Il proverbio friulano
Il frico (nell'originaria pronuncia friulana fricò) è un piatto a base di formaggio di varie stagionature, accompagnato nella sua versione morbida da patate e cipolla. Considerato la preparazione più tipica del Friuli e della cucina friulana, è riconosciuto tra i prodotti agroalimentari tradizionali friulani e giuliani. È diffuso anche nella vicina Slovenia ed in Carinzia, dove prende il nome di frika.
Questo piatto è stato descritto per la prima volta con il nome di "caso in patellecte" dal maestro Martino da Como, cuoco del patriarca di Aquileia, cardinale Ludovico Trevisan, nella sua opera De Arte Coquinaria verso la metà del XV secolo. Fino alla fine dell'Ottocento il termine in uso aveva l'accento sull'ultima vocale: fricò. Tra la metà Ottocento e soprattutto nel Novecento la lingua italiana ha contaminato il friulano parlato ed, essendo rare in italiano le parole tronche, gradualmente l'accento venne retrocesso.
Si tratta di formaggio cotto in padella con burro o lardo. Si presenta in due versioni: friabile o morbido.
Entrambi si possono servire sia come antipasto che come secondo. Sebbene oggi il frico sia visto come un piatto festivo, tradizionalmente la sua preparazione era finalizzata al recupero dei ritagli di formaggio (strissulis), sottili strisce dall'aspetto simile a mozzarella, parte in eccesso dopo la sagomatura delle forme di formaggio.
Il frico friabile o croccante è molto sottile ed è fatto di solo formaggio (generalmente montasio) che viene fritto nel suo burro. Facile da sagomare è ottimo per delle terrine di funghi o fonduta di montasio. Può essere servito anche come snack.

Il frico morbido si prepara con del formaggio, patate, cipolle (di solito varietà dorata), si presenta come una grossa frittata ed è servito con la polenta.
Si prende del formaggio stagionato (montasio, latteria o malga) da 6 a 12 mesi e lo si grattugia o si taglia a pezzi. Si fa scaldare una padella di ferro unta leggermente (o un tegamino antiaderente) e vi si sparge in uno strato sottile ed uniforme una manciata di formaggio, le cipolle e le patate (a seconda delle dimensioni della padella e della quantità di formaggio, lo strato sarà pressoché circolare con un diametro dai 10 ai 15 centimetri). Si schiaccia con una paletta per far uscire il grasso in eccesso e, quando è dorato, lo si stacca con cura (per non romperlo) dal tegame e lo si fa rosolare dall'altro lato. Togliere dalla padella e far raffreddare su una carta assorbente da cucina.
Ne risulta un biscotto di formaggio friabile e molto saporito. Nella tradizione la cottura avveniva sulla stufa a legna; su fuochi a gas o elettrici si ottengono comunque ottimi risultati.
Il frico è offerto in quasi tutte le sagre in Friuli ed ha anche due eventi dedicati: uno a Carpacco di Dignano, la cosiddetta Sagre dal frico, e uno a Flaibano, il festival A tutto frico..., dove se ne prepara anche una versione tipica locale con le erbe e una piccante.[senza fonte] A Tolmino, in Slovenia, ogni anno viene organizzato il Frika Fest.
Da Wikipedia
È stato autore di vari romanzi e antologie di racconti di successo, tra i quali Bar Sport, Elianto, Terra!, La compagnia dei celestini, Baol, Comici spaventati guerrieri, Saltatempo, Margherita Dolcevita, Spiriti, Il bar sotto il mare e Pane e tempesta. I suoi libri sono stati tradotti in più di 30 lingue. Ha collaborato con i settimanali L'Espresso e Panorama, con i satirici Cuore e Tango, i mensili Il Mago (dove esordì e dove pubblicò a puntate parte di Bar Sport) e Linus, i quotidiani la Repubblica e Il manifesto.
Autore televisivo, fu "battutista" di Beppe Grillo agli esordi: sua la celebre gag del teorema "Pietro Longo=P2" per la quale L'Umanità, l'organo del PSDI, chiese senza successo alla commissione parlamentare di vigilanza Rai la rimozione di Grillo dalla tv di Stato[3]. Nel 1989 con Umberto Angelucci diresse il film Musica per vecchi animali, tratto dal suo romanzo Comici spaventati guerrieri e interpretato da Dario Fo, Paolo Rossi e Viola Simoncioni, ma già due anni prima era stato sceneggiatore di un altro film, Topo Galileo di Francesco Laudadio, interpretato dall'amico Beppe Grillo e musicato da Fabrizio De André e Mauro Pagani. Con il jazzista Umberto Petrin è autore di Misterioso. Viaggio nel silenzio di Thelonious Monk. Dal 1998 al 1999 ha diretto la collana editoriale “Ossigeno”, per la quale è comparso anche come autore del racconto Il più veloce del cosmo, all'interno dell'Albo avventura N 1 (1998), nonché nell'inedito ruolo di fumettista nell'Albo avventura N 2 (1999).
Scuola dell'infanzia ha 3 classi ed è frequentata da 59 bambini.
Scuola primaria 82 alunni
12 in prima
22 in seconda
15 in terza
12 in quarta
21 in quinta
Scuola secondaria inferiore64 alunni
BUON ANNO SCOLASTICO AD ALUNNI E INSEGNANTI!
«Questo territorio ha grande potenzialità delle produzioni di qualità che hanno anche un’importante valenza di carattere turistico – ha proseguito Zannier –. Recuperare i castagni diventa anche un fattore paesaggistico e di richiamo per i turisti che vanno in cerca di peculiarità anche dal punto di vista delle produzioni tipiche. Bisogna realizzare, però, un progetto generale di crescita del territorio che deve avere un retroterra economico e professionale. E voglio rassicurare che il sostegno della Regione non mancherà, come è stato negli anni scorsi».
Un invito pienamente colto dal presidente dellaComunità di montagna del Natisone e Torre,Antonio Comugnaro. «Il castagno fa parte dellanostra storia e tradizione – ha sottolineato – e ha contribuito al sostentamento di molte generazioniprima della grande emigrazione e dell’abbandono a partire dagli anni ’50. Ora il castagno, con una visione moderna e attuale, può diventare il simbolo di un riscatto economico e di una rinascita».
Il direttore dell’Ersa, Michele Fabro, ha illustrato i risultati del progetto, che ha portato al recupero di due castagneti storici a Tercimonte di Savogna e a Cravero di San Leonardo, alla realizzazione di un castagneto razionale di nuovo impianto a Becis di San Pietro al Natisone e alla distribuzione di centinaia di piantine di castagno ai cittadini che ne hanno fatto richiesta. Sorprendenti i risultati, sia in termini di quantità, qualità e tipicità del frutto, con la certificazione da parte dell’Università di Torino di 7 genotipi autoctoni e tipici delle Valli del Natisone ora iscritti nel Registro naturale dei Fruttiferi. «Abbiamo dimostrato alle istituzioni e soprattutto gli agricoltori che si può tornare a produrre castagne di qualità – ha spiegato Fabro – e che le varietà autoctone hanno delle ottimepotenzialità commerciali non solo come frutto ma anche come prodotti derivati, come le farine di castagna».
Durante la visita al castagneto razionale di Becis, il frutticoltore Massimiliano Famea di Pulfero ha anche esemplificato con numeri molto interessanti l’investimento fatto. «Il primo guadagno si vede dal quinto anno dalla piantumazione – ha spiegato Famea – e per un ettaro è preventivabile in 20 mila euro (dalla vendita di castagne fresche non trasformate, ndr). L’impianto del frutteto, compresa la recinzione a prova di cinghiali, costa 15 mila euro, l’impianto di irrigazione 2500 euro. L’impegno è minore di quello che necessita un meleto, ma bisogna comunque seguirlo, potare periodicamente la pianta perché mantenga la forma ottimale per massimizzare i frutti, fare i trattamenti e mantenere basso il manto erboso attorno ai castagni». (I. G.) dal dom