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IVAN TRINKO

IVAN TRINKO
padre della Benecia

mercoledì 8 gennaio 2025

Cronaca provincia Udine

 




Un bambino di 9 anni, Mattia Cossettini, residente a Tricesimo, in provincia di Udine, è morto in seguito a un malore improvviso mentre si trovava con i genitori in vacanza a Marsa Alam, in Egitto.Il padre ha detto che ci sono stati ritadi nei soccorsi.

Pignarul di Tarcento

Il proverbio friulano della settimana
di Vita nei campi
“La Pifanie se an cjate a puarte vie, se no, an puarte” ovvero l’Epifanie se ne trova la porta via, se no, ne porta. “L’Epifania se ne trova (verosimilmente neve) la porta via, se no, ne porta altra.

Le previsioni per il 2025 di Tarcento, lette dal fumo del Pignarul grant, parlano di un anno di sacrifici, ma non privo di opportunità


Pignarul grant a Tarcento, le previsioni: «il 2025 sarà un anno di sacrifici»


NATALE ORTODOSSO A TRIESTE NELLA CATTEDRALE DI SAN SPIRIDIONE


Questa mattina, al risveglio, i fedeli di Trieste e del Friuli-Venezia Giulia di religione serbo-ortodossa si sono scambiati l’antico augurio di “Hristos se rodi!” (è nato Cristo), ricevendo in risposta “vaistinu se rodi!” (è nato per davvero). È in questo modo che prende il via la celebrazione del Natale, fissata al 7 gennaio secondo l’antico calendario giuliano...continua
piste sci a Tarvisio



La nazionale di sci giovanile Saudita a Tarvisio per allenarsi

Si tratta della nazionale giovanile di sci e snowboard dell'Arabia Saudita, un progetto che mira, in un futuro non lontanissimo, a portare il regno nel mondo degli sport invernali.Il gruppo, interamente minorenne, è composto da ragazze e ragazzi di Gedda e Riyad.
Giovani di famiglie benestanti, ancora grezzo tecnicamente ma che ha iniziato a sciare presto sulle nevi dei resort più esclusivi delle alpi.La nutrita presenza di ragazze, provenienti da un paese dove fino a pochi anni fa per le donne era addirittura vietato guidare, è una spia di come i tempi stiano cambiando, almeno per le elite. Il fatto che per essere intervistate abbiano tutte scelto di togliersi il casco e lasciare scoperto il capo, un sorprendente segnale di integrazione
fonte web

martedì 7 gennaio 2025

GENNAIO

 

GENNAIO prende il nome dal dio romano Giano, rappresentato con due volti, uno che guarda l’anno nuovo e l’altro che guarda l’anno vecchio.

Dono fattogli da Saturno, dio dell’agricoltura, che, spodestato dal figlio Giove, trovò ospitalità e accoglienza presso Giano, condividendo con lui la regalità e portando l’età dell’oro. Nel mito Giano avrebbe regnato come primo Re del Latium fondando una città sul monte Gianicolo e donando la civiltà agli Aborigeni, suoi originari abitanti. Con la ninfa Camese avrebbe generato numerosi figli, tra i quali il dio Tiberio, signore del Tevere.

Perché è il primo mese dell’anno?

Fin quando i romani utilizzarono il calendario lunare, l’anno iniziava a marzo, in concomitanza con l’equinozio di primavera, e gennaio e febbraio non esistevano. Fu Numa Pompilio, il secondo dei 7 re di Roma, a introdurre i due mesi mancanti, gli unici interamente invernali. Fu poi dopo la riforma di Giulio Cesare del 46 a.C. che il mese di gennaio divenne il primo dell’anno. La scelta di questa data non era casuale: era un omaggio al dio Giano, una figura mitologica con due volti, che simboleggiava sia il passato che il futuro, un concetto perfetto per celebrare il nuovo anno. Un momento di “passaggio”, anche metaforico, che venne probabilmente accettato nel mondo cattolico da papa Gregorio XIII e riconosciuto convenzionalmente come momento iniziale dell’anno nuovo. Perfino Sant’Agostino ne parla ne La città di Dio come del custode dei “passaggi”, terreni e ultraterreni, materiali e immateriali

Il significato simbolico di gennaio

La fine del vecchio e l’inizio del nuovo anno sono simbolicamente una porta, il punto di congiunzione di un ciclo infinito di morte e rinascita che l’essere umano ha da sempre utilizzato per dare senso alla propria vita. Il trascorrere degli anni segna i passaggi della propria storia, sono le pietre miliari tra i «Farò», «Ho fatto» e i «Dovrei fare», quelli che vengono sono le speranze di cambiamento, redenzione, quelli passati sono orgoglio, rimpianto o opportunità di crescita. Nella mitologia la divinità che incarna questo passaggio è Giano, Ianus in latino, dio bifronte che trova il suo antenato nell’etrusco Culsans.

Giano era uno straniero, originario della Tessaglia ed esiliato a Roma, dove sarebbe stato accolto favorevolmente dal re Camese, il quale avrebbe diviso il proprio regno con lui. Giano avrebbe allora costruito una città sulla collina che avrebbe preso il nome di Gianicolo in onore del dio. Quella di Giano, nelle narrazioni, rappresenta l’ideale dell’Età dell’oro fatta di onestà tra gli uomini, abbondanza e pace profonda. Giano avrebbe inventato l’uso delle navi e quello della moneta e avrebbe incivilito le selvagge popolazioni del Lazio che non conoscevano le città, le leggi, né la coltivazione del terreno. Il suo apporto per il progresso dell’umanità sarebbe stato talmente importante da spingere i romani a divinizzarlo dopo la sua morte.

Era considerato iniziatore di ogni cosa, dio del passaggio di una simbolica porta che poteva chiudere e aprire. Il mese di gennaio prende il nome da questa divinità e da questa credenza. Nel culto privato, Giano era invocato ogni mattina come «Pater matutinos». Era anche invocato prima di avvenimenti importanti quali raccolti, matrimoni e nascite. La casa di Giano, che si trovava nel foro romano, era un piccolo edificio quadrato di bronzo con porte a ogni estremità. Tra di esse c’era una statua con due facce che guardavano nelle direzioni opposte: veniva aperto con una cerimonia formale prima di una guerra e le porte rimanevano aperte fino a quando le armate erano in campo, per permettere al dio, in caso di necessità, di intervenire nella battaglia. Nell’arte romana era raffigurato come un portinaio con bastone e una chiave in mano e due facce barbute poste una contro l’altra che guardano in direzioni opposte.

Continua...https://www.savonanews.it/2025/01/04/leggi-notizia/argomenti/curiosita/articolo/gennaio-origine-e-curiosita-sul-primo-mese-dellanno-1.html#goog_rewarded



CITAZIONE

  La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare.

(Pietro Calamandrei)

Jan Baudouin de Courtenay tou Terski Dolini anu Reziji

an Niecisław Baudouin de Courtenay (Radzymin, Polonia, 13 marzo 1845 - Varsavia, 3 novembre 1929) è stato un importante linguista dell'Impero Russo. Nel 1873, a ventotto anni, discese per la prima volta in Italia per compiere delle ricerche su quelli che allora erano noti come "gli Slavi d'Italia" e su cui c'erano ancora pochissimi studi. I più importanti, infatti, si devono proprio a Baudouin de Courtenay, che dopo quel primo viaggio tornò altre dieci volte nelle nostre zone. Egli è tuttora il più prolifico ricercatore sulle nostre parlate, essendosi occupato in maniera completa, oltre che delle Valli del Torre, anche di quelle del Natisone e, soprattutto, della Val Resia.
In questo filmato realizzato nel 2021 intervistiamo la Dott.ssa Liliana Spinozzi Monai, a cui si deve la riscoperta della figura stessa di Baudouin, la sua valorizzazione e la pubblicazione di una considerevole parte delle sue ricerche che sarebbero, altrimenti, andate irrimediabilmente perdute. Gina Moderiano ha letto per noi i testi stessi trascritti da Baudouin a Platischis nel 1873 e nel 1901 ove si è, in entrambi i casi, confrontato con il suo coetaneo Giovanni Cormons, un abitante del posto che con lui si è confidato. Intervengono poi la Prof.ssa Benacchio dell'Università di Padova, esperta di fenomeni legati al contatto linguistico, in questo caso tra lingue slave e romanze, e il Prof. Han Steenwijk, sempre dell'Università di Padova, autore della Grammatica Resiana e tra i massimi esperti mondiali di parlata.

lunedì 6 gennaio 2025

IL RESIANO E' UN DIALETTO SLOVENO

 


A Resia si parla il resiano, dialetto appartenente alla famiglia dei dialetti sloveni, in particolare, oggi, dei dialetti del Litorale (primorska narečna skupina). Lo sloveno è una delle lingue slave meridionali. Il resiano si è sviluppato dallo stesso slavo alpino, che sta alla base dello sloveno di oggi. Nel Medioevo il resiano faceva parte del raggruppamento dialettale sloveno detto carinziano (koroška narečna skupina). Dal XV secolo in poi, dopo l’annessione del Friuli alla Repubblica di Venezia, i legami di Resia con la Carinzia si indebolirono a favore, invece, di quelli verso il litorale adriatico. Del resiano, nel tempo, si sono sviluppate quattro principali varianti: di Stolvizza/Solbica, Oseacco/Osoanë, Gniva/Njïwa e San Giorgio/Bila. Il dialetto è stato trasmesso prevalentemente in forma orale. Dal XVIII secolo si hanno i primi scritti in dialetto: preghiere, dottrine, canti e prediche, che sono soprattutto opera dei sacerdoti resiani operanti a Resia dal XVII secolo. Dagli anni Settanta del XX secolo ad oggi sono in atto molte iniziative volte alla conservazione del resiano, grazie anche alle leggi di tutela delle minoranze linguistiche storiche presenti in Italia. Resia è infatti inserita, secondo le leggi statali, tra i comuni della fascia confinaria della Regione Friuli Venezia Giulia ove è storicamente insediata la minoranza linguistica slovena.

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http://www.dom.it/izvor-rezijanskega-narecja_perche-il-dialetto-resiano-e-sloveno/

BUON 6 gennaio

 

Particolare dell'Adorazione dei Magi di Gentile da FabrianoGalleria degli Uffizi.

L'Epifania (nome completo: Epifania del Signore[2]), nota anche come Festa dell'Epifania o Santa Teofania nell'Oriente cristiano, è una festa cristiana che si celebra il 6 gennaio di ogni anno per commemorare la manifestazione (teofania) di Gesù Cristo come Dio Figlio incarnato. Nel cristianesimo occidentale, commemora principalmente la visita e l'adorazione dei Magi al Bambino Gesù, e quindi la manifestazione fisica di Gesù Cristo ai Gentili. Mentre in Oriente ricorda il battesimo di Gesù nel fiume Giordano e il miracolo delle nozze di Cana.[3][4][5] Fa parte del periodo natalizio.

fonte wikipedia



  • Tanti auguri per una Buona Epifania, sperando che la Befana ti porti solo amore, felicità e serenità

I re Magi – Gaspare, Melchiorre e Baldassarre – alla fine trovarono Maria e suo figlio Gesù, davanti al quale si inchinarono.

In alcune regioni italiane, la figura della Befana è legata a tradizioni pre-cristiane, come quelle legate alla celebrazione del solstizio d'inverno. In queste tradizioni, la figura di una vecchia che portava doni o benedizioni ai villaggi rappresentava una figura legata alla fertilità, alla natura e al ciclo dell'anno. 
La Befana fascista, poi divenuta Befana del duce o Natale del duce, è stata una celebrazione benefica in favore dell'infanzia delle classi meno abbienti, istituita dal fascismo per il giorno dell'Epifania.

Gianni Rodari, Alla Befana

Mi hanno detto, cara Befana,
che tu riempi la calza di lana,
che tutti i bimbi, se stanno buoni,
da te ricevono ricchi doni.

Io buono sono sempre stato,
ma un dono mai me l’hai portato.
Anche quest’anno nel calendario
tu passi proprio in perfetto orario,
ma ho paura, poveretto,
che tu viaggi in treno diretto:
un treno che salta tante stazioni
dove ci sono bimbi buoni.

Io questa lettera ti ho mandato
per farti prendere l’accelerato!
O cara Befana, prendi un trenino
che fermi a casa d’ogni bambino,
che fermi alle case dei poveretti
con tanti doni e tanti confetti.


  • I tre santi Re Magi(Heinrich Heine)
    I tre santi Re Magi dall’Oriente
    Chiedono in ogni piccola città:
    “Cari ragazzi e giovinette, dite,
    la strada per Betlemme è per di qua? ”
    Ma i giovani ed i vecchi non lo sanno
    E i tre Re Magi sempre avanti vanno;
    ma una cometa d’oro li conduce
    che lassù chiara e amabile riluce.
    La stella sulla casa di Giuseppe
    Ecco s’arresta: là devono entrare.
    Il bovetto muggisce, il bimbo strilla,
    e i tre Re Magi prendono a cantare.



domenica 5 gennaio 2025

La leggenda della bora





 Impossibile non menzionare la Bora parlando di questa bellissima regione, che ospita la straordinaria città di Trieste. Proprio su questo forte vento, che influisce pesantemente sul clima locale, c’è una famosa leggenda.

Vento padre dei venti, che era solito girare il mondo in compagnia dei suoi figli. Tra questi vi era Bora, la più bella. Un giorno giunsero ad un altopiano verdeggiante, che ripido scendeva verso il mare. La bella Bora cominciò a giocare con le nuvole, allontanandosi dal padre e dai suoi fratelli. Trovò una caverna e senza alcun timore, proprio come un bimbo che gioca immerso nella natura, vi entrò. Fu così che incontrò un uomo, essere che Bora non aveva mai visto prima: si trattava dell’argonauta Tergesteo. Fu amore a prima vista. I due giovani vissero felici in quella grotta sette giorni di amore e di travolgente passione.

Bora non avvisò il padre Vento, che preoccupato aveva già iniziato a cercare la prediletta figlia. Dopo alcuni giorni di ricerche la trovò e vedendola abbracciata a Tergesteo si arrabbiò a tal punto che si scagliò contro l’uomo, lo gettò con violenza contro le pareti della grotta, uccidendolo. Bora scoppiò in un singhiozzo talmente disperato che ogni sua lacrima iniziò a trasformarsi in pietra. Fu così che il prato verde dell’altopiano venne completamente ricoperto da un manto di pietre: ecco spiegata anche la formazione del Carso, da un punto da un punto di vista leggendario.

l padre Vento ordinò a Bora di ripartire, ma lei distrutta dal dolore non ne volle sapere. Così Odino ordinò a Vento di ripartire da solo e di lasciare la figlia nel luogo che aveva visto nascere e morire il suo grande amore. Madre Natura, dispiaciuta per la morte di Tergesteo fece nascere il sommacco, che da allora colora di rosso l’autunno carsico. È stato il sangue del giovane ad impietosire Madre Natura.

Mare ordinò a Onde di ricoprire il corpo di Tergesteo di conchiglie, stelle marine e alghe, dando vita, nel tempo, ad una collina sulla quale gli uomini costruirono un Castelliere, che, ingrandendosi, divenne città chiamata Tergeste in ricordo di Tergesteo, oggi Trieste. Ancora oggi Bora si trova qui perché Terra le concesse di regnare sul luogo della sua disperazione e Cielo di rivivere ogni anno alcuni giorni del suo amore: sono proprio questi i giorni in cui la bora soffia impetuosa. Oggi, si parla di bora “chiara” quando Bora è fra le braccia del suo amore; “scura” quando attende di incontrarlo.

dal mio vecchio blog

https://www.ilcomuneinforma.it/viaggi/7295/leggende-del-friuli-venezia-giulia/#La_leggenda_della_Bora




sabato 4 gennaio 2025

DAN EMIGRANTA 6 GENNAIO 2025 A CIVIDALE


  Nel giorno dell’Epifania, alle ore 15. nel teatro “Ristori” a Cividale, avrà luogo la 61ª edizione del “Dan emigranta”, la più grande e più importante manifestazione degli sloveni di Benecia, Resia e Valcanale, nella quale si fa il punto della situazione della minoranza slovena in provincia di Udine, presentandone i successi, le difficoltà e le attese. La organizzano la Confederazione delle organizzazioni slovene (Sso) e l’Unione economico-culturale slovena (Skgz) sotto il patrocinio del Comune di Cividale. A nome delle organizzazioni slovene parlerà Anita Bergnach dell’associazione “don Eugenio Blanchini”. Interverrà anche Stojan Pelko del comitato organizzatore di “Nova Gorica-Gorizia 2024”. Canteranno il gruppo vocale della scuola bilingue e il duo “Gushi”. La compagnia teatrale della Benecia porterà in scena la commedia “Oštarica”, versione in dialetto sloveno beneciano di “Die Wirtin” del drammaturgo austriaco Peter Turrini. 

dal dom

Riti epifanici in Friuli

  


La messa dello spadone è una celebrazione liturgica rituale che si svolge ogni anno il 6 gennaio nel duomo di Cividale del Friuli.

Questo rito, unico nel suo genere, ha origine nel 1366, ai tempi del patriarca Marquardo di Randeck (1296 – 1381) ed era volto ad affermare il potere spirituale, militare e civile conferito dall’imperatore al patriarca sulla Patria del Friuli.

Il decano del capitolo di Cividale, che per l’occasione porta un elmo piumato (una riproduzione, l’originale è andato perso nel settecento), regge una spada con la quale saluta il popolo vibrando tre colpi in aria, per poi riporla nel fodero. La spada, lunga 109 cm, è quella che fu donata dai cividalesi al patriarca al suo ingresso in città, sull’elsa reca la scritta AN MCCCLXVI DIE VI IUL TEM. RE MARQUARDI PATR.

La messa viene celebrata in latino ed è accompagnata da antichi canti aquileiesi. La messa è seguita poi da un corteo storico medievale, al quale prendono parte i figuranti del Palio di San Donato, rievocazione storica medievale estiva che si tiene a Cividale del Friuli ogni anno.

In quest’occasione si riuniva il Parlamento della Patria del Friuli.

da wikipedia

Messa del tallero

da wikipedia


La messa del tallero, la cui origine risale probabilmente al medioevo, quando il Friuli era governato dal Patriarca, viene celebrata ogni 6 gennaio a Gemona.

Durante la funzione religiosa la comunità civile, rappresentata dal sindaco, alla fine di un corteo che parte da palazzo Boton, sede del comune, attraverso via Bini, arriva fino all’altare del duomo, dove offre un dono concreto alla comunità religiosa, nella persona dell’arciprete, nella forma di un tallero d’argento di Maria Teresa d’Austria coniato nel 1780, come segno di sottomissione del potere temporale a quello spirituale. Il rituale, celebrato proprio nel giorno dell’Epifania potrebbe anche simboleggiare i doni che i magi portarono a Gesù .

La prima testimonianza scritta del rituale, presente nell’Archivio di Stato di Udine, è del notaio Gio Maria Rossi, attivo a Gemona nella metà del XVIII secolo, il quale riporta che almeno dal 1760 “[I rappresentanti della comunità] il giorno dell’Epifania, venivano incensati doppo che si portarono all’altare al baccio della pace ed a fare offerta al reverendissimo signor arciprete“. Il rito è dunque precedente l’introduzione in Friuli della moneta oggi utilizzata (arrivata a Gemona probabilmente a seguito del Trattato di Campoformio e conseguente passaggio del Friuli all’Arciducato d’Austria), al posto della quale dovevano essere utilizzate altre monete.


A Bardo/Lusevera si allestisce il POLOVIN




Falò, Pignarûl, Foghera: l’Epifania in Friuli. Dove andare e cosa fare il 5 e 6 gennaio 2025


 Tarcento
 L’Epifania è una delle festività più sentite in Friuli Venezia Giulia, un’occasione che unisce antiche tradizioni religiose e rituali popolari. In tutto il territorio, dalle montagne alle pianure, si celebrano riti propiziatori, falò, manifestazioni storiche e appuntamenti religiosi. 

Il Pignarûl Grant di Tarcento

Tarcento, uno degli eventi più attesi dell’Epifania è l’accensione del Pignarûl Grant a Coia, il 6 gennaio. Questo tradizionale falò propiziatorio è il centro della festa. La giornata inizierà presto con la marcialonga “Atôr pai Pignarui” alle 8.30, seguita dalla fiaccolata delle 18.15 che condurrà il Vecchio Venerando alla collina di Coia. Il rito culminerà con l’accensione del Pignarûl alle 19, un evento atteso da tutta la comunità. Il fumo che si alza dal falò sarà interpretato per predire il futuro del nuovo anno, a seconda della sua direzione. A seguire, ci sarà una serie di eventi e spettacoli, tra cui il tradizionale Palio dei Pignarulârs, la corsa con i carri infuocati. La serata si concluderà con i fuochi d’artificio e un concerto.

fonte https://www.nordest24.it/eventi-epifania-friuli-2025/



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