DARIA MENICANTI
DICEMBRE
(da Ultimo quarto, 1990)
Daria Menicanti (Piacenza, 6 aprile 1914 – Mozzate, 4 gennaio 1995) è stata una poetessa e traduttrice italiana.
https://cantosirene.blogspot.com/2024/
Qui si parla del Friuli multietnico, dei luoghi,foto,video curiosità,articoli dai giornali della minoranza slovena e tanto altro.Nella mia regione si parla il friulano,lo sloveno e il tedesco.E’ una Regione a Statuto speciale tutelata dalla legge per le minoranze linguistiche che prevede cartellonistica plurilingue,leggi speciali,scuole con l’insegnamento delle lingue minoritarie,trasmissioni radio e Tv giornali ecc
(da Ultimo quarto, 1990)
Daria Menicanti (Piacenza, 6 aprile 1914 – Mozzate, 4 gennaio 1995) è stata una poetessa e traduttrice italiana.
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Di professione insegnante, ai tempi dell'occupazione italiana di Lubiana conobbe il militare italiano Vojmir (Guerrino) Tedoldi, con il quale si sposò nel 1943. Trasferitasi in Italia con il marito, dopo la Liberazione svolse importanti funzioni nelle organizzazioni slovene di allora delle Valli del Natisone, in particolare nella Demokratična Fronta Slovencev (Fronte Democratico degli Sloveni). Dal 1948 iniziò a collaborare con la stampa, dapprima con la Soča e successivamente con il quotidiano di Trieste Primorski dnevnik. In quegli anni si impegnò anche con la Dijaška Matica, organizzazione a favore dei bambini della Slavia Friulana che frequentavano le scuole con lingua d'insegnamento slovena a Trieste e a Gorizia. Nel 1950 fu tra i promotori del giornale Matajur[1], di cui divenne direttore responsabile suo marito e al quale fece da braccio destro, in quanto essendo autodidatta egli non parlava fluentemente la lingua slovena. Il primo numero del giornale uscì il 3 ottobre del 1950, stampato a Gorizia presso la tipografia Lukežič, dove Jožica si recava con il treno per la correzione delle bozze. Il Matajur a quel tempo non aveva corrispondenti, e così Vojmir e Jožica percorrevano la Slavia Friulana a cercare notizie e reportage[2]. Redasse il Matajur fino al 1973, quando la testata venne cambiata in Novi Matajur e cambiarono sia l'editore che il direttore. Continuò a collaborare con il Novi Matajur per molti anni[3], fino alla morte. Con la collaborazione di Tedoldi e Jožica Miklavčič venne costituito nel 1955, nel primo anniversario della morte del sacerdote Ivan Trinko, il Circolo Culturale Ivan Trinko a Udine, di cui Jožica fu responsabile fino al trasferimento del circolo a Cividale del Friuli.
da wikipedia
Diretti dall’archeologo Uroš Košir, gli scavi sono stati realizzati dalla ditta Augusta, portando alla luce alcuni elementi di varie parti della struttura, tra cui le fondamenta e il minareto.
Appena terminate le analisi successive ai rilevamenti, inizierà il procedimento per riconoscere la moschea di Log pod Mangartom quale struttura storica di particolare importanza per la Comunità islamica di Slovenia e per il patrimonio culturale della Repubblica di Slovenia.
dal Dom
Il campo di Gonars, costruito appena fuori dall'omonimo abitato in un terreno lungo la Napoleonica, era costituito da due recinti distinti a circa un chilometro uno dall'altro, il campo A e il campo B, il quale a sua volta era diviso in tre settori, Alfa, Beta e Gamma. Era circondato da un alto filo spinato, con torrette di guardia con mitragliatrici e potenti fari che lo illuminavano a giorno.
Il campo era stato costruito nell'autunno del 1941 in previsione dell'arrivo di prigionieri di guerra russi, ma non fu mai utilizzato per questo scopo.[2] Nella primavera del 1942 invece fu destinato all'internamento dei civili all'interno della “Provincia di Lubiana”, rastrellati dall'esercito italiano in applicazione della Circolare 3C del generale Roatta, comandante della 2ª Armata, nella quale si stabilivano le misure repressive da attuare nei territori occupati e annessi dall'Italia.
Le due massime autorità civili e militari della Provincia di Lubiana, l'Alto Commissario Emilio Grazioli e il generale Mario Robotti, comandante dell'XI Corpo d'armata, attuarono le misure repressive: così ci furono fucilazioni di ostaggi, incendi di villaggi e deportazioni di popolazioni intere. Nella notte tra il 22 e il 23 febbraio del 1942 la città di Lubiana fu circondata interamente da filo spinato, tutti i maschi adulti furono arrestati, sottoposti a controlli e la gran parte di essi fu destinata all'internamento. In breve anche le altre città della "provincia" subirono la stessa sorte.[3]
Gli arrestati furono portati nel campo di concentramento di Gonars, dove nell'estate del 1942 erano presenti già più di 6000 internati, ben oltre le possibilità ricettive del campo, che era allestito per meno di 3000 persone.[5] A causa del sovraffollamento, delle precarie condizioni igieniche e della cattiva alimentazione, ben presto si diffusero varie malattie, come la dissenteria, che cominciarono a mietere le prime vittime.[6][7]
In questo primo periodo nel campo si trovarono concentrati intellettuali, insegnanti, studenti, operai e artigiani; quindi tutti coloro che erano considerati potenziali oppositori e tra essi c'erano anche molti artisti che alla detenzione nel campo hanno dedicato molte delle loro opere. Sotto pseudonimo erano internati anche esponenti del Fronte di Liberazione sloveno, che sarebbero poi diventati dirigenti della Resistenza jugoslava.[6] Alcuni di essi nell'agosto del 1942 organizzarono una fuga dal campo, scavando una lunga galleria sotto la baracca XXII.[8] Dopo la fuga, la gran parte degli internati fu trasferita in altri campi che nel frattempo erano stati istituiti in Italia, in particolare a Monigo, a Chiesanuova e a Renicci nonché a Visco, in provincia di Udine, a pochi chilometri da qui. continua continua qui ...https://it.wikipedia.org/wiki/Campo_di_concentramento_di_Gonars
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