Le aree interne montane, colpite da gravi fenomeni di spopolamento, diventino «zone franche» con agevolazioni ed esenzioni fiscali, semplificazioni burocratiche, incentivi ai giovani che vogliono intraprendere attività economiche, in primis l’agricoltura, e sostegni alle famiglie che decidano di trasferirvi la residenza. Lo aveva proposto, in occasione della visita a S. Pietro al Natisone della presidente della Repubblica di Slovenia, Nataša Pirc Musar, Antonio Comugnaro, presidente della Comunità di montagna del Natisone e Torre. Le sue parole, il 29 novembre scorso, hanno trovato una importante eco non solo nell’Assemblea italiana della Confederazione italiana agricoltori (una delle principali organizzazione di categoria degli imprenditori del settore primario), ma anche nelle parole che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato per l’occasione: «Lo spopolamento delle aree interne e montane può essere contrastato da rigenerazioni agricole. Produzioni innovative possono dare occasioni di impiego ai giovani».
«La società intera deve essere consapevole e accompagnare l’impegno dei produttori agricoli. La salubrità dei cibi che mangiamo, la qualità dei prodotti destinati al mercato, l’integrità e la cura di territori che costituiscono la nostra bellezza e ricchezza passano dal quotidiano lavoro e dalle capacità progettuali del mondo dell’agricoltura», ha concluso il Capo dello Stato.
L’appello della Cia – che nella Slavia è rappresentata dalla Kmečka zveza –, non è estemporaneo; diverrà presto una precisa proposta politica da sottoporre al governo Meloni. «Ѐ ora – ha affermato Cristiano Fini, presidente nazionale della Cia – di passare dalle parole ai fatti, con la predisposizione di una strategia unica a livello nazionale che arresti lo spopolamento in queste zone, che soffrono, come ha sottolineato Mattarella, per la rarefazione dei servizi, lo smantellamento delle vecchie infrastrutture e una generale margi-nalizzazione che mette a rischio il 60% del territorio italiano, incidendo negativamente sui diritti di cittadinanza di circa 13 milioni di nostri concittadini, molti dei quali sono imprenditori agricoli».
Le aree interne, secondo Fini, hanno una valenza sia ambientale che sociale, «e devono essere in grado di incrementare le proprie condizioni economiche per poter sopravvivere e resistere all’impatto dei cambiamenti climatici, contrastando il dissesto idrogeologico. Sono prioritari gli interventi a tutela delle infrastrutture e dei servizi di prossimità, una gestione adeguata della risorsa acqua, l’equo accesso a istruzione e sanità e il superamento delle difficoltà di accesso a internet e al mondo digitale».
Per Fini, bisogna, inoltre, incentivare l’abitabilità di ciascuna zona periferica e di montagna, ma servono misure di fiscalità agevolata e norme che favoriscano l’accesso al credito e alla liquidità, in grado di innescare davvero il ricambio generazionale. «Investire sulle zone rurali è un’urgenza sociale – ha concluso Fini – oltre che economica, perché la produttività agricola è anche custode della cultura e delle nostre tradizioni, oltre che garante della sicurezza alimentare».
Una iniziativa importante per la Slavia Friulana, che merita di essere rilanciata e sostenuta politicamente a tutti i livelli e da tutti gli schieramenti, per ridare un futuro alla nostra terra e alla nostra comunità. Per dare una svolta al secolare processo di spopolamento. (Roberto Pensa)
Olga, your post is interesting. I read the text with great interest. Olga, you mentioned simplified bureaucracy - I don't hate bureaucracy!!! There is way too much bureaucracy in our lives!!!!!!!
RispondiEliminaOlga, I salute you and I wish you a good new week.
E' importante incentivare le attività economiche legate ai territori montani. Sono certo che il governo sarà sensibile a questa iniziativa.
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