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Qui si parla del Friuli multietnico, dei luoghi,foto,video curiosità,articoli dai giornali e tanto altro.E’ una regione a Statuto speciale tutelata dalla legge per le minoranze linguistiche che prevede cartellonistica plurilingue,leggi speciali,scuole con l’insegnamento delle lingue minoritarie,radio,Tv giornali ecc.

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I. Nievo

traduttore

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martedì 23 settembre 2025

E' AUTUNNO


 L'estate è finita. L'equinozio d'autunno, infatti, quest'anno cadrà il lunedì 22 settembre alle ore 20:19 (ora italiana). Da quel giorno in poi, quindi, cambieremo stagione e, in particolare, nell'emisfero boreale (il nostro) questa data segnerà la fine della stagione estiva e l'inizio dell'autunno, mentre in quello australe accadrà l'inverso, ossia prenderà il via la stagione primaverile. Ma in cosa consiste esattamente e che succede durante questa giornata?

Gli equinozi

La Terra è inclinata sul proprio asse e ciò significa che il Sole illumina maggiormente l'emisfero settentrionale o meridionale a seconda di dove si trova il nostro pianeta lungo la sua orbita. Tuttavia, in due momenti dell'anno il Sole illumina equamente l'emisfero settentrionale e meridionale. E sono proprio questi istanti (e non giornate) che chiamiamo equinozi, termine che deriva dal latino aequus nox, ossia “notte uguale” (al giorno). In altre parole, i raggi solari cadono esattamente perpendicolari all'asse terrestre, inclinato di circa 23 gradi rispetto al piano dell’orbita che il nostro pianeta descrive intorno al Sole. In questa giornata, le ore di buio e di luce sono approssimativamente uguali in ogni parte del mondo.

L'equinozio d'autunno

Come vi abbiamo già raccontato, l'equinozio d'autunno non cade sempre lo stesso giorno. Il motivo risiede nel fatto che la durata di un anno solare, ovvero 365 giorni, non corrisponde all'anno siderale, cioè al tempo impiegato dalla Terra per compiere un giro della sua orbita intorno al Sole, che è invece di circa 6 ore più lungo. Per far tornare i conti e apparare questa differenza, ci siamo inventati gli anni bisestili, con un giorno in più ogni quattro anni. In questo modo le stagioni rimangono coerenti, ma le date degli equinozi sono variabili. Nel caso dell'equinozio d'autunno la data può variare tra il 21 e il 24 settembre, e per quest'anno è fissato esattamente per le 20:19 del 22 settembre.

Quando comincia l'autunno?

Esistono tre modi principali per definire l'autunno: astronomico, meteorologico e fenologico. Dal punto di vista astronomico, le quattro stagioni ruotano attorno agli equinozi e ai solstizi. Tuttavia, come raccontano gli esperti del Royal Museums Greenwich, c'è un dibattito tra chi intende l'equinozio o il solstizio come l'inizio della stagione e coloro che sostengono che rappresentino la metà della stagione. Al contrario, i meteorologi dividono le stagioni in periodi di tre mesi interi in base alle temperature medie mensili, e su questa base i mesi autunnali per l'emisfero settentrionale sono settembre, ottobre e novembre. Infine, c'è il fenologico, che si basa sui cosiddetti indicatori fenologici, ossia una serie di segnali ecologici e biologici, come la caduta delle foglie e la migrazione degli uccelli.

da wired

lunedì 22 settembre 2025

proverbio friulano

 






Il proverbio friulano della settimana

Cidivòc, tant il dí e tant la ǧnòt. Quando fiorisce il colchico, o zafferano bastardo, giorno e notte sono lunghi uguali; cioè all’equinozio d’autunno che cade domani.

SLANA SKUTA/RICOTTA SALATA


 La slana skuta, una ricotta quasi dimenticata

di Michela Urbano
La nostra regione è un vero e propio patrimonio di saperi e peculiarità culinarie,
molte delle quali quasi dimenticate.
Oggi vi racconto di un viaggio nelle Valli del Natisone, più precisamente la mia
destinazione è stata Bizonta di Pulfero. Lì ad aspettarmi, ho trovato la Signora
Iolanda Iussa.
Iolanda, è una signora d’altri tempi, la vita non le ha mai fatto sconti ma propio per
questo, ascoltare i sui racconti intrisi di ironia è stato un po' come viaggiare,
accanto a lei, oltre i confini e le ideologie.
Tra i vari racconti di cucina e non solo, ho trovato particolarmente interessante per
questa rubrica un’antica pratica, con la quale si conservava la ricotta.
Ve la racconto, così gli appassionati di fermentazioni, potranno provare a farla:
Procuratevi della ricotta fresca di malga, potete anche mescolare ricotta vaccina
con ricotta ovina per avere un gusto più ricco. Unite il 2% di sale fino integrale non
iodato, pepe a piacere. Mescolate ben bene e pressate il composto all’interno di
un barattolo pulito e asciutto che avrete precedentemente sanificato.
Riempite il barattolo fin quasi all’orlo, lasciando un paio di centimetri al massino di
vuoto e assicurandovi che nella ricotta non vi rimangano intrappolate bolle d’aria.
Coprite con un telo pulito e fissatelo con un elastico.
Lasciate fermentare per due settimane sgocciolando l’acqua in eccesso che si
formerà.
Trascorso il tempo necessario conservatela in frigorifero.
La crema che si ottiene ha un sapore acido e pepato, sicuramente non per tutti ma
Iolanda dice che a piccole dosi può dare un tocco in più a delle uova al tegamino,
a delle patate lesse, sulla polenta abbrustolita e perchè no, su un più moderno
crostino.
La “slana skuta” così si chiama questa ricotta fermentata racconta bene come il
sapere trovasse un tempo largo impiego nelle materie di facile reperibilità e
nell’esigenza di conservare quanto più possibile i beni di prima necessità.
Non solo, la slana skuta racconta anche la storia di luoghi in cui il confine è una
linea, più o meno simbolica, tracciata da uomini mentre la conoscenza e la
condivisione delle pratiche culinarie sono un’espressione di unione e condivisione.
Basta infatti valicare il monte Matajur per assaporare in Slovenia la stessa ricetta di
“slana skuta”. da Vita nei Campi


domenica 21 settembre 2025

PORDENONELEGGE finale


 PORDENONE – Per il gran finale della 26^ edizione di pordenonelegge, domenica 21 oltre 80 incontri, più di 250 protagonisti. Tra le grandi anteprime internazionali con gli occhi puntati sull’’uscio della storia’, nel segno del romanzo strettamente legato al tempo che viviamo.

Arriva, con un visto speciale, lo scrittore ucraino Oleksii (Aleksej) Nikitin e presenta Di fronte al fuoco (Voland): la saga familiare dedicata alla figura leggendaria del campione di pugilato ebreo-ucraino Il’ja Gol’dinov – e alle sue vicissitudini dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale. Una storia vera, ricostruita sulla base di documenti dei servizi segreti ucraini desecretati dopo il 2011, ambientata in un paese da sempre crocevia di culture e di etnie, oggi al centro del conflitto che sconvolge l’Europa e il mondo (ore 12, Auditorium Istituto Vendramini, con Laura Pagliara). È l’intensa storia di due madri e di un bambino che fuggono dall’Ucraina appena invasa, al centro del nuovo romanzo di Viola Ardone Tanta ancora Vita, in uscita per Einaudi Stile Libero il 23 settembre. Un canto a tre voci capace di scardinare la solitudine e ricomporre la speranza (ore 15 Capitol, intervistata da Alberto Garlini, co-curatore del festival).

FAVOLE DI REZIJA

 monte bucato CANIN

Di JakobZ – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1575243


I protagonisti maggiormente presenti nelle favole della Val Resia sono la volpe / lisïca ed il lupo / uk. Ma vi sono anche favole con protagonisti altri animali: la lepre / zec, il gallo / pitilen, il cane / päs, il gatto / tuca, l’orso / midvëd ed altri ancora.

Vi sono fiabe di re, principi e principesse.

Non mancano racconti sul Dujak, l’essere selvatico, la Dujačesa, la sua compagna e la Dujačesica, la loro piccola. Abitano i nostri boschi e si esprimono con un proprio linguaggio, a noi sconosciuto. Tra i protagonisti delle fiabe vi sono anche esseri come la Gardinica, il cui nome deriva dall’aggettivo gärd, ‘brutto’.
Altri esseri leggendari sono Dardej Löl kutleć. L’erculeo Dardej viene ancora oggi ricordato per aver aiutato gli stolvizzani a non perdere i pascoli del monte Sart / Särt, mentre Löl Kutleć è ricordato per la sua forza.
A Stolvizza sono ancora oggi note la leggenda della Kodkodeka che incendiò la sua casa e quindi tutto il paese e quella del monte Grad/Castello.
Tra i canti narrativi vanno ricordati quelli mitologici come Sveti sinti Lawdić Linčica Turkinčica. Il primo narra la ricerca da parte di san Davide del padre, della madre e dei fratelli nell’inferno e della loro salvezza grazie al suo intervento; il secondo invece ha come protagonista Matjaž, unǵarski kraj, il re Mattia d’Ungheria che riuscì a fuggire dalle prigioni turche grazie all’aiuto di Linčica Turkinčica, figlia del sultano turco che lo segui nel suo regno e lì sposò il suo terzo figlio. Degno di nota è la presenza in valle di canti e racconti con protagonista la Lepa Vida, qui in valle nota come Lipa LinaLipa Wïda, che similmente a kraj Matjaž occupa una posizione centrale nella tradizione culturale slovena anche letteraria. Molto noti ancora oggi in valle sono i canti narrativi con tema religioso quali Tïčica Arlïčica Sveti sint’Antunišić.

https://rezija.com/it/ass-culturale-museo-della-gente-della-val-resia/sezione-del-museo-dedicata-al-patrimonio-di-narrativa-orale/i-racconti-ed-il-loro-protagonisti/#:~:text=I%20protagonisti%20maggiormente%20presenti%20nelle%20favole%20della%20Val,%2F%20tuca%2C%20l%E2%80%99orso%20%2F%20midv%C3%ABd%20ed%20altri%20ancora.

Un giorno il diavolo si è trovato sul Monte Santo di Lussari con la Madonna. Incominciò a prenderla in giro; le disse che non era vero che lei faceva miracoli. La sfidò in una gara di volo affermando che non sarebbe arrivata prima sul colle di Castelmonte.La Madonna sorrise. Incominciarono a volare e il diavolo, che credeva di essere furbo, volava raso terra e quando giunse sul Canin non si accorse della montagna che egli trovò di fronte. Non potendola evitare, urtò contro con le corna e la sua testa dura e si ritrovò dall’altra parte tutto intontito. Si riprese e continuò la corsa ma quando giunse sul posto, trovò la Madonna che lo aspettava. Il diavolo, con tanta rabbia in corpo, prese la via del ritorno e, passando vicino al “Monte che aveva forato”, gli mandò una infinità di imprecazioni.

Favola tratta da: Leggende della Valle di Resia e del Monte Canino di Vidoni — La Panarie 1935.







Uomo del mio tempo di Salvatore Quasimodo



Sei ancora quello della pietra e della fionda,

uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
– t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero,
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
quando il fratello disse all’altro fratello:
“Andiamo ai campi”. E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.

sabato 20 settembre 2025

A PORDENONELEGGE

 dom 21 set

11:00

Pordenone, Palazzo dei Libri, Palazzo Montereale Mantica (Sala Caminetto)

Le fiabe sugli animali e di magia in Val Resia

Pordenone | Palazzo dei Libri, Palazzo Montereale Mantica (Sala Caminetto)

Incontro con Luigia Negro e Roberto Dapit. Presenta Martina Kafol

La narrazione popolare in Val Resia vanta una storia ricca e profonda. Il suo vasto patrimonio viene da anni trascritto e studiato, anche grazie alla collaborazione tra Editoriale Stampa Triestina e istituti di ricerca in Italia e Slovenia. Quali sfide pone una tradizione orale in resiano, lingua oggi a rischio? Le fiabe ci mostrano che le differenze arricchiscono, ma che il cuore dell’infanzia parla tutte le lingue.

POSTI LIMITATI SENZA PRENOTAZIONE

21 settembre giornata internazionale della PACE


 La Giornata internazionale della pace viene celebrata il 21 settembre di ogni anno. È stata istituita il 30 novembre 1981 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite tramite la risoluzione 36/67.

L'Assemblea dichiarò che il Giorno sarebbe stato osservato, il terzo giovedì di settembre ogni anno, come un giorno di pace e di non-violenza, e volse un invito a tutte le nazioni e persone a cessare le ostilità durante il giorno. La risoluzione invitava tutti gli stati membri, organizzazioni del sistema delle Nazioni Unite, organizzazioni regionali e non governative ed individui a commemorare il giorno in maniera appropriata, sia attraverso l'educazione e la consapevolezza pubblica, sia nella cooperazione con le Nazioni Unite per la pace globale.

Dopo una campagna di Jeremy Gilley e della organizzazione Peace One Day, 7 settembre del 2001 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò la risoluzione 55/282 tramite la quale dichiara che, a partire dal 2002, la Giornata Internazionale della Pace sarà celebrata il 21 settembre di ogni anno, e questo sarebbe diventato il giorno del Cessate il fuoco.

Nel 2005 si tenne una cerimonia al "Peace Bell" alle Nazioni Unite a New York.

L'osservanza della giornata mondiale per la pace sta cominciando ad essere sempre più diffusa, soprattutto nelle scuole con attività volte alla Pace.

L'11 ed il 21 settembre 2003, il network MyPacis.com ha ospitato un "Blog carnival for peace". Lo scopo di questo blog è di simulare discussioni e trovare risposte per realizzare la vera pace nel mondo. da wikipedia

IL MONTE MATAJUR

 

Di Petar43 - Opera propria, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=12716990

Il Matajur (detto anche Monte ReMatajûr in friulanoBaba in dialetto sloveno locale) è una montagna delle Prealpi Giulie alta 1.641 m s.l.m. che si trova nella parte orientale del Friuli, sovrastando la città di Cividale.

Storia

Si ritiene che il Matajur fosse scalato dal re longobardo Alboino quando, giunto in prossimità dell'Italia, lo risalì per ammirare le fertili pianure friulane che stava per invadere.

L'altura del Matajur, nel corso della prima guerra mondiale, fece parte dell'ultima linea di difesa italiana approntata dalla 2ª Armata per la protezione della pianura friulana in caso di sfondamento dei reparti combattenti nelle posizioni avanzate. Il monte passò alla storia in quanto, nel corso della battaglia di Caporetto, il tenente Rommel, il futuro feldmaresciallo, ne conquistò la cima.

Il 24 ottobre 1917, dopo un lungo bombardamento, il tenente Rommel, a capo di sei compagnie tedesche, lanciò una veloce offensiva, con la tattica dell'attacco a sorpresa, sul Colovrat e in breve tempo ne conquistò le cime. Invase quindi la vallata di Savogna ed attaccò il Matajur, difeso dalla Brigata Salerno.

Dopo 52 ore di marce sfibranti ed audaci combattimenti, ne conquistò la vetta facendo quasi 9000 prigionieri ed un enorme bottino di materiale bellico. L'avanzata del tenente Rommel fu uno dei più importanti episodi della battaglia di Caporetto perché fu determinante per la tragica ritirata italiana. Dal Matajur, Rommel proseguì, attraverso Longarone, la sua veloce avanzata fino al fiume Piave. da https://it.wikipedia.org/wiki/Matajur