Cerca nel blog

questa sono io

questa sono io
CI

Lettori fissi-grazie❤️

post/commenti-Penelope

Benvenuti!
Nel blog ci sono
post
e commenti
 
 
Penelope ♥

Modulo di contatto

Nome

Email *

Messaggio *

mio profilo

La mia foto
Più lingue conosci più vali! (proverbio sloveno)

mio motto

mio motto
mio motto

pallone aerostatico

pallone aerostatico
benvenuti a casa mia!

i miei blog

i miei blog
foto

Benecia e dintorni

Benecia e dintorni
benecia e dintorni

post recenti

n °visitatori

traduttore

seguimi/iscriviti

seguimi/iscriviti
ISCRIVITI

commenti recenti

lanterna

IVAN TRINKO

IVAN TRINKO
padre della Benecia

iolecal

Iole

Banner del telaio

Elise

Elise
grafica

la VOS dai FURLANS

DanyGraphic

domenica 26 gennaio 2025

I FRIULANI



I friulani sono un popolo che vive in Friuli ecco alcune caratteristiche

gran lavoratori (una volta perchè oggi i giovani aspettano la manna dal cielo come ovunque)

diffidenti,ma se ti conoscono danno anche l'anima

generosi,individualisti e introversi

decisi , testardi




Un friulano non si ferma quando è stanco...
Si ferma quando ha finito!


PROVERBI(da wikipedia)

Al fàle àncje il predi sul altâr.
Sbaglia anche il prete sull’altare.

Prime di dî di nò, viôt se tu pûs dî di sì, prime di dî di sì, pense sôre une dì.
Prima di dire di no, vedi se puoi dire di sì, prima di dire di sì, pensaci sopra un dì.

Une buine mâri e val plui di cent maestris!
Una buona madre vale più di cento maestre!

Al è lari tant cui ch’al robe, che cui ch’al ten il sac.
È ladro tanto chi ruba quanto chi tiene il sacco.

A l’è inutil insegnà al mus, si piart tiemp, in plui, si infastidis la bestie.
E’ inutile insegnare all’asino, si perde tempo e in più si innervosisce la bestia.

Mandi a ducj!!!


I krafi di nonna Chiara

 


Ingredienti: castagne lessate e passate come elemento principale, pane grattato e biscotti secchi abbrustoliti nel burro, fichi secchi, prugne secche, uvetta ammollata nel ruhm, cioccolato fondente grattugiato, amaretti, grappa, pinoli, mandorle e nocciole pestati (in realtà la frutta secca è a gusto e non troppa) poco zucchero, miele.

 Si cuoce brevemente in pentola antiaderente il composto e lo si fa riposare affinché i vari gusti si amalgamino e si riconoscano. Poi si riscalda e si assaggia ripetendo l' operazione fino al raggiungimento del sapore caratteristico. Si prepara la pasta che io faccio così (variando un po' quella di mia nonna perché rimane più morbida).

 impasto 500gr farina forte con 250 gr di acqua tiepida, una nocina di burro e 3 gr. lievito birra fresco. Riposo una notte in frigo e un' oretta ambiente; stendo la pasta circa 3 mm. Con la farcia, detta pistum, formo cilindri di circa 7cm di lunghezza per un po' meno di 3 cm di diametro. La chiusura è particolare e andrebbe vista. Ogni kref viene bollito per qualche minuto in acqua leggermente salata.

ricetta di Prosnid/Prossenicco

da FB

BUON APPETITO/DOBER TEK!!!

Il campo di concentramento e il sacrario di Gonars (Giornata della memor...

sabato 25 gennaio 2025

Giulio Regeni: a 9 anni dal suo omicidio, la ricerca di verità e giustizia continua

 


Sono trascorsi nove anni da quando Giulio Regeni, un ricercatore italiano di 28 anni, è stato brutalmente ucciso in Egitto. Il suo corpo senza vita fu ritrovato il 3 febbraio 2016, ai margini di una strada del Cairo, con evidenti segni di tortura.


Da quel giorno, la sua famiglia e gli amici non si sono mai arresi nella ricerca di verità e giustizia. La loro richiesta è semplice: chi ha ucciso Giulio e perché?

Le indagini sull'omicidio di Regeni sono state lunghe e complesse. La procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio e tortura, contestando il coinvolgimento di alcuni esponenti dei servizi segreti egiziani.

A nove anni di distanza, la ricerca di verità e giustizia per Giulio Regeni è ancora in corso. È importante non dimenticare questo caso e continuare a chiedere che i responsabili siano individuati.




Web sul blog: La sfida cinematografica: scegli il tuo film prefe...

Web sul blog: La sfida cinematografica: scegli il tuo film prefe...: Invito a scegliere il vostro film preferito, tra questi cinque del sondaggio; inoltre voglio ricordare a tutti, che si può esprimere una sol...

Ogni merlo è un merlo | Storie per spiegare la Shoah ai bambini

Libro di Frediano Sessi

 

Vita di Laura Geiringer sopravvisuta ad Auschwitz

Sinossi

Il giorno e l'ora della liberazione dai campi di concentramento vengono spesso raccontati e rappresentati come un ritorno alla vita e la fine di atroci sofferenze. Non è stato così per molti dei prigionieri dei Lager, tanto meno per le poche donne scampate all'orrore. E non è stato così per Laura Geiringer, unica sopravvissuta della sua famiglia, tornata a casa con la consapevolezza di dover impiegare tutte le sue forze per ricominciare a vivere. La vergogna e il disgusto per quanto subito la spingono a tacere: chi le crederebbe? A chi parlare dei tremendi esperimenti che il professor Carl Clauberg conduceva sui corpi delle donne ad Auschwitz? Chi non aveva esperienza del Lager non poteva capire, forse non sarebbe nemmeno riuscito ad ascoltare. Unico sfogo per sfuggire al ricordo delle abiezioni di Birkenau è il diario di memorie a cui affida i suoi pensieri. Grazie a quelle parole, a nuovi documenti e a testimonianze inedite, Frediano Sessi ricostruisce la tragica storia di Laura e della sua famiglia, dalla serenità dell'infanzia all'ignominia delle leggi razziali; dalla tentata fuga a Gruaro alla detenzione a Venezia; dal tragico trasferimento ad Auschwitz sul medesimo convoglio di Primo Levi al tentativo di riprendere, dopo la liberazione, un'impossibile normalità. Accanto alle storie sia degli aguzzini sia delle compagne che con lei hanno condiviso torture e vessazioni, emerge con forza in queste pagine il desiderio di resistere con ogni mezzo a quel male assoluto.

  • ISBN: 8829789003
  • Casa Editrice: Marsilio
  • Pagine: 208
  • Data di uscita: 17-01-2025

giovedì 23 gennaio 2025

APROFONDIMENTO

 


Vietato fotografare Approfondimento

Negli anni Sessanta le strade del Friuli erano ancora accompagnate da minacciosi avvisi "Vietato fotografare". Alle servitù e ai cartelli materiali giustificati da presunte ragioni militari si aggiungevano divieti mentali non meno pervasivi, a tutela di confini guardiati con anche maggior cura. C'era un Friuli che non doveva essere mostrato: soggetti tabù, immagini da non divulgare, aspetti che era meglio nascondere sotto le pieghe. Resta esemplare la reazione del Messaggero Veneto al manifesto del "Gruppo friulano per una nuova fotografia", diffuso il 1 dicembre 1955 dai giovani spilimberghesi desiderosi di importare qui, in un Friuli provinciale e conformista, la lezione di "una fotografia asciutta", che andasse "diritta al nome delle cose". Arturo Manzano, autorevole critico d'arte, certo del plauso dei lettori, poteva ironizzare con titolo e sottotitolo: "Infelice annuncio dell'avvento di una "nuova fotografia". La presunzione al posto della conoscenza dei fatti e del doveroso rispetto delle persone".

I cartelli, quelli materiali e gli altri, pesavano soprattutto sul Friuli marginale; e come negli anni Cinquanta ci fu la protesta benpensante e cittadina contro le immagini "asciutte" che svelavano le valli prealpine del Friuli occidentale, così una decina di anni dopo toccò alle immagini delle Valli del Natisone di Riccardo Toffoletti. I due contesti erano egualmente problematici, antropologicamente "densi" per le caratteristiche di diversità e specificità, segnati da una condizione strutturale - economica e demografica - che li faceva pensare giunti al capolinea, in attesa del colpo finale.
Invece sono ancora là. Restano contesti non meno problematici di allora, così che la riproposta di immagini di quattro decenni fa non ha nulla di nostalgico o di artificioso; ma alle vecchie questioni non risolte se ne è aggiunta una nuova, ed è quella rappresentata proprio dal loro resistere: l'ostinata volontà di continuare ad esserci e a contare, nonostante tutto, con le proprie caratteristiche peculiari.
Fotoreportage definiva 40 anni fa Toffoletti il suo lavoro. L'indicazione del 'genere' chiariva di per sé la scelta di fotografare e proporre al pubblico un problema, non un ambiente caratteristico, con i suoi personaggi, non un paesaggio tipico; già la definizione affermava il legame con la tradizione fotografica impegnata e rinnovata, che fra i suoi propositi aveva la scelta di dar voce ai mondi marginali e subalterni. "Persone e non personaggi", diceva uno slogan. E siccome, a differenza dei personaggi che recitano copioni altrui, le persone parlano di sé e per sé, ecco che la fotografia diventava operazione complessa e richiedeva non solo scatti, ma anche ascolto e dialogo, anche osservazione partecipante, come si direbbe in antropologia. Da qui la scelta conseguente di utilizzare come didascalie proprio spezzoni di dialogo colti dal vivo: frasi capaci di esprimere dall'interno le diverse sfaccettature del problema rappresentato dalla situazione in cui versavano le Valli del Natisone.
Una didascalia mi ha colpito particolarmente; è una frase colta da Toffoletti a Mersino, interessante già dal punto di vista linguistico per lo sforzo di traduzione che rivela dal dialetto in lingua, ma forte come un macigno perché ha a che fare con la dignità e tocca proprio quella questione della "resistenza" che giustifica 40 anni dopo la riproposta delle immagini di allora e del dibattito che ne derivò: "A me non mi dice nessuno lei, così io non ci ho nessun rispetto anche di nessuno, perché tutti mi chiamano tu. Un rispetto deve avere anche altri di me! Ci vorrebbe più soldi e più rispetto".
Anche in Friuli il Novecento è stato il secolo che ha visto costituirsi in maniera vigorosa, e a contrasto con un folklorismo di maniera sempre risorgente, l'intreccio complesso e obbligato fra una etnologia fatta di parole e una etnologia fatta di immagini. Non c'è ambito dell'etnografia regionale che possa prescindere dai corredi fotografici, talvolta in maniera diretta e privilegiata (le forme dell'insediamento, l'architettura tradizionale, gli arredi interni, i saperi tradizionali e gli strumenti di lavoro, le forme della socialità e della ritualità comunitaria), in altri ambiti in maniera più complessa. Lo si vede bene ora, dopo che negli ultimi anni si è sviluppato un intenso lavoro di inventario, catalogazione e riproposta di fondi fotografici: strumenti indispensabili per una fondata e perfino sofisticata descrizione etnografica, capace di cogliere le specificità interne e i processi di trasformazione che nel corso del Novecento hanno determinato la messa ai margini del genere di vita tradizionale.
Ma oltre l'etnografia? Lavorando alcuni anni fa proprio nel Cividalese e cogliendo dalla voce dei protagonisti il durissimo prezzo pagato per passare dai campi ai cementifici locali fotografati da Toffoletti nel loro desolato abbandono, l'antropologo Douglas R. Holmes scriveva: "Per chi viene da fuori, italiano o straniero, il Friuli" - e al suo interno la Benecia tanto più - "è una zona non molto nota, e nemmeno è stata spesso meta di antropologi. Non sono stati ancora formulati interrogativi antropologici per affrontare il suo ingannevole carattere" (Disincanti culturali. Contadini-operai in Friuli, 1991). E' vero; ma buoni interrogativi antropologici intorno al "carattere ingannevole" vengono indirettamente formulati proprio da fotografie come queste, interessate meno ai paesaggi, ai mestieri, agli oggetti e alle forme tipiche, e più ai problemi. Fotografie non reticenti, proposte sapendo di toccare nervi scoperti e di violare il tabù imposto dal "Vietato fotografare", sapendo di attirarsi l'accusa di parzialità.
Mi è difficile oggi decifrare completamente la natura originaria dell'operazione. In quel 1968, probabilmente, era più forte di quanto non possa essere oggi l'illusione di riuscire a far parlare attraverso le immagini una realtà oggettiva. Ma anche allora la natura stessa del fotografare, fatta di scelte, non poteva che lasciare fra le mani la consapevolezza delle tante selezioni messe in atto e la coscienza del peso della soggettività all'interno del proprio lavoro di fotografo, anche quando voleva essere di polemica documentazione. Il "realismo ingenuo" era semmai di altri, meno consapevoli che basta cambiare punto di vista e inquadratura per mutare il significato; altri che pretendevano una fotografia "utilizzata anziché come illustrazione, come documentazione assoluta di una realtà, necessaria e oggettiva alla stregua di una tavola di risultati statistici". Trovo l'affermazione nell'anomalo e provocatorio catalogo che accompagnava, nel novembre di quel 1968, la presentazione del fotoreportage di Toffoletti a Udine, nella Galleria del Centro.
A incorniciare alcune delle foto, in quel catalogo sta infatti un singolare Rapporto antropogeografico firmato dall'architetto Giovanni Pietro Nimis. Leggendolo, si capisce come - miscelato alle fotografie - abbia potuto innescare un dibattito dai toni accesi, di cui fortunatamente resta traccia scritta. Episodio interessante, e non secondario, del Sessantotto udinese. Sullo sfondo di immagini asciutte e di didascalie cariche di interrogativi impliciti ed espliciti (basterebbe il confronto con il ricco e articolato repertorio di fotografie delle Valli di Mario Magajna, in quello stesso periodo), il Rapporto di Nimis aggiungeva benzina al falò: un breve profilo storico, la scelta di Savogna come comune-campione a cui riferire una batteria impietosa di tavole statistiche relative alle variabili demografiche, una proposta di soluzione ancora più impietosa delle tabelle.
A leggere quelle pagine oggi, 40 anni dopo, non si capisce bene se si tratta di un'analisi-proposta seria, pensata e formulata in termini realistici, o non piuttosto di una provocazione giocata sul paradosso, come un pamphlet settecentesco carico di ironia nei confronti della supponenza efficientista e arrogante della political arithmetic: il Mandeville della Modesta difesa delle pubbliche case di piacere, o meglio ancora lo Swift della Modest Proposal, con il suggerimento di risolvere il problema della fame delle famiglie d'Irlanda con la trasformazione in cibo dei figli bastardi. Là il problema dell'incremento demografico a fronte della fissità delle risorse, qui il fenomeno opposto di un drammatico decremento demografico giudicato irreversibile: con la proposta - seria, temo - di uno "spopolamento organizzato", di una eutanasia programmata, luciferinamente razionale. Soluzione ideale? Intervenire col bisturi, disgiungendo: che finalmente si separino montagna e montanari; che i montanari residui vengano fatti arretrare con decisione sulla linea di pedemontana, a Cividale e dintorni, così da ricavarne quel che ancora si può di utile e garantire servizi altrimenti impossibili; che l'ambiente così liberato dalle servitù di una comunità umana comunque segnata, venga riorganizzato in funzione del bisogno di natura e del loisir cittadino: paesi che si fanno villaggio turistico, l'ambiente che si trasforma in parco, e quant'altro.
Si capisce la reazione preoccupata, fra gli abitanti delle Valli, di quanti pur sottoscrivendo la crudezza dell'analisi e le imputazioni di colpa, si battevano perché i paesi delle Valli continuassero a esistere e fiorire. Nella trascrizione del dibattito udinese di quell'inverno del Sessantotto, le righe più belle che leggo sono di Paolo Petricig: là dove, giocando sul filo dell'ironia, afferma che quello di Nimis era sì "un importante contributo", ma solo "fino alla penultima pagina".
A ben pensare, quattro decenni dopo la situazione non è molto cambiata, almeno in termini di dibattito. In mezzo restano le foto, a testimoniare la perdurante gravità dei problemi e il difficile processo che dovrebbe permettere di tenere i piedi nella modernità senza trovarsi spinti ancora di più verso i margini; su un lato continua a collocarsi lo sguardo lucido e impietoso dell'efficientismo economico e tecnico esterno (con i piedi ben saldi nella palude della indecisione politica); sull'altro resta lo "sguardo interno" altrettanto lucido, ma pietoso, di chi non è disponibile a procedere per disgiunzioni, ma crede invece e chiede maggior attenzione alle correlazioni fra i tanti fattori in gioco. Non si tratta soltanto di tabelle, elenchi di dati, numeri; ma persone, relazioni fra persone all'interno delle comunità e fra comunità e ambiente, memorie, paesaggio, saperi, narrazioni, lingua, musica, arte, inventiva, sapori, sensibilità religiosa, e tanto altro ancora.
Mutata è la situazione di contesto più larga. Chiudendo il bel volume del 2001, edito per sua cura dalla Cooperativa Lipa (Valli del Natisone - Nediške doline), dedicato proprio a una riproposta globale della storia e cultura della Valli nel segno del rifiuto delle disgiunzioni e dell'attenzione invece ai legami, ancora Paolo Petricig richiamava le novità più significative. Se l'episodio del '68 si collocava dentro un quadro incorniciato dalle speranze e dai progetti (e dalle illusioni) maturati a seguito dell'istituzione dell'autonomia regionale, ora si tratta di pensare e progettare avendo alle spalle il Trattato di Osimo e gli atti che seguirono, le normative sulle minoranze linguistiche, il terremoto del '76 e la ricostruzione, la caduta del muro di Berlino, l'indipendenza della Slovenia e il suo ingresso nell'Unione Europea. Tutte opportunità nuove e "congiuntive". Se alle spalle delle Valli c'è una storia segnata dall'incombere del confine, ora alla gente delle Valli è chiesto di pensarsi in modo nuovo, in assenza di confine. Una bella scommessa.
Intanto, come per il fotoreportage di Toffoletti, la sfida ai diversi livelli del "Vietato fotografare" e il bisogno di dar senso alle immagini attraverso il dialogo con le persone ha segnato in questi anni anche il percorso dell'antropologia alpina e della miglior geografia umana. A dare significato alla ricerca e a dare altra leggibilità ai documenti che ne derivano è ora un atteggiamento nuovo, che Mauro Pascolini, proprio in riferimento alle Nediške doline, sintetizza bene così: "Si è soliti sempre risalire le valli, percorrendo a ritroso il territorio, privilegiando una visione che dalla pianura si rivolge alla montagna e codificando così un atteggiamento che da sempre è stato presente e che in qualche maniera è diventato, specie negli ultimi anni, una spia della sudditanza della montagna verso la pianura, o meglio della dominanza della forza economica e talvolta culturale del piano verso il monte. Il tentativo è quello di invertire la prospettiva e quindi di leggere il territorio cercando prima di tutto di far riemergere il senso di appartenenza e di identità che i luoghi generano".
"Un rispetto deve avere anche altri di me!": l'orgogliosa affermazione colta 40 anni fa da Riccardo Toffoletti a Mersino, fra uno scatto e l'altro, resta lezione fondamentale per ognuno che voglia mettere piede da quelle parti e desideri coglierne l'anima orgogliosa.


Gian Paolo Gri, docente di Antropologia culturale all'Università di Udine

LE STELLE ALPINE


 Negli anni 195O/1960 non so se qualcuno si ricorda ,le strade della Benecia (Slavia veneta) erano "abbellite"da cartelli in cui era scritto:"Vietato fotografare". A chi contravveniva a questo divieto venivano sequestrate e distrutte le foto e pagava un'ammenda. Tutto ciò era giustificato da motivi militari,per tutelare i confini.

Io facevo le scuole elementari e non avevo mai raccolto le stelle alpine,a quei tempi non era flora protetta.
Mio padre che conosceva molto bene la Val Torre ,su mia insistenza, un giorno di settembre mi portò in montagna per ammirare ed eventualmente cogliere stelle alpine.Mi portò veramente ,perchè gran parte del tragitto lo feci sulla sua schiena.Mi ricordo che c'erano bellissimi prati,galli cedroni , pernici ed altri uccelli. Trovammo le stelle alpine che immortalammo in belle foto che io non vidi mai.
Scesi a valle salimmo in auto e dopo un po' ci fermarono i Carabinieri che chiesero i documenti ed ispezionarono l'automobile.Sequestrarono il rullino della macchina fotografica ed il fatto seguì il suo iter.Dopo un po' di mesi arrivò la notifica:condannato a pagare 5.934 L. che per quegli anni era una bella cifra.Non c'erano segreti militari nelle foto,ma solo una bambina coi fiori,ma la legge era la legge ed andava rispettata.Fu un episodio che non scorderò mai!


 LA LEGGENDA DELLE STELLE ALPINE

“C’era una volta un Principe che viveva sulle Dolomiti: egli aveva tutto ciò che si potesse desiderare, eppure era Infelice. Il suo unico desiderio era andare sulla Luna.

Il Principe vagava di notte tra i boschi, illuminati dai raggi lunari, pensando solo ad arrivare sin lassù.. al Regno Della Luna. Una notte, sulla cima di una roccia incontrò 2 vecchietti, che confidarono al Principe di poter esaudire il suo più grande desiderio: salirono su una Nuvola e su’ verso cielo buio della Notte. Arrivarono al cospetto de Re della Luna e della Figlia : una fanciulla bellissima, con un abito bianco splendente, tessuto con i raggi Lunari.. Tra i capelli fiori, anch’ essi bianchi , Mai visti dal Principe sulla Terra: erano Fiori che crescevano solo sulla Luna. Il Principe innamoratosi della principessa  la chiese in sposa e insieme fecero ritorno tra le Dolomiti. La Principessa portò con sé, come ricordo del suo amato Regno, alcuni fiori Bianchi della Luna, a Lei tanto cari, che cominciarono poi a diffondersi su tutte le Alpi e furono chiamati STELLE ALPINE .

da https://www.agordinodoverinasconoledolomiti.it/la-leggenda-della-stella-alpina/


mercoledì 22 gennaio 2025

I segreti della Polenta coi "Polentârs di Verzegnis"




" STELUTIS ALPINIS"

Stelutis alpinis è un brano corale della tradizione friulana, composto da Arturo Zardini.



Leontopodium nivale subsp. alpinum (Cass.Greuter2003 è una sottospecie di pianta angiosperma dicotiledone della famiglia delle Asteraceae (sottofamiglia Asteroideae).









martedì 21 gennaio 2025

IL FRIULI VENEZIA GIULIA



fonte wikipedia

Vedute (dall'alto a sinistra in senso orario) di GoriziaPordenoneUdine e Trieste

 Il Friuli-Venezia Giulia .- Friûl-Vignesie Julie in friulanoFurlanija-Julijska krajina in slovenoFriaul-Julisch Venetien in tedesco, in sigla F-VG, FVG o in friulano F-VJ) è una regione italiana a statuto speciale dell'Italia nord-orientale di 1 194 521 abitanti, con capoluogo Trieste, composta da due regioni geografiche con caratteristiche storico-culturali diverse: la regione storico-geografica del Friuli, che comprende gli ambiti provinciali di PordenoneUdine e Gorizia, e la Venezia Giulia, che comprende (sovrapponendosi in parte) quelli di Trieste e di Gorizia.


lunedì 20 gennaio 2025

Starost nas na straše 2 /L' età non ci spaventa/ Beneško gledališče 2024

GIORNATA DEL RISPETTO


 Il 20 gennaio sarà celebrata per la prima volta la Giornata del Rispetto, istituita con la Legge 17 maggio 2024, n. 70. Questa ricorrenza è stata introdotta per sensibilizzare docenti e alunni contro il bullismo, il cyberbullismo e ogni forma di discriminazione, ed è dedicata alla memoria di Willy Monteiro Duarte, il giovane ucciso nel 2020 per aver difeso un amico.

In vista della giornata il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha inviato una nota a tutte le istituzioni scolastiche, richiamando il ruolo centrale della scuola nell’educazione al rispetto. 


"Per me quello che conta, in una persona, non è che sia ebrea o cattolica, ma che sia degna di rispetto. E sono convinta che non esistano le razze, ma i razzisti"
(Rita Levi-Montalcini)

fonte web

Il ghetto ebraico di Trieste

domenica 19 gennaio 2025

Chicory 'n' Coffee ( Čikorja an' kafe )

Le parole della settimana

 Cecilia Sala tornata a casa


La storia la conosciamo tutti.

Tregua per Gaza


ll cessate il fuoco sarebbe dovuto entrare in vigore alle 8.30 ora locale di oggi, domenica 19 gennaio (le 7.30 italiane), ma Hamas ha tardato nel fornire l’elenco dei prigionieri che ha in programma di rilasciare e così il premier israeliano Benjamin Netanyahu h dato ordine di riprendere i bombardamenti sulla Striscia. Almeno una decina di palestinesi sarebbero rimasti uccisi nei raid di stamattina, di cui sei a Gaza City.

https://www.tpi.it/esteri/striscia-di-gaza-accordo-israele-hamas-tregua-ultime-notizie-202501191157555/


Autopsia sul piccolo Mattia Cossettini

L'esame, richiesto dalla famiglia, chiarirà le reali cause della tagica morte. Venerdì il funerale del piccolo nel duomo di Tricesimo
https://www.ilfriuli.it/cronaca/effettuata-lautopsia-sul-corpo-del-piccolo-mattia-cossettini/

Aiuti per Gaza



PARTITO DA ,MONFALCONE UN CARICO DI 50 TONNELLATE PER GAZA

Si tratta di 50 tonnellate di materiale raccolto dalla Confraternita delle Misericordie: raggiungerà il porto israeliano di Ashdod via Limassol

E' partita infatti dal porto di Monfalcone una nave con oltre 50 tonnellate di beni di prima necessità, destinati alla popolazione martoriata dalla guerra israelo-palestinese. La Difesa ha garantito il supporto tecnico e operativo all’attività, sotto il coordinamento del Comando Operativo di Vertice Interforze. Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha autorizzato l’iniziativa, ha dichiarato: "L’Italia anche in questa occasione dimostra di essere al fianco di chi soffre e continuerà a fare tutto il possibile per dare speranza a chi, come a Gaza, vive momenti difficilissimi". 





 

LUTTO ONLINE COME SUPERARLO

  


 fonte

https://maridasolcare.blogspot.com/2024/05/lutto-20-come-esprimerlo-come-elaborarlo.html

 Adesso che la nostra vita è Onlife - per utilizzare la fortunata definizione con cui il professore Luciano Floridi ha espresso l’ormai inscindibile connessione tra vita fisica e virtuale – tra gli altri, sorge un nuovo problema: come esprimere ed elaborare il lutto per la dipartita delle persone conosciute e frequentate solo nel web? 

      Quando si scopre che un amico/a virtuale non c’è più, la fitta di dispiacere è forte: è la stessa sensazione fisica che ti attraversa quando scopri che è morto un/a  tuo/a vicino/a di casa… A comprova che i legami relazionali che si creano attraverso le comunicazioni virtuali - legami fatti di scambi intellettuali, di saluti cordiali, ma anche di condivisioni esperienziali ed emotive - non sono meno forti ed intensi di quelli che si stabiliscono tra vicini di casa.
     Forse non abbiamo ancora analizzato abbastanza le potenzialità relazionali, in positivo e in negativo, fornite dalla nostra vita onlife (“siamo probabilmente l'ultima generazione a sperimentare una chiara differenza tra offline e online”;  “le dicotomie scontate come quelle fra reale e digitale o umano e macchina non sono più sostenibili in maniera nitida”, affermano rispettivamente Luciano Floridi e Giorgio Fontana). La vita onlife è una vita sicuramente aumentata: l'aumento è arricchimento e peso insieme.
       Allora,  bisogna essere preparati agli incontri e anche alle dipartite, sul web spesso inspiegabili e improvvise, maggiormente che nel mondo solo fisico.
     Per una vecchia blogger come la scrivente (nel web ormai dal lontanissimo 2008) ci sono state svariate sparizioni senza spiegazioni: blogger scomparsi che, esagerando, si possono accostare ai ‘desaparecidos’ di cui non si hanno più notizie e la cui esistenza si dissolve nel nulla. E poi, purtroppo, ci sono le morti vere, annunciate da parenti degli scomparsi.
     Così, nel 2013, è stato doloroso sapere ufficialmente dallo zio che una blogger amica era morta suicida (quanto rammarico allora: avrei potuto scriverle qualcosa in più? Potevo esserle più vicina? Avevo la sua mail, avevamo anche una corrispondenza privata…). 
     Assai triste, qualche giorno fa, apprendere dai figli della morte improvvisa di Gus, blogger dal 2015, attento ed assiduo lettore del mio blog e io del suo.
     Ciao Gus: nel mistero insondabile dell’aldilà mi auguro che tu abbia potuto riabbracciare tua moglie che amavi tanto. Grazie per avere lasciato in questa dimensione una traccia gentile, intelligente e garbata.
Giorni fa abbiamo appreso della di

(Inserito in un commento del 27 febbraio scorso, in un mio post del giorno precedente in cui riportavo una poesia di Attilio Bertolucci (Assenza) per ricordare il compleanno mancato di mia sorella, Gus mi ha donato questa lirica assai toccante: 

L'assenza non è nulla.
Un tavolo poggiato contro l'oceano del silenzio,
dell'inchiostro, della carta.
Tutto è molto forte, la notte svanisce o
la notte viene, non ho paura.
La testa un po' inclinata, guardo solo il foglio di carta.
Le parole volano via e tu sei là. L'assenza non è nulla,
un po' di tempo purissimo per inventare domani.
L'assenza è un'assoluta neutralità, indifferenza,
quiete apparente, stasi, uniformità opalescente
e grigiore appena tiepido.
Io non c'entro nulla con le more nei boschi d'estate,
le conversazioni attorno al tavolo di cucina sgranando piselli,
il profumo delle mele in cantina,
la voce di chi si ama che dice più di
quanto dicano le parole,
il rosso cupo di un bicchiere di Porto da centellinare,
il lieve fruscio della dinamo contro la ruota
durante una pedalata notturna.
Istanti preziosi, che vanno colti nella loro
immediatezza e assaporati con tranquillità.
La Première gorgée de bière, Philippe Delerm

Lingua friulana a scuola: adesioni aperte per l’anno scolastico 2025

 

Dal 21 gennaio al 10 febbraio 2025, i genitori possono aderire all’insegnamento del friulano a scuola, un’opportunità per i bambini di crescere bilingui.



A partire dal 21 gennaio 2025, i genitori di Pordenone e del Friuli Venezia Giulia avranno la possibilità di aderire all’insegnamento del friulano per i propri figli, un’opportunità che si ripete annualmente e che quest’anno si estende fino al 10 febbraio. Il periodo coincide con l’iscrizione scolastica dei bambini, sia per la scuola dell’infanzia che per la primaria e la secondaria di primo grado. Per le famiglie che desiderano che i loro figli abbiano l’opportunità di apprendere questa lingua, il processo di adesione può essere effettuato online tramite il portale del MIUR o, per la scuola dell’infanzia, con un modulo cartaceo.

I vantaggi di un’educazione plurilingue

Nel corso dell’anno scolastico passato, il 78% delle famiglie ha scelto di inserire il friulano nel piano formativo dei propri figli, consapevoli dei numerosi benefici legati all’apprendimento di una seconda lingua. Gli studi scientifici, infatti, confermano che l’apprendimento di una lingua regionale come il friulano non solo favorisce la crescita culturale, ma ha anche vantaggi cognitivi e linguistici significativi. I bambini che studiano il friulano, infatti, sviluppano migliori abilità logico-matematiche, una capacità superiore di apprendimento delle lingue straniere come l’inglese, e potenziano le loro facoltà creative.


A partire dal 21 gennaio 2025, i genitori di Pordenone e del Friuli Venezia Giulia avranno la possibilità di aderire all’insegnamento del friulano per i propri figli, un’opportunità che si ripete annualmente e che quest’anno si estende fino al 10 febbraio. Il periodo coincide con l’iscrizione scolastica dei bambini, sia per la scuola dell’infanzia che per la primaria e la secondaria di primo grado. Per le famiglie che desiderano che i loro figli abbiano l’opportunità di apprendere questa lingua, il processo di adesione può essere effettuato online tramite il portale del MIUR o, per la scuola dell’infanzia, con un modulo cartaceo.



I vantaggi di un’educazione plurilingue

Nel corso dell’anno scolastico passato, il 78% delle famiglie ha scelto di inserire il friulano nel piano formativo dei propri figli, consapevoli dei numerosi benefici legati all’apprendimento di una seconda lingua. Gli studi scientifici, infatti, confermano che l’apprendimento di una lingua regionale come il friulano non solo favorisce la crescita culturale, ma ha anche vantaggi cognitivi e linguistici significativi. I bambini che studiano il friulano, infatti, sviluppano migliori abilità logico-matematiche, una capacità superiore di apprendimento delle lingue straniere come l’inglese, e potenziano le loro facoltà creative.


Lingua friulana a scuola: aperte le adesioni 

Un percorso didattico che valorizza la lingua friulana

L’insegnamento del friulano non sottrae tempo ad altre materie scolastiche. Infatti, è previsto un percorso di almeno 30 ore all’anno, che si inserisce nel 20% del curriculum scolastico che le scuole possono personalizzare in base alle proprie esigenze. Ciò significa che l’insegnamento del friulano arricchisce l’offerta formativa senza compromettere gli altri aspetti dell’educazione scolastica.

fonte https://www.nordest24.it/lingua-friulana-scuola-adesioni-2025/


blog dedicato ai miei genitori

blog dedicato ai miei genitori
dedicato a loro

osservatorio balcani e caucaso

amici

amici
plurietnico

internazionale

internazionale
internazionale

disclaimer

farfalla

christine

SLOvely eu

SLOvely eu
sito per chi ama la Slovenia