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IVAN TRINKO

IVAN TRINKO
padre della Benecia

mercoledì 23 ottobre 2024

Storia del Friuli

 


La popolazione italica originaria del territorio delimitato ad ovest dal fiume Livenza, a nord dalle Alpi carniche, ad est dalle Alpi Giulie e dal fiume Timavo, a sud dal Mar Adriatico, era quella degli Euganei di origine pre-indoeuropea, di stirpe affine a quella dei Liguri Ingauni i cui insediamenti assunsero nella zona la forma dei castellieri, costruiti in prevalenza su isole fluviali e costituiti da una o più cinte murarie concentriche dalla forma quadrangolare, all'interno delle quali si sviluppava l'abitato. Fra il X e il VII secolo a.C. a tale popolazione si sovrapposero i Veneti di origine forse illirica e provenienti dalla regione danubiana, ai quali si sostituirono nel V secolo a.C. i Carni popolo di origine celtica che introdussero, nei territori da loro occupati e in quelli limitrofi, nuove e avanzate tecniche di lavorazione del ferro e dell'argento.

L'attuale Friuli fu successivamente colonizzato dai Romani (a partire dal II secolo a.C.) e venne profondamente influenzato dalla civiltà latina, grazie anche alla presenza dell'importante centro di Aquileia, quarta città d'Italia e fra le principali dell'impero, capitale della X Regione augustea Venetia et Histria. Gli scavi archeologici effettuati, con particolare riferimento all'estensione delle mura e dell'agglomerato interno alle stesse, ci danno una chiara immagine del suo eccezionale sviluppo urbano e demografico. Ancor oggi Aquileia è, insieme a Ravenna e Brescia, il massimo sito archeologico dell'Italia settentrionale. La città era inoltre importantissimo porto fluviale sull'allora fiume Natissa, snodo dei traffici adriatici verso l'Europa settentrionale (la così chiamata "Via Iulia Augusta") e verso l'Illiria. Aquileia doveva la sua importanza principalmente ad una posizione strategicamente favorevole, sia sotto il profilo commerciale che militare: sorgeva infatti sul mare Adriatico ed in prossimità delle Alpi orientali permettendo in tal modo a Roma di contrastare più efficacemente le invasioni barbariche provenienti da oriente.

Nelle sue campagne militari, Giulio Cesare era solito portare le sue legioni a svernare proprio ad Aquileia durante l'inverno. Il greco Strabone, geografo di età augustea, in una sequenza della sua opera annota che il porto di Aquileia, colonia romana «...fortificata a baluardo dei barbari dell'entroterra... si raggiunge... risalendo il fiume Natisone per sessanta stadi... e serve come emporio per i popoli illirici stanziati lungo l'Istro (Danubio[2]. Va al riguardo segnalato che mentre al giorno d'oggi il Natisone è tributario dell'Isonzo, all'epoca sfociava direttamente in mare. Lo sviluppo di altri centri oltre ad Aquileia, quali Forum Iulii (Cividale del Friuli), Iulia Concordia (Concordia Sagittaria) e Iulium Carnicum (Zuglio) contribuì ad assicurare alla regione un notevole rigoglio economico e culturale che riuscì a mantenere, nonostante le prime incursioni barbariche, fino agli inizi del V secolo. Negli ultimi decenni del III secolo Aquileia divenne la sede di uno dei vescovati più prestigiosi dell'Impero, contendendo in Italia il secondo posto per importanza, dopo Roma, alle capitali imperiali di Milano e, successivamente, Ravenna. Nel 381 vi si tenne un importante concilio, presieduto dal vescovo Valeriano ma fortemente voluto da sant'Ambrogio, che aveva preferito Aquileia alla sua sede episcopale di Milano per far condannare pubblicamente l'eresia ariana e i suoi seguaci.

L'invasione unna segnò l'inizio della decadenza: Aquileia, protetta da forze esigue, si arrese per fame e venne espugnata e rasa al suolo da Attila nel 452 (in alcune fondamenta sono state ritrovate le tracce lasciate dagli incendi). Terminata l'ondata unna, i superstiti, che avevano trovato rifugio nella laguna di Grado, ritornarono in città, ma la trovarono completamente distrutta. La ricostruzione di Aquileia, per riportare all'antico splendore quella che era stata la superba capitale della X Regio, fu un'impresa vagheggiata ma mai effettivamente realizzata. La città rimase comunque un punto di riferimento ideale di enorme importanza anche dopo il crollo dell'Impero, grazie alla costituzione del Patriarcato, naturale successore del vescovato omonimo a partire dalla metà del VI secolo e sede di una fra le massime autorità cristiane del tempo.

L'insicurezza della pianura friulana, punto di passaggio di tutte le grandi invasioni barbariche, spinse in quell'epoca molte persone a trovar rifugio nelle isole o nei borghi fortificati sulle colline, determinando in tal modo lo spopolamento della parte più fertile della regione ed un suo generale impoverimento.

da wikipedia

Notte d'ottobre

 KARL SCHMIDT-ROTTLUFF, "LUNA ALLA FINESTRA"


ATTILIO BERTOLUCCI

LA NOTTE D'OTTOBRE

Mi ha svegliato il tuo canto solitario,
triste amica dell'ottobre, innocente civetta.
Era la notte,
brulicante di sogni come api.
 
Ronzavano,
agitando le chiome di fuoco,
le bionde barbe,
ma i loro occhi erano rossi e tristi.

Tu cantavi, malinconica
come una prigioniera orientale
sotto il cielo azzurro...
Io ascoltavo battere il mio cuore.

(da Fuochi nel novembre 1934) 

.

Il canto notturno di una civetta sorprende il poeta parmense Attilio Bertolucci , che dai sogni interrotti nel buio, in quella malinconia del vago e dell'infinito, trova nel suo cuore l'avanguardia di un esercito all'inseguimento del vero senso del vivere. 

Dal canto delle sirene

martedì 22 ottobre 2024

Miei followers

 E' forse un mese che i miei amici non riescono a iscriversi come followers.Attualmente ho 5 followers ( uno sono io).Ho provato a fare un nuovo blog in Wordpress ma alla fine ho rinunciato. Nel blog precedente avevo 388 followers,Invito i miei precedenti followers ad iscriversi o almeno a commentare.

The Low Carb Diabetic: Is It Time To Consider Bed Socks To Aid Your Sleep ?

Diabetici a basso contenuto di carboidrati: è il momento di prendere in considerazione i calzini da letto per favorire il sonno? : Come dormire: i medici condividono un semplice trucco per i calzini che può aiutarti a dormire meglio e più a lungo Un medico ha rivelato come dormire con i calzini può...

STANOTTE PROVO!!!

Ribolla gialla

 


RIBOLLA GIALLA (spumante)

di Vladimiro Tulisso

Degustare la Ribolla gialla ci permette di entrare nel mondo dei vini con le bollicine. Il vino che in queste settimane abbiamo imparato a conoscere sia in versione ferma che con macerazione delle bucce, si presta anche a subito una seconda fermentazione e trasformarsi in spumante. Davanti a me ho un calice con una ribolla gialla spumantizzata con il metodo classico da un'azienda della Doc Friuli Colli orientali: non ha l'annata, è dichiarato brut – cioè con pochissimo zucchero - e ha 12 gradi e mezzo. La presa di spuma, la tecnica che ha prodotto le bollicine, è il metodo champenoise, la pratica enologica perfezionata in Francia fin dal 1600 e all'origine dei vini champagne. Per la Ribolla è abbastanza raro quindi lo spiego.
Al vino base tra marzo e aprile, dopo la vendemmia, viene aggiunto un mix di zucchero di canna, lieviti e sostanze minerali utili al loro sviluppo. Il vino base finisce in bottiglie sigillate con tappo corona e immagazzinate al buio a una temperatura di una dozzina di gradi. Durante questa fase accadono due eventi: i lieviti mangiano lo zucchero, producono anidride carbonica e poi, utilizzato tutto lo zucchero, muoiono e restituiscono al vino quello che avevano sottratto. Finito l'affinamento – che parte da 18/24 mesi, ma arriva a superare i 120 (nel vino che ho davanti i mesi sono stati 36) - le bottiglie vengono stappate salvando la pressione, vengono eliminati i piccoli depositi e ritappate con il tappo un fungo. Dopo cinque/sei mesi di sosta sono pronti per essere consumati.
Il vino spumante nel mio calice ha bollicine vivaci. Il loro numero, la dimensione e la persistenza aiutano già alla vista – in un liquido che è di un delicato giallo paglierino – a valutare la qualità della bevanda. In un vino di pregio le bollicine sono piccole, salgono lente, sono numerose e persistenti e si riuniscono sulla parete del bicchiere a formare una specie di corona. Anche al naso la bontà del prodotto è confermata da profumi di agrumi, pesca e albicocca con tracce di frutta secca ed erbe aromatiche. Non c'è una grande intensità, ma il naso è elegante con fragranze di lievito e crosta di pane. Il sorso è secco con le bollicine e l'acidità che lo rendono vibrante. Un vino che ben si presta a diventare un aperitivo o accompagnare antipasti o primi di pesce. Da servire freddo a 8 – 10 gradi. 
Da Vita nei campi fb

lunedì 21 ottobre 2024

Proverbio friulano

 


Il proverbio friulano della settimana

di Vita nei campi
“San Simon al jude, la rave e ven madure o madure o no madure, si la met sot siaradure” San Simone (il 28 ottobre) aiuta, la rapa diventa matura, matura o non matura la si mette sottochiave”

poesia di Antonia Pozzi


 O lasciate lasciate che io sia

una cosa di nessuno
per queste vecchie strade
in cui la sera affonda –
 
O lasciate lasciate ch’io mi perda
ombra nell’ombra –
gli occhi
due coppe alzate
verso l’ultima luce –
 
E non chiedetemi – non chiedetemi
quello che voglio
e quello che sono
se per me nella folla è il vuoto
e nel vuoto l’arcana folla
dei miei fantasmi –
e non cercate – non cercate
quello ch’io cerco
se l’estremo pallore del cielo
m’illumina la porta di una chiesa
e mi sospinge a entrare –
Non domandatemi se prego
e chi prego
e perché prego –
 
Io entro soltanto
per avere un po’ di tregua
e una panca e il silenzio
in cui parlino le cose sorelle –
Poi ch’io sono una cosa –
una cosa di nessuno
che va per le vecchie vie del suo mondo –
gli occhi
due coppe alzate
verso l’ultima luce –

(da Parole, 1939)


Antonia Pozzi (Milano, 13 febbraio 1912 – 3 dicembre 1938), poetessa italiana. Laureatasi in Filologia con una tesi su Flaubert, si tolse la vita dopo una contrastata storia d’amore. Il suo diario poetico Parole fu pubblicato postumo, nel 1939: composto a partire dai diciassette anni, riflette un'amara e inquieta sensibilità in cui si avverte l'influsso della lirica di Rilke.

https://cantosirene.blogspot.com/

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domenica 20 ottobre 2024

No guerra

 “Cerchiamo di vivere in pace, qualunque sia la nostra origine, la nostra fede, il colore della nostra pelle, la nostra lingua e le nostre tradizioni. Impariamo a tollerare e ad apprezzare le differenze. Rigettiamo con forza ogni forma di violenza, di sopraffazione, la peggiore delle quali è la guerra.”

Margherita Hack

Web sul blog: Oggi, 19 ottobre, si celebra la Giornata internazi...

Web sul blog: Oggi, 19 ottobre, si celebra la Giornata internazi...: Oggi, 19 ottobre, si celebra la Giornata internazionale contro il cancro al seno, una malattia che colpisce ogni anno milioni di donne in tu...

sabato 19 ottobre 2024

Festa del ringraziamento


 Soprattutto nei paesi agricoltura e allevamento sono ancora praticati, in Valcanale ogni anno in autunno è celebrata la festa del ringraziamento. Quest’anno a Camporosso/Žabnice sarà celebrata domenica, 13 ottobre. Alle 10.00 i mezzi agricoli si riuniranno sul piazzale della canonica, per sfilare lungo il paese fino alla chiesa. Alle 10.30 sarà celebrata la S. Messa, come da regola in parte bilingue, che sarà arricchita dai canti del Coro maschile e del Coro parrocchiale di Camporosso. Nell’occasione saranno benedetti i mezzi agricoli. Non mancheranno il pranzo comunitario e attività per bambini, anche in collaborazione coi Pompieri volontari del paese. A Ugovizza/Ukve, invece, la festa del ringraziamento sarà celebrata domenica, 20 ottobre, con la Messa alle 9.30.

basta guerre

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