove ci sono bimbi buoni.

Io questa lettera ti ho mandato
per farti prendere l’accelerato!
O cara Befana, prendi un trenino
che fermi a casa d’ogni bambino,
che fermi alle case dei poveretti
con tanti doni e tanti confetti.


  • I tre santi Re Magi(Heinrich Heine)
    I tre santi Re Magi dall’Oriente
    Chiedono in ogni piccola città:
    “Cari ragazzi e giovinette, dite,
    la strada per Betlemme è per di qua? ”
    Ma i giovani ed i vecchi non lo sanno
    E i tre Re Magi sempre avanti vanno;
    ma una cometa d’oro li conduce
    che lassù chiara e amabile riluce.
    La stella sulla casa di Giuseppe
    Ecco s’arresta: là devono entrare.
    Il bovetto muggisce, il bimbo strilla,
    e i tre Re Magi prendono a cantare.



domenica 5 gennaio 2025

La leggenda della bora





 Impossibile non menzionare la Bora parlando di questa bellissima regione, che ospita la straordinaria città di Trieste. Proprio su questo forte vento, che influisce pesantemente sul clima locale, c’è una famosa leggenda.

Vento padre dei venti, che era solito girare il mondo in compagnia dei suoi figli. Tra questi vi era Bora, la più bella. Un giorno giunsero ad un altopiano verdeggiante, che ripido scendeva verso il mare. La bella Bora cominciò a giocare con le nuvole, allontanandosi dal padre e dai suoi fratelli. Trovò una caverna e senza alcun timore, proprio come un bimbo che gioca immerso nella natura, vi entrò. Fu così che incontrò un uomo, essere che Bora non aveva mai visto prima: si trattava dell’argonauta Tergesteo. Fu amore a prima vista. I due giovani vissero felici in quella grotta sette giorni di amore e di travolgente passione.

Bora non avvisò il padre Vento, che preoccupato aveva già iniziato a cercare la prediletta figlia. Dopo alcuni giorni di ricerche la trovò e vedendola abbracciata a Tergesteo si arrabbiò a tal punto che si scagliò contro l’uomo, lo gettò con violenza contro le pareti della grotta, uccidendolo. Bora scoppiò in un singhiozzo talmente disperato che ogni sua lacrima iniziò a trasformarsi in pietra. Fu così che il prato verde dell’altopiano venne completamente ricoperto da un manto di pietre: ecco spiegata anche la formazione del Carso, da un punto da un punto di vista leggendario.

l padre Vento ordinò a Bora di ripartire, ma lei distrutta dal dolore non ne volle sapere. Così Odino ordinò a Vento di ripartire da solo e di lasciare la figlia nel luogo che aveva visto nascere e morire il suo grande amore. Madre Natura, dispiaciuta per la morte di Tergesteo fece nascere il sommacco, che da allora colora di rosso l’autunno carsico. È stato il sangue del giovane ad impietosire Madre Natura.

Mare ordinò a Onde di ricoprire il corpo di Tergesteo di conchiglie, stelle marine e alghe, dando vita, nel tempo, ad una collina sulla quale gli uomini costruirono un Castelliere, che, ingrandendosi, divenne città chiamata Tergeste in ricordo di Tergesteo, oggi Trieste. Ancora oggi Bora si trova qui perché Terra le concesse di regnare sul luogo della sua disperazione e Cielo di rivivere ogni anno alcuni giorni del suo amore: sono proprio questi i giorni in cui la bora soffia impetuosa. Oggi, si parla di bora “chiara” quando Bora è fra le braccia del suo amore; “scura” quando attende di incontrarlo.

dal mio vecchio blog

https://www.ilcomuneinforma.it/viaggi/7295/leggende-del-friuli-venezia-giulia/#La_leggenda_della_Bora




sabato 4 gennaio 2025

DAN EMIGRANTA 6 GENNAIO 2025 A CIVIDALE


  Nel giorno dell’Epifania, alle ore 15. nel teatro “Ristori” a Cividale, avrà luogo la 61ª edizione del “Dan emigranta”, la più grande e più importante manifestazione degli sloveni di Benecia, Resia e Valcanale, nella quale si fa il punto della situazione della minoranza slovena in provincia di Udine, presentandone i successi, le difficoltà e le attese. La organizzano la Confederazione delle organizzazioni slovene (Sso) e l’Unione economico-culturale slovena (Skgz) sotto il patrocinio del Comune di Cividale. A nome delle organizzazioni slovene parlerà Anita Bergnach dell’associazione “don Eugenio Blanchini”. Interverrà anche Stojan Pelko del comitato organizzatore di “Nova Gorica-Gorizia 2024”. Canteranno il gruppo vocale della scuola bilingue e il duo “Gushi”. La compagnia teatrale della Benecia porterà in scena la commedia “Oštarica”, versione in dialetto sloveno beneciano di “Die Wirtin” del drammaturgo austriaco Peter Turrini. 

dal dom

Riti epifanici in Friuli

  


La messa dello spadone è una celebrazione liturgica rituale che si svolge ogni anno il 6 gennaio nel duomo di Cividale del Friuli.

Questo rito, unico nel suo genere, ha origine nel 1366, ai tempi del patriarca Marquardo di Randeck (1296 – 1381) ed era volto ad affermare il potere spirituale, militare e civile conferito dall’imperatore al patriarca sulla Patria del Friuli.

Il decano del capitolo di Cividale, che per l’occasione porta un elmo piumato (una riproduzione, l’originale è andato perso nel settecento), regge una spada con la quale saluta il popolo vibrando tre colpi in aria, per poi riporla nel fodero. La spada, lunga 109 cm, è quella che fu donata dai cividalesi al patriarca al suo ingresso in città, sull’elsa reca la scritta AN MCCCLXVI DIE VI IUL TEM. RE MARQUARDI PATR.

La messa viene celebrata in latino ed è accompagnata da antichi canti aquileiesi. La messa è seguita poi da un corteo storico medievale, al quale prendono parte i figuranti del Palio di San Donato, rievocazione storica medievale estiva che si tiene a Cividale del Friuli ogni anno.

In quest’occasione si riuniva il Parlamento della Patria del Friuli.

da wikipedia

Messa del tallero

da wikipedia


La messa del tallero, la cui origine risale probabilmente al medioevo, quando il Friuli era governato dal Patriarca, viene celebrata ogni 6 gennaio a Gemona.

Durante la funzione religiosa la comunità civile, rappresentata dal sindaco, alla fine di un corteo che parte da palazzo Boton, sede del comune, attraverso via Bini, arriva fino all’altare del duomo, dove offre un dono concreto alla comunità religiosa, nella persona dell’arciprete, nella forma di un tallero d’argento di Maria Teresa d’Austria coniato nel 1780, come segno di sottomissione del potere temporale a quello spirituale. Il rituale, celebrato proprio nel giorno dell’Epifania potrebbe anche simboleggiare i doni che i magi portarono a Gesù .

La prima testimonianza scritta del rituale, presente nell’Archivio di Stato di Udine, è del notaio Gio Maria Rossi, attivo a Gemona nella metà del XVIII secolo, il quale riporta che almeno dal 1760 “[I rappresentanti della comunità] il giorno dell’Epifania, venivano incensati doppo che si portarono all’altare al baccio della pace ed a fare offerta al reverendissimo signor arciprete“. Il rito è dunque precedente l’introduzione in Friuli della moneta oggi utilizzata (arrivata a Gemona probabilmente a seguito del Trattato di Campoformio e conseguente passaggio del Friuli all’Arciducato d’Austria), al posto della quale dovevano essere utilizzate altre monete.


A Bardo/Lusevera si allestisce il POLOVIN




Falò, Pignarûl, Foghera: l’Epifania in Friuli. Dove andare e cosa fare il 5 e 6 gennaio 2025


 Tarcento
 L’Epifania è una delle festività più sentite in Friuli Venezia Giulia, un’occasione che unisce antiche tradizioni religiose e rituali popolari. In tutto il territorio, dalle montagne alle pianure, si celebrano riti propiziatori, falò, manifestazioni storiche e appuntamenti religiosi. 

Il Pignarûl Grant di Tarcento

Tarcento, uno degli eventi più attesi dell’Epifania è l’accensione del Pignarûl Grant a Coia, il 6 gennaio. Questo tradizionale falò propiziatorio è il centro della festa. La giornata inizierà presto con la marcialonga “Atôr pai Pignarui” alle 8.30, seguita dalla fiaccolata delle 18.15 che condurrà il Vecchio Venerando alla collina di Coia. Il rito culminerà con l’accensione del Pignarûl alle 19, un evento atteso da tutta la comunità. Il fumo che si alza dal falò sarà interpretato per predire il futuro del nuovo anno, a seconda della sua direzione. A seguire, ci sarà una serie di eventi e spettacoli, tra cui il tradizionale Palio dei Pignarulârs, la corsa con i carri infuocati. La serata si concluderà con i fuochi d’artificio e un concerto.

fonte https://www.nordest24.it/eventi-epifania-friuli-2025/



da fb

venerdì 3 gennaio 2025

KOLEDO

FONTE IL MIO VECCHIO BLOG


Una volta il giorno di Capodanno in Val Torre i bambini andavano di casa in casa per ricevere il "koledo".Questo era una "mancia" che consisteva in noci,nocciole,castagne,mele,solo più tardi caramelle ,uova o qualche monetina.

Questa usanza la troviamo anche a Resia, in Val Natisone, in Slovenia e in altri paesi di origine slovena.In Val Torre i bambini cantavano una filastrocca:
"koledo novo ljeto,Buoh nan dejte no dorò lieto".

Koledniki:i ragazzi che andavano il giorno di Capodanno a chiedere la "mancia"



Anche la Slavia si sta preparando a festeggiare la fine dell’anno vecchio e l’arrivo del 2022.. Una delle tradizioni più antiche è la «koleda», la questua del periodo natalizio conosciuta in Slovenia e in tutto il mondo slavo. Un tempo il rito si svolgeva in tutti i paesi. Ora nelle Valli del Natisone è restato a Cicigolis di Pulfero, dove nell’ultima sera dell’anno  gli uomini del paese, portando una stella, intonando canti tradizionali, effettuano una questua di casa in casa. Al mattino (dalle 9.30) si svolge, invece, la koleda dei bambini. A Lusevera, nell’Alta val Torre, i bambini raccolgono la «Koleda» l’1 gennaio, mentre a Ugovizza, in Valcanale, lo fanno il 6 gennaio, nella solennità dell’Epifania. Il Capodanno sarà atteso nelle valli slovene del Friuli con veglioni nelle abitazioni e nei locali pubblici. Ormai è tradizione che gli appassionati della montagna si ritrovino a farsi gli auguri in vetta al Matajur. I membri della Planinska družina Benečije facevano il veglione nel loro rifugio «Dom na Matajure», mentre quelli della sottosezione Cai «Valnatisone» salivano dal paese di Montemaggiore.
Ora con la pandemia molte manifestazioni sono state annullate,

Sneguročka leggenda russa

 

Sneguročka-leggenda russa

Quando ero bambina mi piacevano molto le leggende e favole russe.Una di queste è Sneguročka.

Sneguročka (in russo: Снегу́рочка?, pronuncia: [sʲnʲɪˈɡurət͡ɕkə]) o Snegurka (Снегу́рка), ovvero Fanciulla di neve o Nevina (dal russo sneg, "neve") è un personaggio del folclore russo, che si ritrova in varie fiabe e leggende popolari.

A partire dall'epoca sovietica, tale figura è stata associata anche al periodo natalizio, e al Capodanno in modo particolare, dove compare come nipote del portatore di doni Nonno Gelo (Ded Moroz).[1][2][3][4]

Il personaggio, riconducibile probabilmente a credenze pagane degli antichi Slavi[1], divenne popolare nel XIX secolo grazie ad un'opera teatrale di Aleksandr Nikolaevič Ostrovskij.[1] Alla figura di Sneguročka sono state dedicate opere teatrali e musicali, film, ecc.[2]Sneguročka viene descritta come una bella ragazza dai capelli biondi a treccia, che porta un vestito azzurro bordato di pelliccia.[3]

Secondo la leggenda, Sneguročka sarebbe la figlia della Primavera e dell'Inverno[2] e fa la propria comparsa d'inverno, per poi fare ritorno nel lontano nord durante l'estate.[3] A lei è impedito di amare: se dovesse innamorarsi, il suo corpo si scioglierebbe come neve.[2]

Come accompagnatrice di Nonno Gelo, vive insieme a lui a Velikij Ustjug e distribuisce regali ai bambini.


Una leggenda[1] racconta che Sneguročka era la figlia di due persone che non riusciavano ad avere figli e, per questo motivo, decisero di "fare" una figlia con della neve.[1] Un giorno, Sneguročka, che d'estate si sentiva sempre triste, andò in un bosco con altre ragazze per raccogliere dei fiori; le ragazze accesero poi un falò, attorno al quale si misero a saltare: lo fece anche Sneguročka, che però si sciolse diventando una nuvola.[1]

Un'altra leggenda[5] racconta che Sneguročka era la figlia della Fata Primavera e del Vecchio Inverno e che Jarilo, il Sole, l'aveva condannata a morire se mai si fosse innamorata di qualche ragazzo; per questo motivo, viene tenuta a lungo nascosta dalla madre. Un giorno però Sneguročka conosce Mizgir', il fidanzato della sua migliore amica e se ne innamora, ricambiata: questo sentimento però costa la vita a Sneguročka, che si scioglie colpita da un raggio di sole; Mizgir', affranto dal dolore, decide di togliersi la vita, gettandosi in un lago.

https://it.wikipedia.org/wiki/Sneguro%C4%8Dka



TRAMONTO in Benecia

 


da https://ispirazionezero.tumblr.com/post/636338001675452416/from-dark-to-light

GLI STRUCCHI dolci natalizi delle Valli del Natisone/Nediške doline


 Gli Strucchi

Gli strucchi sono dei golosissimi fagottini, piccoli scrigni di assoluta bontà, ideali per rallegrare tutte le festività, in particolare il Natale. Questi dolci sono tipici della Valli del Natisone, piccolo territorio del Friuli Venezia Giulia a ridosso del confine sloveno. Assieme alla gubana, con cui hanno in comune il classico ripieno, venivano prodotti già nel 1409. Documenti storici riportano che all’arrivo di Papa Gregorio XII, in quel di Cividale del Friuli, ricchi banchetti venivano preparati con le migliori pietanze e tra i dolci erano sempre presenti gubane e strucchi. Fino a metà del secolo scorso queste piccole delizie venivano preparate esclusivamente tra le mura domestiche. Nel tempo, con l’aumentare del flusso turistico, grazie alla bellezza di queste vallate incontaminate e della nota Cividale longobarda, i forni artigianali locali iniziarono a commercializzare ottenendo immediatamente un grandissimo successo, tanto da diventare simbolo dolciario del territorio.

continua https://www.lidentita.it/regioni-in-tavola-friuli-venezia-giulia-gli-strucchi/

Rosa Fabregat




Il 30 dicembre è morta nella sua casa di Lleida la poetessa catalana Rosa Fabregat. Farmacista, si appassionò alla letteratura pubblicando una dozzina di romanzi e una dozzina di libri di poesia, oltre a racconti, saggi e articoli su testate di Barcellona e di Lleida. Molte delle sue poesie celano sotto un’apparenza chiara significati esperienziali intensamente sentiti, conflitti emotivi, cambiamenti e processi vitali. La poesia è stata dunque per lei il mezzo per trascenderli e per liberarsi.

FIGLIO

Figlio,
tu sei la vita che sale
su una sedia.
Io
sono la sedia
su cui sale
una vita che comincia.

(da Stelle, 1978)

GIOCHI

Due lune d'argento,
- bicchieri dolci -
mi allungano gli occhi
con luce elastica.

Il disco bianco della notte
scivola a poco a poco
nell'oscurità
finché non si scioglie:
gioca con lo spazio.
Il disco bianco dell'orologio,
gemello dell'altro,
occhio luminoso del campanile,
incastonato nella pietra,
pieno di ingranaggi,
gioca con il tempo.

(da Tempo del corpo e tredici lune fragola, 1980)

da https://cantosirene.blogspot.com/2025/01/rosa-fabregat.html

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